Istat, al via il VII Censimento generale dell’Agricoltura

L’indagine solo in forma digitale fotografa 1,7 milioni di aziende. Confagricoltura Fvg denuncia il crollo delle superfici coltivate a mais.

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Dal 7 gennaio 2021 parte il VII Censimento generale dell’Agricoltura, indagine che coinvolgerà oltre 1,7 milioni di aziende del settore con l’obiettivo di fornire un quadro statistico approfondito, a livello nazionale, regionale e locale, del sistema agricolo e zootecnico italiano. 

L’indagine gestita dall’Istat con il contributo del Mipaaf, regioni, le province autonome, l’Agea, i principali enti del settore e le maggiori organizzazioni professionali di categoria, si concluderà il prossimo 30 giugno 2021 e sarà l’ultimo appuntamento decennale con il Censimento generale dell’Agricoltura, una rilevazione che dal 2022 si trasformerà in permanente. 

Con questa edizione scompare inoltre il questionario cartaceo che diventa completamente digitalizzato. Nell’occasione, un focus informativo valuterà anche l’impatto del Covid-19 sulle aziende del comparto. In autunno verranno fornite le informazioni sull’esito della raccolta, mentre occorrerà attendere la primavera del 2022 per la diffusione definitiva dei dati. 

«Questo censimento – sottolinea il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo – ci permetterà di approfondire la conoscenza di un settore sempre più importante nel panorama economico italiano, che sta vivendo nuovo slancio e mostra grande capacità attrattiva nei confronti delle generazioni più giovani. Il quadro informativo sulla situazione del settore che estrarremo da una rilevazione così ampia e granulare riuscirà ad offrire informazioni molto dettagliate per l’agricoltura italiana, garantendo maggiore consapevolezza per le scelte che in futuro la investiranno, sia a livello nazionale che europeo.

Intanto, Confagricoltura Friuli Venezia Giulia denuncia come in regione, similmente nel resto d’Italia, gli ettari destinati alla coltivazione del mais nell’arco di 10 anni si sono più che dimezzati, passando dai 91.000 del 2011 ai 40.000 di oggi (circa -56%) e ciò avrebbe «favorito la crescita delle importazioni nel nostro Paese anche di prodotto Ogm e se non si provvederà al rilancio colturale saranno a rischio, in particolare, le produzioni alimentari Dop di origine animale vincolate, dai disciplinari produttivi, ad avvalersi per l’alimentazione del bestiame di mangimi e foraggi del territorio». 

Secondo Confagricoltura Fvg, «è dunque fondamentale il rilancio della produzione maidicola» e per questo la categoria valuta positivamente «la recente riunione del Tavolo tecnico ministeriale dove le proposte presentate nelle bozze dei documenti programmatici integrativi del Piano di settore, che prevedono di consolidare e rafforzare lo strumento economico dei pagamenti diretti, promuovere anche un sostegno accoppiato, favorire l’accesso ai Psr regionali attraverso un’adeguata premialità e potenziate misure a supporto di investimenti e pratiche produttive innovative». 

Confagricoltura Fvg ha ribadito la necessità di «rafforzare ricerca, innovazione e assistenza tecnica, con il potenziamento della Rete nazionale di confronto varietale e l’individuazione di percorsi produttivi per specialità in filiera, l’analisi e la verifica in campo delle potenzialità delle nuove tecniche di ibridazione come cisgenesi e genomica, che si differenziano dagli Ogm». 

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