Rovereto, e buona parte dell’Italia, alla ricerca di una rinnovata laicità

Modus cogitandi et agendi in cui s’incontrano e si fondano valori e norme fondate sul più ampio rispetto reciproco, sul senso di libertà, sulla difesa dell’uguaglianza, sul rifiuto di ogni verità assoluta e precostituita. Di Paolo Farinati

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scalinata fondazione campana dei caduti rovereto
La Campana dei Caduti, simbolo di Rovereto e della pace nel mondo.

Partendo ancora una volta dall’esito delle recenti elezioni comunali, e avendo avuto un po’ di tempo per rifletterci sopra, un dato appare assai chiaro dello status attuale della politica di Rovereto: l’assenza, più o meno giustificata, di pensiero e di soggetti laici. E questo vale anche per buona parte dell’Italia dove la laicità appare smarrita.

Sia ben inteso, innanzitutto, che per laicità non intendiamo l’ateismo, ma un modus cogitandi et agendi in cui s’incontrano e si fondano valori e norme fondate sul più ampio rispetto reciproco, sul senso di libertà, sulla difesa dell’uguaglianza, sul rifiuto di ogni verità assoluta e precostituita, sul pieno riconoscimento dell’esperienza, sulla conoscenza nutrita dal dubbio e dalla curiosità, sul virtuoso dialogo tra le molte diversità, sull’equilibrata ricerca della felicità, sull’imparziale celebrazione del merito, sulla necessità di diffondere il senso del dovere e del sacrificio, sull’onore e sull’orgoglio di conquista e di difesa di ogni diritto fondamentale dell’essere umano, sulla responsabilità personale, sulla giusta solidarietà, sulla presenza nella comunità, sul contagio tra le diverse generazioni, sull’accettazione dell’eresia, sul rifiuto di ogni ipocrisia, sul piacevole dirittodovere di comunicare, sulla gioia anche materiale della vita.

Non voglio qui stendere un protocollo filosofico sulla laicità, ma certamente la filosofia, anche e soprattutto antica, mi può aiutare molto. 

Rovereto, inoltre, nella sua storia ha fatto germogliare filoni di pensiero diversi, talvolta lontani, se non addirittura opposti. Tutti comunque sorti sulle basi di una primaria ricchezza prodotta dalla moltitudine delle attività economiche, culturali e sociali che qui hanno trovato fertile terreno. Pensiamo ai primi elementi dell’illuminismo italiano, qui nati grazie al roveretano Girolamo Tartarotti, ovvero al cattolicesimo liberale qui fondato e cresciuto sul fecondo e onnicomprensivo pensiero di Antonio Rosmini.

Il tutto in una piccola città che con intelligenza ha saputo, già parecchi secoli fa, autogovernarsi e conquistare libertà economiche che l’hanno resa polo d’incontro, anche culturale, tra le genti italiche e quelle del centro dell’Europa. Non è casuale il sorgere qui di una delle più antiche Accademie, quella degli Agiati, in nome dello studio delle scienze, solo apparentemente lento, ma in realtà continuo, inarrestabile e sempre più diffuso. Sono fondati in quel tempo a Rovereto anche il primo Ginnasio del Trentino, il Museo Civico, la prestigiosa Biblioteca Civica. Un’alleanza tra nobiltà e borghesia cittadine, per quell’epoca, il Settecento, certamente originale se non unica, un’unione avente il solo scopo di vincere l’affascinante sfida della conoscenza.

Anche nell’ultimo secolo, il Novecento, Rovereto è stata vivace proscenio di un proficuo dibattito politico e culturale. Sono stati molti gli spazi disponibili e i soggetti promotori in tal senso. Citiamo realtà quali Cultura Viva, Conventus, Comunione e Liberazione, Circolo Rosselli, il Museo della Guerra, Casa Depero, senza qui dimenticare i soggetti più politicizzati quali Lotta Continua, Circolo Kennedy, nonché le sedi dei vari partiti e delle varie sigle sindacali. Una vivacità difficilmente riscontrabile in altre città di pari grandezza, che coinvolgeva positivamente pressoché tutti, un contagio tra le varie generazioni che ha forgiato alto senso di appartenenza e di responsabilità.

Non è difficile qui affermare che oggi questa varietà non la si vede, o almeno non la si percepisce. La laicità sta proprio in questo. Che si può sintetizzare nel piacere di esserci e di partecipare, liberando, per l’appunto laicamente, idee, pensieri e visioni. Esemplifico per essere più chiaro. L’aver potuto scegliere domenica scorsa 4 ottobre il nostro sindaco tra due brave persone, ma ambedue liberamente fedeli ai valori cattolici, ritengo sia stato, senza infrangere minimamente la democrazia, un minus per i cittadini di Rovereto.

Aggiungo, anche per togliere ogni possibile equivoco, che la storia e la vita mi hanno fatto conoscere tanti cattolici validamente laici, su tutti certamente Alcide Degasperi, come molti non credenti pessimamente laici, tra questi senza alcun dubbio Benito Mussolini.

Ma chi può essere promotore di una rinnovata laicità di Rovereto se non i soggetti laici. E qui arriviamo, o meglio torniamo, al tema iniziale: chi e dove sono oggi i laici a Rovereto? In molti potrebbero rispondere che laici lo siamo tutti. Certo, in parte è vero. Ma è indiscutibile oggi constatare che una visione totalmente laica non c’è. E non è semplice nemmeno spiegare il perché. Mi soffermo solo a dire che è sempre più difficile dialogare, rispettare le diversità, riconoscere i meriti, staccarsi ognuno dalle proprie presunte verità, mettersi in discussione, dare una visione di lungo termine, accogliere senza se e senza ma, coltivare la giustizia, rispettare la legge e non solo la fede, difendere la libertà propria e di tutti gli altri. Sono cose scontate? Lo sono solo apparentemente e magari comodamente ed egoisticamente solo per noi.

E allora cosa fare? Non vi è una terapia precisa, la medicina forse più efficace è il mettersi in gioco senza alcun interesse personale, sentirsi incondizionati e agire da donne e da uomini veramente liberi verso gli altri, ma soprattutto verso sé stessi e verso la propria coscienza.

Rovereto, e la nostra amata Italia, devono tornare ad amare e a coltivare la cultura, che rappresenta da sempre la via maestra.

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