Assemblea provinciale di Coldiretti Rovigo: confermata l’azione a difesa della filiera del mais

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Assemblea coldiretti rovigo 2012
Assemblea coldiretti rovigo 2012Lotta contro le aflatossine e tecniche di coltura sostenibili

Biogas e bioplastiche col mais contaminato, trattamenti con ammoniaca e ozono per abbattere la tossicità, semine precoci e irrigazione a goccia, piani assicurativi, rispetto delle linee guida ministeriali in tutte le fasi della lavorazione, dal campo alla commercializzazione: è così che le aflatossine del mais “da emergenza devono (e possono) diventare una routine”, come ha annunciato il presidente di Coldiretti Veneto Giorgio Piazza. Senza polemiche, pericoli e danni per nessuno: né per la salute del consumatore, né per il reddito dei produttori o degli essiccatori. Una sorta di lotta integrata di strumenti per difendere la filiera del mais veneto, da cui dipende la sopravvivenza delle filiere della carne rossa e bianca e del latte.

In un’assemblea partecipata da 350 soci e dirigenti, la Coldiretti polesana ha analizzato la questione delle aflatossine sul mais 2012 in tutti i suoi aspetti, tecnici, scientifici, economici, commerciali. Anzitutto si è sgombrato il campo dal bluff delle variazioni della soglia legale di tossicità: “in Unione europea si segue il principio di precauzione a guardia della sicurezza alimentare del consumatore (noi tutti compresi), con limiti rigorosi posti dall’Efsa (ente per la sicurezza alimentare) e dalla Commissione Ue – ha spiegato Rolando Manfredini dell’Area sicurezza alimentare della Confederazione – Un sistema di minima tolleranza sul presupposto che non è possibile stabilire con sicurezza un consumo di aflatossine privo di rischi; negli Usa si segue il principio della massima tolleranza possibile e non si applica la regola della precauzione. Quindi sono sistemi non paragonabili”. E’ chiaro che se una sostanza è riconosciuta pericolosa per la salute non sarà l’innalzamento della soglia di presenza a farla sparire dal mais, come sostengono altre organizzazioni agricole.

Assemblea coldiretti rovigo 2012 pubblico 1Il mais non conforme ai limiti normativi è comunque una materia utilizzabile per il “no-food”: infatti, può andare ad alimentare i biodigestori (impianti per la produzione di energia da biogas), dove la presenza di tossine è del tutto ininfluente e, pertanto, il prodotto deve essere acquistato a prezzo di mercato. Già in marzo, secondo il presidente del Cai, Pierluigi Guarise, il mais può uscire dai magazzini per questa destinazione. Al tavolo verde regionale si stanno poi, mettendo a punto degli accordi in tal senso.

In quest’opera saranno avvantaggiati gli essiccatori che hanno differenziato il prodotto: “in Regione Veneto si sono date apposite linee guida già nel 2005 – ha ricordato il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo – ma tanti centri di raccolta non si sono adeguati e per questo è scoppiata l’emergenza”. Fra gli stoccatori virtuosi, oltre ad alcune coop polesane, si è distinto il Consorzio agrario del NordEst che col direttore Paolo Martin, ha portato la sua esperienza: “ci siamo posti subito alcuni problemi. Preservare il reddito di tutti gli agricoltori, premiare quelli con un prodotto migliore. Per questo, anche se con metodo empirico, abbiamo verificato tutto il mais alla lampada per un primo orientamento, facendo una prima distinzione di prodotto; quindi abbiamo analizzato 10.000 campioni. Con questo metodo posso dire, nella nostra area, abbiamo raccolto 1.400.000 quintali di mais, di cui 310.000 in Polesine; di questo ne è stato acquistato circa il 75% e quello non ancora liquidato lo sarà presto”.

Sul fronte scientifico, Igino Andrighetto, direttore dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie, ha spiegato gli ottimi risultati ottenuti dalla sua équipe di lavoro sul trattamento del mais contaminato, all’interno dei magazzini della cooperativa Agribagnolo di Lonigo (Vi), in collaborazione con l’Università di Padova ed il patrocinio della Regione Veneto. “Iniettando ammoniaca e ozono sul mais fatto passare per delle coclee – ha spiegato il professore – abbiamo ottenuto l’abbattimento delle aflatossine. La tossina si rompe e perde la tossicità. Siamo riusciti a portare entro i limiti di legge anche mais con 60-100 ppb di contaminazione”. Un buon risultato della tecnica, che unito alla buona separazione al centro di stoccaggio e alle corrette pratiche agronomiche può risolvere il problema. Dato che le aflatossine si sviluppano con alte temperature e siccità e posto che i cambiamenti climatici in atto sono destinati a far ripresentare con maggior frequenza le condizioni atmosferiche favorevoli per aflatossine, la prevenzione in campo con buone pratiche agronomiche diventa un inevitabile tassello di questo piano di difesa integrato.

Pierluigi Guarise, presidente di Consorzi agrari d’Italia, ha parlato dell’importanza di scegliere per le prossime semine le varietà di mais più adatte per una semina precoce ed una precoce fioritura. “L’obiettivo è – ha detto – anticipare la fioritura al 15 giugno, quando vi è il 17% di energia solare radiante in più e la pianta si può irrobustire. Evitare gli stress da carenza idrica, il che significa irrigare, ma nel giusto modo, con impianti a goccia e non con aspersione e scorrimento, in quanto non devo avvicinarmi al punto di appassimento, ma mantenere una costante umidità. La raccolta va effettuata con umidità non inferiori al 20%, poiché la secchezza produce fratture nella granella e possibilità di contaminazione”.

Quando tutto è corretto, serve comunque una copertura assicurativa ed il Consorzio di difesa di Rovigo ha modificato il piano assicurativo nazionale per arrivare a proporre polizze contro le aflatossine. Ma serve ancora qualcosa. “Una corretta gestione commerciale – ha spiegato Guarise – Oggi, alle condizioni di mercato attuali, siamo in grado di stipulare contratti per la consegna di mais ad un prezzo minimo garantito, che copre le spese, con la possibilità di partecipare all’eventuale aumento dei prezzi al momento della vendita”.

Hanno fatto seguito gli interventi del mondo cooperativistico polesano, quindi la chiusura del presidente regionale di Coldiretti, Giorgio Piazza che ha ricordato come “ci siamo battuti anche per avere un aiuto straordinario ed il Mipaaf ci ha stanziato 12,4 milioni di euro solo per il Veneto per le aflatossine come fenomeno collegato allo stato di eccezionale calamità atmosferica. Ora sorveglieremo che questi soldi vadano agli agricoltori e non all’adeguamento di alcuni centri di raccolta, magari di quelli che non hanno mai investito coi loro profitti e si sono messi su un piano di attesa”. “Dobbiamo fare tesoro di questa esperienza del 2012 – ha concluso Piazza – e rispondere in termini di sistema: approcciare la questione con tutte le conoscenze tecnico- scientifiche, con la giusta divulgazione, l’uso di strumenti di gestione dei rischi, i mezzi finanziari e fare in modo che non spariscano i 300.000 ettari di capacità di coltivazione a mais del Veneto, perché sarebbe un grave problema per l’agricoltura”.