“Finanziaria” 2013 della provincia di Trento: il reddito di garanzia esteso anche alle partite Iva

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Firmani 1 1Emendamento dell’assessore Ugo Rossi e del consigliere Bruno Firmani alla Finanziaria

La provincia di Trento ha allargato le maglie del proprio avanzato sistema di welfare anche ai lavoratori autonomi. Con un emendamento alla propria legge “Finanziaria” del 2013 appena approvata dal Consiglio provinciale di Trento, è stato approvato un provvedimento proposto da Bruno Firmani (Italia dei Valori) assieme all’assessore alla sanità Ugo Rossi con il quale si estende il provvedimento già previsto per i lavoratori dipendenti a tutte le persone che perdono il lavoro, compresi anche i lavoratori autonomi titolari di partita Iva. Un provvedimento che non ha eguali nel NordEst e in Italia e che avvicina il Trentino alle realtà socialmente più avanzate del Nord Europa.

Per i proponenti, il reddito di garanzia non deve essere visto come una misura limitata alla tutela del singolo o del singolo nucleo familiare, ma anche della comunità, che se non riesce a prevenire certi fenomeni paga poi molto di più per curare ciò che essi producono in termini di disagio, disgregazione, emarginazione. “Certamente –dice l’assessore Rossi – essendo appunto nuovo, il meccanismo necessita di un costante controllo nel corso della sua applicazione e di eventuali aggiustamenti per evitare fenomeni speculativi”.

A novembre 2012, sono 3.292 i nuclei familiari che percepiscono il beneficio. Attorno a queste cifre sono nate accese polemiche, visto che la Lega Nord ha lanciato su questo tema una campagna di affissioni per denunciare il fatto che un immigrato regolare privo di lavoro con moglie e quattro figli riesca a percepire, cumulando tra diversi sostegni pubblici, fino a 2.000 euro al mese, facendo gridare allo scandalo i leghisti che denunciano il fatto che per tanti altri cittadini, ad iniziare dagli anziani o famiglie con persone non autosufficienti, incentivi di tale portata restino un miraggio. Sergio divina discorso aula 1Secondo Rossi “i nuclei i quali hanno percepito, cumulando il reddito di garanzia e l’assegno regionale al nucleo familiare, più di 1.500 euro al mese, sono 56, pari all’1,7% del totale. Di questo gruppo 15 nuclei sono caratterizzati dalla presenza al loro interno di invalidi. In ogni caso la stragrande maggioranza presenta al proprio interno almeno 3 figli di età minore”. Proprio per ovviare all’insorgenza di fenomeni come questi che, di fatto, disincentivano i beneficiari dal cercare un posto di lavoro almeno per tutta la durata del beneficio di cui godono, la Provincia è corsa ai ripari, introducendo dei limiti all’entità del sussidio nel caso in cui il beneficiario abbia diritto ad altre misure socioassistenziali per evitare un cumulo improprio dei trattamenti.

Per accedere a questo genere di benefici rimane il limite temporale legato alla residenza, uguale per cittadini italiani e stranieri, di tre anni: “un limite troppo basso, che favorisce l’accesso ai benefici degli stranieri che possono godere di carichi di famiglia più alti e di redditi inferiori a quelli dei cittadini italiani” commenta la Lega Nord per bocca del senatore Sergio Divina, secondo cui “sarebbe opportuno un limite temporale più elevato, almeno di dieci anni”.