Una filiera etica per il rilancio del sistema moda in Veneto

Secco (Federazione Moda): «controlli continui sul nero: solo così avremo concorrenza leale e mercato etico. Servono patti di filiera che garantiscano una produzione sostenibile globale». 

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I marchi del lusso della moda, internazionali e nazionali, stanno archiviando più velocemente del previsto la pandemia registrando un I semestre 2021 in forte crescita e superiore ai primi 6 mesi del 2019 sia in termini di vendite che di fatturati. Ad accogliere con soddisfazione la notizia è Giuliano Secco, presidente del sistema moda di Confartigianato Imprese Veneto che conferma anche lato subfornitori (anzi la filiera di super-fornitori artigiani veneti) un buon livello di ordini.

«Le 5.000 imprese artigiane venete del comparto, ed i loro 23.000 addetti, sono da tempo la “fabbrica del lusso” del mondo – afferma Secco -. Non a caso gira nell’ambiente la battuta che, dietro le quinte delle grandi sfilate mondiali, si parli veneto. Ma non possiamo sederci sugli allori e far finta che non sia successo nulla nell’ultimo anno e mezzo. Anzi, il Sistema Moda Veneto ed italiano deve approfittare per affrontare e sciogliere i nodi che sono giunti al pettine a causa della pandemia: complessità nel far viaggiare le merci (seta e tessuti dall’oriente scarseggiano), carenza di materie prime, semilavorati ed accessori (bottoni, cerniere ecc. sono introvabili), crescita della digitalizzazione e della attenzione alla sostenibilità».

Per Secco «le regole ci sono, il punto è che servirebbero più controlli altrimenti ne risente anche il mercato, drogato da prezzi al ribasso» sottolineando come migliaia di laboratori artigiani che contro delocalizzazione e deregolamentazione, da anni realizzano capi davvero sostenibili anche per chi li produce. «La mia azienda, come migliaia di altri laboratori, non solo applica i contratti di lavoro nazionale ed integrativo regionale, rispetta le norme sulla sicurezza e quelle sull’ambiente, condizioni che ritengo di base, ma ha un valore sociale importante – puntualizza Secco -. Offriamo lavoro a decine di donne, a pochi km da casa loro, con un impatto minimoanche di emissione di CO2 per gli spostamenti, in un rapporto di collaborazione e crescita costante. Ritengo che, quando si parla di abbigliamentosostenibile”, esso debba essere ancheetico”. E mi riferisco a produzioni che rispettano scrupolosamente tutte le leggi e in particolare quelle sulla tutela delle persone».

Il presidente di Confartigianato Moda Veneto sottolinea come «i controlli vengono effettuati quando emerge un problema e diventano cronaca, ma dovrebbero essere più frequenti ed incisivi (da anni chiediamo un rafforzamento delle pene con la distruzione delle merci sequestrate e rilievi penali e non solo amministrativi) anche perché sono fondamentali a garantire una concorrenza leale».

Il Sistema Moda del Veneto è consapevole che ad essere a rischio è la tenuta dell’intera filiera che è una bandiera del “Made in Italy” in tutto il mondo. Una filiera che è strettamente connessa: i grandi marchi dipendono dalla loro catena di subfornitura tanto quanto quest’ultima dipende dalle loro commesse.

Secco conclude con un appello: «organizzazioni datoriali industriali e artigiane si impegnino a siglare e promuovere protocolli di filierache garantiscano una produzione sostenibile globale, nel pieno rispetto della legge, dei diritti dei lavoratori, dei consumatori e dell’ambiente. Serve codificare comportamenti etici e codici di autodisciplina che, insieme a un buon sistema normativo attivo, trasformino il concetto di libero mercato in mercato libero. Sono certo che la Regione Veneto sarà disponibile a patrocinare e supportare iniziative di questo tipo come sono certo che si renderà promotrice di bandi a “misura di piccola impresa” per finanziare gli investimenti che saremo chiamati ad affrontare per intercettare le opportunità dei processi di digitalizzazione e di sostenibilità ambientale richiamato nel Pnrr».

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