Comune di Trento, cosa succede per la vicepresidenza del Consiglio?

Poco chiara la linea politica della Lega, maggiore partito di opposizione, che traffica sottobanco per favorire sempre Merler e i suoi supporter. Di Gianfranco Merlin, espero in analisi e comunicazione politica

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Bruna Giuliani, ex commissario della sezione di Trento della Lega, e il figlio Mirko Bisesti, ex segretario della Lega Trentina.

Cosa sta succedendo nel comune di Trento ed in particolare attorno alla vicepresidenza del Consiglio dopo le dimissioni, decisamente tardive, dell’ex candidato sindaco del centro destra, Andrea Merler? Sarebbe bello saperlo, anche perché dietro la vicenda emergono una serie di fatti decisamente poco chiari e nulla hanno a che fare con la normale dialettica politica interna ai partiti.

In tutta la vicenda emerge chiaramente una cosa: il ruolo del clan Bisesti nella gestione delle decisioni che riguardano la linea politica della Lega a Trento. Da una parte c’è Mirko Bisesti, ragazzotto di belle speranze che, da funzionario politico fresco di laurea all’Europarlamento (faceva il portaborse del leader della Lega, Matteo Salvini), viene prima nominato segretario provinciale della Lega dopo un congresso difficile, con il partito spaccato tra l’ala afferente all’odierno presidente della provincia, Maurizio Fugatti, e quella che si rifà all’ex senatore Sergio Divina, poi eletto consigliere provinciale e pure assessore all’istruzione e cultura. La nomina del giovane Bisesti a segretario “nazionale” era vista come una sorta di traghettatore, un giovane privo di capacità carismatiche buono per acquietare le acque sempre più agitate tra le due fazioni all’interno della Lega trentina. Ma così non è stato, visto che Bisesti si è rapidamente convertito al “fugattismo”, impegnato a fondo per sostenere la resistibile carriera politica di sua madre, Bruna Giuliani, l’altra protagonista principale della dinasty politica trentina, che per ben cinque anni ha ininterrottamente retto la sezione Lega di Trento come commissario, evitando per un simile, lunghissimo lasso di tempo qualsiasi convocazione di un congresso di sezione per il rinnovo democratico delle cariche interne.

Il duo Bisesti & Giuliani, figlio & madre, all’insegna di un nepotismo degno di altre realtà, hanno gestito la vita interna della sezione di Trento, facendo il bello e cattivo tempo, con l’appoggio di una serie di personaggi minori, come i consiglieri comunali Gianni Festini Brosa e Martina Loss che alle scorse elezioni comunali sono stati pesantemente trombati dal voto popolare, così come la stessa mamma Bisesti, che ha potuto rientrare in Consiglio comunale solo grazie al ripescaggio come prima dei non eletti a seguito delle dimissioni di Devid Moranduzzo, già consigliere provinciale (che si è ben guardato dal rinunciare all’assegno da oltre 10.000 euro al mese per passare ad un gettone di presenza da 100 euro a seduta…), pure nominata capogruppo della pattuglia consigliare ancora prima dall’essere stata ufficialmente ripescata, quando la logica avrebbe voluto che la carica fosse assegnata al consigliere con più preferenze, non a quello con meno e pure non eletto direttamente.

Da soli o con il supporto dei soliti fedelissimi come Festini Brosa e Loss, il clan Bisesti madre & figlio ha gestito il post elezioni di Trento peggio della stessa fallimentare campagna elettorale, sbagliata fin dall’inizio, come del resto avevo previsto e dichiarato pubblicamente ancora prima dell’inizio delle amministrative scatenando un putiferio finito con l’espulsione del sottoscritto per lesa maestà (e, con il senno del poi, decisamente provvidenziale per il sottoscritto!). 

Invece di portare alla vicepresidenza del Consiglio comunale un proprio esponente storico militante della Lega, una figura di prestigio come Vittorio Bridi, consigliere anziano e già vicepresidente del Consiglio nella passata consiliatura, hanno supportato la candidatura e la successiva elezione di Andrea Merler, già candidato sindaco della coalizione di centro destra, quasi fosse una sorta di indennizzo per il pesante smacco elettorale subito per una campagna pensata male e gestita peggio proprio in prima persona dal clan Bisesti figlio & madre. 

