Apple nel mirino dei consumatori per pubblicità ingannevole

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Apple è nel mirino dei consumatori per via di alcune pratiche commerciali discutibili. Altroconsumo ha segnalato all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) per la pubblicità ingannevole contenuta nello spot che promuove la funzione AirPlay di iPhone, trasmesso su diversi canali televisivi italiani. Secondo l’associazione consumeristica, il messaggio trasmesso dalla pubblicità induce il cliente a ritenere che iPhone sia in grado di fare cose che non fa. Secondo Altroconsumo lo spot incriminato dice che “se non hai iPhone, non hai AirPlay, il modo semplice di ascoltare la musica che hai sul telefono anche sul tuo stereo. O guardare le foto che hai scattato sulla tua tv, e se vuoi condividere il tuo film preferito anche questo è possibile”. Messaggio, ad avviso dell’organizzazione di consumatori, ingannevole, dal momento che la funzione AirPlay è utilizzabile soltanto se si è in possesso di una Apple Tv (di seconda generazione), di altoparlanti o ricevitori AirPlay.  Altroconsumo non riterrebbe dunque sufficiente il fatto che Apple abbia apposto nella sua pubblicità la scritta “Usa WiFi, HDTV e hardware aggiuntivi” ritenendo, evidentemente, che il parlato sia prevalente nel messaggio e soprattutto problematico il fatto che la pubblicità parli genericamente di televisori e stereo. Un’omissione che per l’associazione, può indurre il consumatore a prendere una decisione di acquisto che non avrebbe altrimenti preso.

Altro fronte su cui in consumatori combattono il colosso di Cupertino è quello delle garanzie di legge. Il Centro ricerche e tutela di consumatori ed utenti (CRTCU) di Trento ha presentato un esposto all’antitrust su come la casa gestisce il secondo anno di garanzia. Obiettivo dei consumatori è la scelta da parte di Apple di offrire solo un anno di copertura, lasciando il secondo dei due anni previsti dalle normative dell’EU a carico del distributore. Se questa modalità di tutela del consumatore, a prima vista, appare in linea con quello che prevede la legge dell’Unione, nei fatti si traduce in uno svantaggio per chi acquistando un prodotto Apple si trova di fronte ad un guasto nel secondo anno di vita del dispositivo e non si vede riconosciuto il “difetto di conformità”, la contestatissima e problematica definizione del guasto che dovrebbe obbligare chi vende a coprire (a sue spese) la riparazione. Nei fatti, secondo il Crtcu, a pagare le conseguenze di tutto questo è il consumatore.

Secondo l’esperto del Crtcu, Carlo Biasior, “sono diversi i consumatori che continuano a segnalarci che i distributori di prodotti tecnologici Apple in Italia, non rispettano la legge europea e italiana sulle garanzie, riconoscendone parzialmente i diritti e per un periodo di un solo anno. Tutto ciò è in palese violazione degli articoli del codice del consumo inerenti la garanzia, in particolare degli artt. 132 e 133, che prevedono una durata della garanzia legale di due anni, stabilendo inoltre che la garanzia convenzionale non può limitare i diritti previsti dalla garanzia legale”. Di qui l’esposto all’Antitrust che avrebbe aperto, un procedimento istruttorio nei confronti delle aziende che si occupano, a vario titolo, di distribuzione e assistenza di prodotti Apple, volto a valutare la sussistenza di pratiche commerciali scorrette ai sensi del Codice del Consumo. Oggetto di indagine sono i distributori italiani che, secondo il Crtcu, “imperterriti continuano ad applicare la garanzia di un solo anno”.

Il procedimento cui fa cenno il Crtcu sarebbe una nuova e molto più problematica tegola per Cupertino di quella che era stata avviata lo scorso mese di maggio quando Apple e Comet erano finite nel mirino dell’AGCM per avere messo in vendita le garanzie estese a tre anni Apple Care “senza chiarire al consumatore che il contratto si sovrappone temporalmente al secondo anno della garanzia legale che non comporta costi per il consumatore”. Se, infatti, Apple e i distributori fossero riconosciuti colpevoli con il loro comportamento di avere violato le norme sulla copertura in garanzia dei prodotti che mettono in vendita, sarebbero colpiti con un sanzione fino a 500mila euro ma, soprattutto, sarebbero costretti ad accordarsi per offrire procedure chiare e molto ben definite per dare ai clienti riparazioni gratuite per il secondo anno. E tutto questo finirebbe per avere ricadute specifiche non solo in Italia, ma in tutta Europa visto che la disposizione dell’AGCM sarebbe facilmente impugnabile da altre associazioni di consumatori e da altri enti antitrust del Vecchio Continente. Con i prezzi che Apple pratica ai suoi prodotti di successo, non sarebbe male recepire in modo chiaro e trasparente la normativa europea sulle garanzie, applicando indistintamente a tutta la clientela (spesso molto affezionata) la garanzia standard di due anni, con la possibilità di estenderla per altri due anni acquistando la Apple care.