Autostrade, in Spagna eliminato il pedaggio in altri 474 km

Vanno ad aggiungersi agli altri 652 km liberalizzati nel 2019. Balotta: «esempio da seguire anche in Italia, senza proseguire nella proroga delle concessioni scadute e in scadenza».

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In Spagna dal 1° settembre 2021 sarà eliminato il pedaggio su altre due autostrade catalane, per un totale di 474 chilometri perché le concessioni di gestione sono scadute in quanto l’opera è stata ammortizzata. Questo è il secondo provvedimento di liberalizzazione di percorrenza dopo quello del 2019, quando fu abolito il pedaggio su tre tratte autostradali per 652 km di rete.

Di fatto, entro la fine del 2021 oltre mille chilometri di autostrade spagnole saranno gratuite. E in Italia cosa accade? «Nel Belpaese si continua ad oltranza con opache trattative per la proroga, con gare per il rinnovo delle concessioni dove al massimo ci sono due concorrenti, con l’affidamento “in house” (Autobrennero, Autovie Venete e altre) o con convenzioni palesemente violate (Aspi) – commenta il presidente dell’Onlit, Dario Balotta -. Sorprende che il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile dia per scontato che le concessioni siano eterne, visto che continua a rimetterle in gara la anche se le autostrade sono già state ammortizzate».

Di fatto, la politica ha trasformato la rete autostradale da bene pubblico in “cosa loro” in mano ai vari concessionari che fanno di tutto per continuare a mantenerne la gestione, per continuare a lucrare su un’assurda e spesso abnorme rendita di posizione che si trasforma in utili da capogiro estorti dalle tasche degli utenti con pedaggi decisamente cari, tanto da indurre sempre di più ad utilizzare la rete stradale ordinaria con tutti i problemi che conseguono in termini di traffico e congestionamento degli abitati attraversati.

Balotta critica i metodi di assegnazione delle concessioni: «c’è una sostanziale limitazione alla concorrenza nelle gare per le concessioni, visto che risultano sempre avvantaggiate le società in scadenza di contratto. Ciò avviene per gli alti costi di subentro (il valore degli investimenti non ancora ammortizzati che si ribalta sui conti economici e quindi sul Piano finanziario della nuova concessionaria). In Italia, infine, le nuove concessioni perpetuano la struttura di quelle messe a gara, che non cambiano rispetto al passato, garantendo rendite di posizione e garanzie di redditività ai gestori, e svantaggi al pubblico, con alte tariffe e scarsa manutenzione». 

Il ministero alle Infrastrutture continua a procedere come se negli ultimi anni, nel settore, non fosse successo nulla: lo stallo della trattativa con Aspi (che va avanti da 18 mesi: non doveva essere revocata immediatamente dopo lo scandalo del crollo del ponte Morandi a Genova? Vero M5s?) lo dimostra. Anche l’Autorità dei Trasporti, che ha competenza in materia di autostrade, si riduce ad un ruolo di timido regolatore dei pedaggi. 

Per Balotta «le scadenze di concessione e a maggior ragione le tratte già ampiamente scadute come Autobrennero e Autovie Venete, devono essere l’occasione per rimodellare il settore autostradale, applicando finalmente le regole europee e passando da anacronistiche concessioni a contratti di servizio snelli, trasparenti e a pedaggio zero». 

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