I risparmi derivanti da minori oneri finanziari sui mutui contratti per la realizzazione del sistema Mose di Venezia, pari a 538,42 milioni di euro, saranno destinati al completamento e alla messa in eserciziodell’opera, a interventi paesaggistici e ambientali e alle attività di manutenzione. Lo ha deciso il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), su proposta del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, riprogrammando le risorse. I risparmi riguardano gli interessi sui mutui contratti dal Consorzio Venezia Nuova con la Banca europea per gli investimenti (Bei) e con Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).
«Il Mose – ha commentato il ministro Enrico Giovannini – è un’opera fondamentale per la protezione di Venezia e del suo capitale culturale, artistico e naturale. Sono molto soddisfatto di questa decisione delCipess che segue altre importanti iniziative volte a preservare un’area così delicata. La delibera consente di rafforzare gli interventi per la tutela di Venezia e della sua laguna, patrimonio del mondo. Grazie a questa operazione si accelera il completamento di un’opera necessaria per la città e per l’area circostante, senza aumentarne i costi».
Lo sblocco dei fondi è «un passo fondamentale che giunge a conclusione di un importante e dettagliato lavoro preparatorio – sottolinea il commissario straordinario all’opera, Elisabetta Spitz -. Il provvedimento consentirà di procedere con la immediata sottoscrizione del Settimo atto aggiuntivo e di destinare le nuove risorse prioritariamente al completamento del Mose e alle opere di salvaguardia previste dal Piano Europa. Buone notizie per le imprese e per i lavoratori che potranno vedere, in tempi brevi, la ripresa dei cantieri e l’ultimazione di quel 5% di opere ancora necessarie per completare le opere alle bocche. Opere che ormai non pregiudicano la funzionalità in regime provvisorio delle barriere, ma che risultano fondamentali per consentire il collaudo finale di tutti i manufatti e gli impianti e l’avvio della gestione a regime del Mose».
Soddisfatto della decisione il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro: «grazie ai ministri Franco, Giovannini e Brunetta per aver mantenuto l’impegno a sbloccare le risorse per il Mose. Ora velocizziamo i pagamenti e i lavori di completamento dell’opera fondamentale per la difesa di Venezia.
«Viva soddisfazione» per lo sblocco dei fondi da parte del Cipess sul sistema Mose è stata espressa dal presidente di Ance Venezia, Giovanni Salmistrari: «si tratta di risorse estremamente importanti perché non solo vanno nella direzione del completamento di un’opera essenziale per la salvaguardia di Venezia qual è il Mose, ma anche perché saranno destinate alla realizzazione di altri interventi ugualmente decisivi per Venezia e la laguna, quali le opere compensative previste nel Piano Europa. Per le imprese veneziane, e per le loro maestranze, impegnate nella complessa partita della gestione dei rapporti di credito/debito con il Consorzio Venezia Nuova, si tratta di un’autentica boccata di ossigeno».
In mezzo alle dichiarazioni di soddisfazione emergono anche le puntualizzazioni da parte delle imprese impiantistiche coinvolte nella realizzazione del Mose che non rinunceranno ai loro crediti, pari a 26 milionidi euro, esprimendo «contrarietà e rammarico» nei confronti della proposta ricevuta in questo senso da Comar, la società del Consorzio Venezia Nuova committente dell’opera. La proposta è stata ufficialmente prospettata in questi giorni dal commissario liquidatore di Comar e del Cvn, Massimo Miani, alle principali imprese impiantistiche coinvolte nei contratti.
Comar, in qualità di committente, aveva sottoscritto i contratti di appalto di fornitura delle opere meccaniche ed elettromeccaniche per le paratoie alle bocche di porto. Le imprese creditrici sono Siram, in Ati con PederzaniImpianti, Sirti, Abb in Ati con Imprese Del Fiume e Comes, Del Bo, e Mati Sud.
«I lavori – sottolinea una nota delle aziende coinvolte – sono stati eseguiti, tra l’altro, in fase di piena pandemia, quando le stesse imprese sono state “sollecitate” con urgenti comunicazioni da Comar e dal commissario straordinario Spitz a profondere ogni sforzo ulteriore, dal momento che il Mose rientra nelle opere pubbliche di portata nazionale, e non è possibile procedere ad un fermo dei lavori, ovvero a soluzioni alternative che di fatto ne rallenterebbero l’esecuzione. Durante l’anno 2020 e 2021 nonostante i contratti prevedano l’emissione di stati di avanzamento di lavori trimestrali, sono stati emessi da Comar per le imprese e da Cvn verso il Provveditorato stati di avanzamento dei lavori mensili e ciò, evidentemente, per creare un maggior flusso di cassa».
Ma questi aggiornamenti, sottolineano, «hanno permesso a Cvn/Comar di incassare ingenti somme dal Provveditorato, ma queste somme non sono state mai corrisposte alle imprese come previsto contrattualmente. Cvn e Comar, consci della situazione, hanno spinto le imprese alla massima produzione senza poi onorare i pagamenti dovuti – sostengono le imprese – e portandole di fatto al rischio del tracollo finanziario e conseguentemente al fallimento».
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