Amarone della Valpolicella, no alle imitazioni illegali

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Unioncamere veneto alessandro bianchi 1La Camera di commercio di Verona vince una battaglia in Danimarca per la tutela del vino tipico contro un’azienda pugliese

Un altro successo della Camera di Commercio di Verona nella tutela della denominazione “Amarone della Valpolicella”: si è conclusa infatti a favore dell’Ente scaligero l’opposizione presentata presso l’ufficio Marchi danese nei confronti della richiesta di registrazione in Danimarca del marchio “Primarone”, presentata nel 2010 da un’azienda pugliese per il suo vino Primitivo.

A seguito dell’opposizione camerale, l’ufficio danese ha respinto la richiesta di registrazione e la decisione è stata motivata dalla rinomanza dell’Amarone della Valpolicella, provata dalla Camera di commercio con il deposito di varia documentazione; secondo i danesi, il vino “Primarone” sarebbe stato posto in commercio allo scopo di trarre indebitamente vantaggio dalla rinomanza del vino veronese: a dimostrazione di ciò il fatto che sarebbe stato commercializzato come vino prodotto “con il metodo dell’Amarone”.

“Si tratta di un successo in un’attività nella quale abbiamo molto investito negli ultimi anni – ha commentato Alessandro Bianchi, presidente della Camera veronese – in quanto si moltiplicano i tentativi di imitazione dei nostri vini di maggiore successo. L’ultimo caso è quello di un marchio ‘Amarone’, depositato nel Regno Unito da un ristoratore, ma le nostre banche dati annoverano numerosi tentativi, più o meno fantasiosi, di approfittare del successo dei nostri vini: abbiamo trovato dei marchi ‘Amarone’ depositati per vini in Brasile, un ‘Gran Marone’ (ritirato a seguito della nostra opposizione) in Danimarca, un ‘Amar.Uno’ comunitario (anch’esso ritirato a seguito di opposizione della Camera), un ‘Amarina’ e vari ‘Amaroni’ negli USA”.

A partire dal 2004, la Camera di commercio ha investito circa 270.000 euro nelle attività di registrazione, cui devono aggiungersi altri 80.000 euro circa investiti nelle successive attività di opposizione alla registrazione di marchi simili a quelli camerali. Peccato che episodi come quello accaduto in Danimarca abbiamo per protagonisti aziende vinicole italiane, che dovrebbero essere le prime a lottare tutte assieme per la difesa della tipicità e del prodotto “Made in Italy”, senza tentare scorciatoie che non portano da nessuna parte, se non a danneggiare complessivamente la credibilità del prodotto nazionale.