Montagna, nasce Tavolo nazionale con 800 milioni di euro di dote

Gelmini: «risultato tangibile per il 30% del territorio nazionale». Fedriga: «finalmente la montaga è vista come un’opportunità di sviluppo». 

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Il ministro agli Affari regionali, Mariastella Gelmini.

Il ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, ha tenuto a battesimo la nascita del Tavolo tecnico scientifico della montagna per arrivare ad una proposta di legge nazionale sul tema della montagna con l’obiettivo del rilancio di un territorio sempre più afflitto dallo spopolamento, presentando l’iniziativa a tutti i protagonisti dei territori, dalle associazioni alle regioni, province e comuni.

Il comitato, coordinato da Luca Masneri, sindaco di Edolo (Brescia), si compone di 40 membri tra cui ricercatori, giuristi, professionisti e associazioni di categoria (maestri di sci, Cai, collegio nazionale guide alpine).

È necessario concretizzare il percorso intrapreso con gli Stati Generali della Montagna, che, attraverso il coinvolgimento di tutti i principali portatori d’interesse nazionali, ha permesso di mappare le multiformi esigenze che riguardano la montagna italiana – ha detto la Gelmini aprendo i lavori -. Ora dobbiamo passare dalla mappatura dei problemi all’individuazione delle soluzioni. La Strategia Nazionale delle Montagne Italiane – ha sottolineato Gelmini -, si propone di affrontare in modalità organica il tema dello sviluppo dei territori montani. Si rende inoltre necessaria la predisposizione di una nuova legge per laMontagna in grado di fornire una definizione puntuale di comune montano, oggi infatti troviamo più definizioni della montagna giuridica».

Gelmini ha anche annunciato la nascita di 30green communities” che «pur essendo già previste dalla legge Finanziaria 2016, non avevano sino ad ora trovato alcuna concretizzazione sotto il profilo della programmazione finanziaria».

A favore della montagna «è disponibile un fondo di complessivi 800 milioni di euro, risorse che si sommano al contributo a fondo perduto, previsto dai decreti Sostegni 1 e 2, destinato proprio a quelle attività che hanno avuto maggiori danni per effetto dei lunghi periodi di stop, ed è quindi facile prevedere che una parte di queste risorse aggiuntive andranno ad attività economiche e turistiche che si collocano in comuni montani – elenca Gelmini -. Sono montani oltre il 40% dei comuni italiani, lungo tutta la Penisola. E hanno una loro specificità: che se ci limitiamo a guardarla con gli occhi ammirati del turista la vediamo nella sua bellezza, perché la montagna italiana non ha paragoni. Ma una cosa è visitare la montagna, altra cosa è viverla. E sono circa 8 milioni gli italiani che vivono stabilmente in montagna».

Gli 800 milioni non sono destinati a rimanere soli: «all’interno del Pnrr ci sono 140 milioni specifici per la montagna – sottolinea il ministro -, oltre ai 40 milioni dei fondi per la montagna: circa 30 milioni di euro a valere sul Fondo Montagna di cui alla legge 31 gennaio 1994, n. 97 e altri 10 sul Fondo Integrativo per la Montagna».

Per Gelmini «questo fondo, il più ricco negli ultimi 15 anni, serve anche per un notevole impulso alla sostenibilità ambientale nazionale, dove la montagna è naturalmente sostenibile. Lo spopolamento della montagna non è un processo inesorabile ed irreversibile, non dipende semplicemente dall’orografia, ma dalle politiche pubbliche che vengono in essa implementate. Con questa consapevolezza, sin dal primo momento ho inteso interpretare la delega che il presidente Draghi ha voluto affidarmi. In particolare, abbiamo operato per inserire nel Piano nazionale di ripresa e resilienza il tema della montagna. Nella prima versione del Pnrr la montagna non era neppure citata».

Soddisfazione è stata espressa da tutti i partecipanti alla conferenza. «Lo sviluppo della montagna è lo sviluppo di tutto il Paese, è un’opportunità – ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga -. Per tanti anni le istituzioni hanno guardato alle politiche della montagna come qualcosa che non poteva dare frutti. Oggi, finalmente, è cambiata la prospettiva. Servono politiche specifiche, non può essere sconveniente vivere o investire in montagna. Bisogna sfruttare le potenzialità che non sono solo quelle legate al turismo. Alcune regioni hanno fatto politiche specifiche per favorire gli investimenti. Dobbiamo essere veloci ma con una strategia ben chiara».

Entusiasta anche il vicepresidente dell’Anci, Roberto Pella: «la legge nazionale, molto attesa da tanti amministratori, potrà veramente dare risposte e concretezza ai territori. Per la prima volta le risorse sono cospicue. Per questo è il momento di arrivare a questa legge che salvaguarda i nostri territori. Oggi più che mai dobbiamo combattere contro lo spopolamento per fare in modo che i nostri giovani restino in questi territori».

Soddisfazione anche da parte del presidente dell’Unione delle Province e presidente della provincia di Belluno, Roberto Padrin: «dobbiamo trovare servizi in più per permettere ai ragazzi di restare qui. Belluno, per esempio, non ha l’università. E quando i giovani se ne vanno non tornano più. L’80% resta nelle grandi città perché nei luoghi di montagna mancano questi servizi che dobbiamo assolutamente portare»

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