Conferenza episcopale del Triveneto al Cavallino sul tema dell’immigrazione nella Giornata mondiale dei migranti

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Mons Moraglia 1Moraglia: “la politica stia più attenta ai valori dell’uomo. Sì alla cittadinanza per gli stranieri nati in Italia”

La campagna elettorale per le politiche che entra nel vivo con le sue promesse non può essere oggetto di considerazioni, tutto va rimandato al momento dopo voto. E’ quanto sostiene il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, che ne ha parlato al Cavallino (Venezia) a margine dell’incontro dei vescovi del Triveneto in occasione della Giornata mondiale dei migranti. “La chiesa attualmente deve guardare ad una situazione capendone la difficoltà – ha detto mons. Moraglia – anche cercando di rimanere a una giusta distanza da certe problematiche tipiche della campagna elettorale che il giorno dopo gli stessi partiti o movimenti hanno messo da parte. Sentiamo i Tg, leggiamo i giornali – ha aggiunto – e poi vediamo che molte volte le cose date per sicure prima, dopo 24 ore non sono più tali: quindi documentiamoci e poi vediamo come evolverà la situazione’.

Intanto, la crisi ha allontanato dal Triveneto almeno 50.000 immigrati che in molti casi hanno fatto rimpatriare le famiglie, mentre loro stessi si sono recati a cercare lavoro in altri Paesi europei. Il Patriarca di Venezia Moraglia, nel segno dell’accoglienza e del rispetto della persona, ha commentato il dato dicendo che “noi molte volte dimentichiamo questo fenomeno, che l’Italia storicamente e’ stata terra di grande emigrazione. Questo dovrebbe farci molto riflettere nel renderci disponibili a chi adesso arriva”.

Sul fronte dell’immigrazione e specie nei confronti dell’Italia, particolarmente esposta al fenomeno immigrazione, è necessaria una risposta dall’Ue. Per il Mons. Moraglia “bisognerebbe che l’Europa trovasse una politica comune non solo sull’economia dove sembra essere molto attenta e precisa nel dare dei parametri; ma ritengo che la Comunità dovrebbe avere a cuore questo fenomeno considerando certi stati geograficamente più esposti e quindi approdo immediato di questi flussi imponenti di persone che però da soli obiettivamente non ce la fanno ad accogliere ed integrare”. Inoltre, i bambini nati in Italia da genitori immigrati siano, da subito, cittadini italiani. Per il Patriarca di Venezia si tratta di “una cittadinanza per promuovere l’integrazione e la partecipazione. E’ una questione di convivenza civile – ha detto – per la quale dobbiamo tenere presenti le difficoltà attuative ma abbiamo comunque creare questa nuova cultura”. Sul fronte politico, per Mons. Moraglia “bisogna creare una giusta mentalità anche perché chi oggi può essere il primo ad avere delle resistenze, alla prova dei fatti, un domani potrebbe meglio apprezzare un processo del genere”.

Specie in tempo di crisi, con la frammentazione delle famiglie di stranieri ed il rischio di un aumento della criminalità, “bisogna valorizzare la persona – ha sottolineato Moraglia – accompagnandola nel processo di integrazione. Il riconoscimento di un diritto – ha rilevato – non deve essere una lacerazione, che avrebbe come prima vittima l’immigrato, ma un passo in avanti”. Quindi per mons. Moraglia “no a leggi che siano lettera morta o occasione di frizioni ma solo il sostegno della persona all’integrazione ed alla partecipazione”.

E’ una bilancia quella dell’ immigrazione-emigrazione in Italia che sfiora il pareggio pendendo, solo lievemente, sul “peso” degli stranieri in arrivo rispetto a quanti italiani hanno deciso di andare all’estero. Il dato è emerso nel corso dei lavori dei Vescovi del Triveneto: in Italia – dati 2011 – ci sono 5 milioni di stranieri mentre ben oltre 4 milioni di italiani sono andati all’estero di cui il 48% sono donne. I dati tracciano anche una fotografia dell’appartenenza religiosa degli immigrati. 2.702.074 (53,9) sono cristiani suddivisi in 1.482.648 (29,6%) ortodossi, 960.359 (19,2) cattolici, 222.960 (4,4%) protestanti e 36.107 (0,7%) di altra confessione – i musulmani sono 1.650.902 (32,9%). Seguono gli ebrei 7.300 (0,1%); fedeli di tradizioni orientali 295.649 (5,9%) mentre 360.792 (7,2%) rientrano in altre fedi.