Che Merler non fosse il candidato ideale per correre a sindaco di Trento era noto a tutti, anche guardando alla sua indole personale, decisamente sopra le righe, molto autoreferenziale e con un ego ridondante. Proprio quella che non si può definire una figura di mediazione come dovrebbe essere quella di un vertice di un organo collegiale quale il Consiglio comunale.

Nei pochi mesi da vicepresidente del Consiglio comunale, Merler si è distinto – in negativo – per una serie di svarioni, tra cui ha spiccato la definizione di “sudici sudisti” in un post sui social all’indirizzo del governo nazionale, il Conte Due, che invero registrava una fortissima presenza di esponenti meridionali (siciliani e campani in particolare, con personaggi di indubbia incapacità). 

Sul scivolone in pura (e bieca) salsa nordista, la richiesta delle sue dimissioni dalla carica ricoperta è stata una conseguenza ovvia da parte di tutta la maggioranza e pure di parte della stessa minoranza che lo aveva scelto per il posto da ricoprire. Richiesta di dimissioni all’inizio disinnescata dietro la garanzia di cambiare il regolamento d’Aula per cancellare la possibilità dell’ostruzionismo e rendere più agile e veloce il lavoro della maggioranza di sinistra, evidenziando da parte di Merler la disponibilità a contrabbandare l’unica arma in possesso delle minoranze pur di conservare la seggiolina consiliare, facendo così aumentare la disistima nei suoi confronti da parte dei suoi colleghi di minoranza.

La svolta sulla vicenda è dei giorni scorsi, quando la maggioranza di sinistra guidata dal sindaco Franco Ianeselli decide di azzerare le modifiche al Prg comunale apportate nell’ultima seduta utile della scorsa consiliatura, quando fu introdotta alla chetichella di quella che agli occhi di molti era una speculazione edilizia bell’e buona, mascherata da intervento sociale con la coabitazione tra nuclei familiari giovani ed anziani, che autorizzava la costruzione di quattro nuove palazzine a Gardolo. Una decisione che ha dell’incredibile, visto che il consiglio circoscrizionale di Gardolo aveva votato compatto contro, rassegnando pure le dimissioni in blocco dei consiglieri.

Una modifica urbanistica per cui Andrea Merler e Bruna Giuliani si sono spesi attivamente, destando più di un sospetto su tale impegno, vuoi per l’impegno nel settore immobiliare della stessa Giuliani, cui successivamente s’è aggiunta pure la nomina dello stesso Merler alla vicepresidenza di Patrimonio del Trentino Spa, il braccio immobiliare della provincia di Trento.

Ora, con la giusta decisione di azzerare le previste quattro palazzine (cassata assieme alla possibilità di concedere la realizzazione di ampiamenti immobiliari già esistenti per soddisfare le esigenze delle famiglie: questo è l’unico aspetto negativo della vicenda, dove la Lega avrebbe dovuto e potuto incidere maggiormente) per rispettare il vincolo di non consumare per l’edilizia nuovo territorio, ha fatto scatenare la reazione rabbiosa del Merler che ha stracciato gli accordi presi con la maggioranza, dimettendosi tardivamente dalla vicepresidenza del Consiglio e denunciando la possibilità di modificare il regolamento d’Aula in senso più restrittivo all’azione ostruzionistica delle opposizioni. Un comportamento degno più di un bambino cui i compagni hanno negato una fetta della merenda e, per reazione, scappa portandosi via il pallone.

