Bene la raccolta di fondi per far proseguire l’attività di ricerca
Città e categorie produttive sono compatte nel sostenere, ciascuno entro i limiti del proprio ruolo, la Fondazione CRO Aviano Onlus, ospitata dal meeting Interclub dei Lions Club provinciali che hanno raccolto fondi e annunciato che parte del ricavato del Torneo di Golf dell’associazione in programma il prossimo 5 maggio al Golf Club di Aviano, andrà proprio alla neonata organizzazione. La soddisfazione dell’iniziativa è emersa negli interventi del prefetto, Pierfrancesco Galante, del vice sindaco, Renzo Mazzer, di Giovanni Pavan, presidente della Camera di commercio e di Gino Eger, Governatore del distretto multiplo Lions 108 Ta2 Italy che ha parlato di “esempio per tutti noi”.
Michelangelo Agrusti, presidente della Fondazione e di Unindustria, la Territoriale che è socio fondatore della Fondazione stessa, ha spiegato ai Lions Club della provincia – che hanno gremito la sala del Mantica – che ciò che si sta compiendo grazie al contributo degli imprenditori della provincia è “una necessità etica”, l’economia del dono come ricordato da papa Benedetto XVI. “Con il professor Giordano abbiamo ipotizzato questo percorso alcuni anni fa – ha proseguito Agrusti – oggi siamo qui, insieme, a dargli concretezza. C’è molto lavoro da fare, soprattutto in un periodo in cui l’economia arranca – ha aggiunto – ma sono certo che con l’aiuto di quanti stanno operando per il bene della Fondazione, mi riferisco anche al direttore scientifico del Cro, Paolo De Paoli, che sono convinto essere destinato a continuare nella sua opera, ci riusciremo. Dobbiamo riuscirci”.
Di “brainstorming” suoi nuovi paradigmi gestionali nella ricerca scientifica, “con Michelangelo ne abbiamo fatti parecchi, in tempi passati – ha raccontato Giordano, fresco del Grande Ippocrate consegnatogli di recente a Napoli. – Qualche tempo fa l’ho risentito e m’ha detto che era venuto il tempo di mettere in pratica un sogno”. Rivolgendosi ai Lions e ai rappresentanti le Istituzioni, Giordano ha parlato dell’attività in corso per la costruzione del programma scientifico della Onlus sottolineando il feeling creatosi col Cro tutto e, in particolare, con De Paoli, “ricercatore – ha aggiunto – che dovete tenervi stretto, un direttore che ha dimostrato e sta dimostrando il suo valore in un momento in cui la ricerca italiana è in una situazione assai grave, mantenere il Cro a livelli qualitativi di questo genere è difficile, ritengo sia persona che deve continuare assolutamente nella sua opera e in quella che gli è stata assegnata nella Fondazione”, attività per il cui svolgimento non viene erogato, è stato detto dagli organizzatori della serata, alcun compenso. Ma che si vuol fare della Fondazione? “Certo l’obiettivo non è crearne un’altra, punto e stop” ha aggiunto provocatoriamente Giordano. “L’obiettivo è migliorare un Istituto che già oggi è eccellenza ed attrae migliaia e migliaia di pazienti dal Sud e raccoglie, parimenti, stima e fiducia in un campo complesso com’è quello dell’oncologia, tra i ricercatori italiani che sono all’estero – molti di loro sono rientrati. Come fare? Adattandoci ai cambiamenti. Ed immaginandoci, grazie all’ingresso di imprenditori illuminati, qualcosa d’indipendente capace di migliorare le limitazioni imposte dal sistema – Italia sia sul fronte del finanziamento alla ricerca scientifica, sia nell’ambito della sanità. Un’organizzazione, aggiungo, agile nel pensare e mettere in pratica programmi carichi di appeal capaci di attrarre finanziamenti da reinvestire, principalmente, in risorse umane”. Secondo Giordano, il Cro è in una fase cruciale che presuppone ampliamento, rinnovamento e quella capacità di finanziare la ricerca capace di individuare uno sbocco immediato sul mercato: “negli Stati Uniti – ha aggiunto facendo diretto riferimento alla sua attuale esperienza come consulente del Governo americano – la strategia verte su investimenti in ricerca che, individuato il farmaco giusto, lo veicolino rapidamente alla commercializzazione. Se una ricerca di base ha successo, arriva poi a milioni di persone. Tutti se ne giovano. Se vogliamo farlo anche noi, dobbiamo essere altamente competitivi, avere strutture all’altezza e la possibilità di portare le ricerche a livello applicativo. Evitare le difficoltà del sistema ci agevolerebbe. La Fondazione è il miglior veicolo per creare ambienti intellettuali altamente stimolanti per giovani medici”. Per Giordano “la ricerca deve potersi programmare al di là delle direttive del Governo. Perché poi, se cambia il ministro, se cambia la corrente, e magari il finanziamento finisce, non c’è mai la soddisfazione di un risultato a lunga scadenza. Questo si può evitare”.