Per la veronese Cattolica Assicurazioni, compagnia in corso di trasformazione da cooperativa a società per azioni che entrerà nell’orbita del gruppo Generali grazie ad una consistente iniezione di capitale fresco, l’Ivass, su richiesta della Consob, ha redatto un’analisi senz’appello sull’operato dell’attuale vertice guidato dal presidente Paolo Bedoni, del quale si chiede la rimozione per «non aver svolto adeguatamente il proprio compito di garante del buon funzionamento» del consiglio d’amministrazione, «ponendo in essere condotte – anche in contrasto con lo statuto societario – che ne hanno alterato il processo di formazione delle decisioni e che, per la loro opacità, hanno pregiudicato il diritto degli amministratori all’assunzione di decisioni informate».
In attesa delle controdeduzioni nei termini previsti dalla normativa da parte di Cattolica Assicurazioni, a seguito della sua ispezione a carico della compagnia veronese «l’Ivass ha rilevato carenze, riferibili a situazioni relative soprattutto agli anni 2018/19 e antecedenti, e ai primi mesi del 2020, circa il sistema di governo societario e di gestione dei rischi». In particolare, il consiglio d’amministrazione «non ha improntato la propria azione circa i vari rischi a canoni di cautela e prudenza con conseguente pregiudizio potenziale per la solvibilità del Gruppo e la necessità di rafforzamento dei mezzi propri».
Non solo: secondo l’Ivass il consiglio d’amministrazione di Cattolica Assicurazioni presieduto da Bedoni «ha trascurato di garantire la necessaria coerenza tra i rischi assunti dall’impresa e il suo fabbisogno di solvibilità globale e, per tale via, l’adeguatezza anche prospettica dei fondi propri», a cui si aggiunge «una insufficiente capacità di risposta all’evoluzione sfavorevole dello scenario».
Al consiglio d’amministrazione Ivass imputa una «limitata» capacità «di valutare compiutamente i profili di rischio/rendimento relativi a talune rilevanti decisioni di business aventi ad oggetto i canali di vendita. In particolare, è evidenziata l’operazione di bancassurance con Banco Bpm, sottoscritta nel 2019» i cui «risultati negativi» non sono «stati dibattuti» in consiglio d’amministrazione, a cui si aggiungono «altri investimenti molto meno rilevanti, effettuati a partire dal 2012, riguardanti soprattutto le società non assicurative del gruppo».
In particolare, secondo Ivass, il consiglio d’amministrazione «non ha svolto adeguatamente il ruolo di indirizzo e di monitoraggio» sulle controllate Cattolica Beni Immobili e Cattolica Agricola in perdita per complessivi 23 milioni dalla loro costituzione. Così come «carenze sono state rilevate nelle analisi dei rischi nella sottoscrizione e gestione degli investimenti» in H-Farm e nel Fondo Ca’ Tron HCampus. Ivass ha dunque vietato a Cattolica «operazioni di apporto di liquidità» nelle controllate non assicurative e nel Fondo Ca’ Tron HCampus «senza il previo parere favorevole del Comitato per il governo societario, la sostenibilità e la generazione del valore».
Secondo Ivass, il consiglio d’amministrazione di Cattolica Assicurazioni «è sostanzialmente venuto meno alle proprie prerogative di indirizzo, gestione e controllo – assumendo rilevanti decisioni senza il necessario vaglio critico – e spesso avallando passivamente processi decisionali non rispettosi del dovere di agire informati da parte dei consiglieri».
Ivass ha rilevato una serie di disfunzioni anche nel funzionamento dei comitati interni al consiglio d’amministrazione. Quello per il governo societario e la sostenibilità «ha avanzato proposte in assenza di un concreto vaglio sull’equilibrio dell’assetto di governo e sulla base di motivazioni generiche e poco trasparenti». Il comitato nomine «non ha adottato le necessarie linee guida in merito alla composizione del Consiglio. Il comitato remunerazioni «ha formulato proposte che hanno di fatto reso inefficace la determinazione del monte stipendiale stabilito dall’assemblea». Il comitato controllo e rischi «ha recepito acriticamente le analisi fornite dalle diverse funzioni aziendali» e, infine, quello per il controllo sulla gestione «è venuto meno ai compiti ad esso attribuiti sostanzialmente limitando la propria attività alla ricognizione dei report delle funzioni di controllo».
Da ultimo, per risolvere tutte le problematiche evidenziate, Ivass «il pronto avvio, sin dalla trasformazione della forma giuridica in società per azioni, di un profondo ricambio» del consiglio d’amministrazione «che coinvolga in particolare il presidente e gli altri esponenti a cui sono ascrivibili le criticità risultanti dal rapporto ispettivo» e «che favorisca l’ingresso di amministratori di standing adeguato a dimensioni e complessità operative del Gruppo Cattolica».
Ivass chiede al consiglio d’amministrazione di adoperarsi «sin da subito, per consentire di realizzare detto ricambio entro tempi il più possibile contenuti, coerenti con la conclusione del processo di trasformazione in atto».
Di fatto, l’Ivass mette la parola fine all’epoca Bedoni alla guida della società assicurativa, dando una nuova luce alle contestazioni a suo tempo sollevate dall’allora amministratore delegato Alberto Minali, defenestrato dalla società proprio al termine di un conflitto con Bedoni.
«Nessuno si azzardi a provare a retrocedere le responsabilità di quanto è accaduto in Cattolica. Fino al 31 ottobre del 2019 (data di revoca delle deleghe a Minali, ndr) i rapporti con il Banco Bpm erano ottimi e il contributo delle joint venture al conto economico di Cattolica, come più volte illustrato al consiglio d’amministrazione, era positivo – sottolinea Minali – .Quanto all’impatto negativo della joint venture sulla solvency di gruppo a maggio 2020, per un totale di almeno 40 punti, cosa che ha fatto scattare l’intervento della Vigilanza, esso è dovuto a decisioni finanziarie e di risk management recenti».
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