Se le tardive dimissioni di Merler sanano un’oggettiva situazione di incompatibilità personale e politica con il ruolo da svolgere, non si capisce perché, ancora una volta, il “cerchio magico” (si dovrebbe chiamare vertice, ma il vertice solitamente è il frutto di una regolare e democratica elezione. Qui siamo dinanzi ad una nomina dall’altro del tutto disgiunta dalla reale volontà della base del partito…) che governa la sezione di Trento della Lega (Devid Moranduzzo nella veste di nuovo “referente”, la Giuliani madre, il Bisesti figlio, i comprimari Festini Brosa e Loss) senza passare parola con gli altri quattro consiglieri comunali eletti ha deciso che alla vicepresidenza dovesse andare Piergiorgio Frachetti, anche lui stretto sodale di Merler (per altro già stoppato nella candidatura al consiglio di amministrazione dell’Azienda forestale comunale per non meglio precisate incompatibilità evidenziate da parte della maggioranza comunale), sollevando la decisa reazione da parte dei consiglieri comunali della stessa Lega, delle opposizioni e pure della stessa maggioranza.

Onestamente, non si capisce qualche insano legame cinga gli esponenti del “cerchio magico” leghista cittadino con Merler e il suo entourage. Dovrebbe essere interesse di ogni forza politica che si rispetti piazzare propri esponenti nei posti di responsabilità e di prestigio, non quelli di altre formazioni. Di più: se un soggetto è da tutti ritenuto non idoneo per ricoprire una determinata carica, se ne dovrebbe prendere pacificamente atto e non ostinarsi a riproporlo per tutte le seggiole e sgabelli che si vengono a liberare ricavandone sempre un nulla di fatto. Tanto più che nelle fila della Lega – maggior partito di opposizione in Consiglio comunale a Trento – esistono fior di consiglieri con un curriculum di tutto rispetto e graditi anche da parte di tutte le altre forze politiche.

Sarebbe opportuno che il neo commissario della Lega Trentino, il deputato Diego Binelli, si desse il coraggio (sempre che lo abbia…) di affondare le braccia nella melma che permea la sezione di Trento, indicendo da subito un congresso straordinario degli iscritti, previo annullamento della raffica di comunicazioni di declassamento da socio militante (con potere di voto ai congressi) a socio ordinario (privo di potere di voto nei congressi) che l’attuale “cerchio magico” ha deliberato con Mirko Bisesti ancora segretario provinciale nei confronti di soggetti che appaiono unicamente “colpevoli” di non avere mandato all’ammasso di figlio & madre la propria coscienza (stranamente tutte datate 16 dicembre 2020 e recapitate a mezzo raccomandata solo nei giorni scorsi a decine di militanti sopresi dalla decisione: oltre due mesi per spedirle? Qualcosa non deve funzionare pure nella gestione dei tesserati del partito da parte di Mara Dalzocchio, troppo impegnata a fare la pasdaran sui social…) in modo da consentire lo svolgimento di un’assise finalmente libera e democratica per decidere gli assetti di governo della sezione di Trento.

Se la parabola della Lega, dopo i successi delle politiche del marzo 2018 e delle provinciali del ottobre 2018, non si vuole che si concluda con un disastro anche più grande di quello registrato alle amministrative 2020 grazie alla gestione del clan Bisesti, è necessario che il commissario Binelli si ponga come unico obiettivo il bene del partito, senza guardare in faccia ai vari potentati o “cerchi magici” che si sono venuti a creare nel tempo e che stanno portando a morte il partito in Trentino.

Effettuare rapidamente i congressi di sezione, prima, e del “nazionale”, poi, previo annullamento delle epurazioni di tutti i militanti storici unicamente colpevoli di non essere allineati con i vari “cerchi magici”, può essere il bagno salvifico per recuperare capacità di reale azione politica, tanto più che le nuove elezioni politiche e provinciali si volgeranno al massimo entro due anni e in Trentino la Lega è quasi interamente da ricostruire, ad iniziare da un serio progetto politico. 

Così come è urgente un approfondito tagliando di mezza legislatura sulla compagine di governo provinciale, decisamente inadeguata in tante, troppe, figure di responsabilità, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, come inizia ad emergere anche dai risultati preliminari del sondaggio che ho commissionato sul consenso e operato alla giunta provinciale trentina, ad iniziare da una gestione abborracciata della pandemia e della conseguente crisi economica.

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