“100 X 100 Fellini”

100 opere d’arte contemporanea per i 100 anni dalla nascita di Federico Fellini. A Mantova fino al 25 ottobre. A Milano dal 5 al 30 novembre. di Silla Araldi

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"Azione, gesso Lafarge e immagine su carta di riso, centimetri di Corrado Spreafico.

È il 29 marzo 1993, quando, Federico Fellini, al Dorothy Chandler Pavillon di Los Angeles, dalle mani di Sophia Loren e Marcello Mastroianni, riceve l’Oscar alla carriera “come riconoscimento per le sue qualità cinematografiche che hanno entusiasmato e deliziato il pubblico di tutto il mondo”. 

Con la statuetta dorata in mano, in inglese, fra le altre, pronuncia: «vorrei naturalmente, prima di tutto, ringraziare tutte le persone che hanno lavorato con me. Non posso nominare tutti, quindi lasciate che faccia un solo nome, quello di un’attrice che è anche mia moglie. Grazie, cara Giulietta, e per favore, smettila di piangere!» 

Il momento si fa capitolo in “Fellini. Raccontando di me. Conversazioni con Costanzo Costantini”. Lì, dove, alla domanda relativa alle peculiarità di Giulietta come attrice, il regista risponde: «Ha la levità di un sogno, di un’idea. È un’attrice dalle movenze e dalle cadenze clownesche. Ha gli stupori, gli sgomenti, le improvvise esplosioni di allegria ma anche gli altrettanto improvvisi rattristamenti di un clown. Per questo fu l’interprete ideale di La strada. Giulietta è a un tempo una donna semplice ed estremamente ambigua…. Per un verso era felice di lavorare con me, per un altro recalcitrava, opponeva resistenza, faceva capricci». Poco oltre: «avverti qualche senso di colpa nei suoi confronti?» E Fellini: «forse sì. Chi è che non avverte sensi di colpa? Il senso di colpa è connaturato in noi cattolici». 

Fellini e Giulietta (al secolo Giulia Anna) Masina si incontrano, per la prima volta, negli studi dell’Eiar, Ente italiano per le audizioni radiofoniche, a Roma, nel 1942. Lui, ventiduenne, è sceneggiatore, disegnatore satirico del periodico “Marc’Aurelio”, ideatore di rubriche, vignettista, autore de “Le avventure di Cico e Pallina”. Lei, ventunenne, studentessa universitaria, attrice della Compagnia del Teatro Comico Musicale diretta da Cesare Cavallotti, interpreta Pallina. Cinquant’anni di matrimonio. Un figlio. Sodalizio artistico ed affettivo. Lui, nel contempo, subisce il fascino di altre donne – giunoniche, appariscenti, sofisticate – nel capitolo “Lea, la Paciocca e le altre”, senza scordare Salvatrice Elena Greco – in arte Sandra Milo -, alle pagine 157 e 236 de “Federico. Fellini, la vita e i film” di Tullio Kezich. Spira il 31 ottobre 1993. Giulietta il 23 marzo 1994. Lei chiede al trombettista Mauro Maur di suonare l’“Improvviso dell’Angelo” e “La strada” di Nino Rota, rispettivamente al funerale del marito e al suo. “La grande prua” di Arnaldo Pomodoro porta alla tomba-scultura del loro nucleo familiare, al cimitero monumentale di Rimini, al sito web archivio.federicofellini.it/node/796

In occasione del centenario della nascita del regista, il 20 gennaio 2020, nella sala stampa della Camera dei Deputati, l’onorevole Nicola Acunzo, presidente dell’Intergruppo parlamentare Cinema e Arti dello Spettacolo, illustra la prima edizione del progetto “Giornata Mondiale del Cinema Italiano” inserita nell’ambito della rassegna annuale “Fare Cinema – La Settimana del Cinema italiano nel mondo”. Ed ecco fellini100.beniculturali.it 

Il programma si arricchisce con “100 X 100 Fellini”, mostra collettiva d’arte contemporanea. Fra gli eventi presentati all’url museofrancescogonzaga.it Al civico 55 di piazza Virgiliana, a Mantova. Lì, dove, il 3 ottobre, nella sala “Paolo Pozzo”, il direttore del museo, monsignor Roberto Brunelli e le curatrici, Francesca Bianucci e Chiara Cinelli accolgono i numerosi intervenuti al vernissage.

Al primo piano del museo che ospita la mostra “100 X 100 Fellini“, nella sala Rossa avvolgente come la sciarpa del registra -: 100 opere inedite, 25×25 centimetri, realizzate da 50 artisti italiani e internazionali, “invitati a rendere omaggio, secondo la propria sensibilità ed espressività, all’immaginario felliniano e ai suoi archetipi”. Tutte pubblicate nel catalogo dell’esposizione: due per ciascun autore, nel rispetto dell’ordine alfabetico dei loro cognomi. Non mancano i contributi speciali: “Federico Fellini”, scatto, del 1987, di Maria Mulas e “Gradisca”, ceramica raku policroma, di Carlo Previtali. Alle pagine 8-11: “Un lungo viaggio in girotondo ovvero frammenti in cerca di G. Mastorna”, testo dello storico e critico d’arte Claudio Caserta.

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“E’ arrivato Zampanò!” acrilico su tela, di Patrizia Comand.

A prima vista, pare abbiano ispirato, in particolare, i film “La strada”, “I vitelloni”, “Amarcord”, “I clowns”, “”, “La dolce vita”, “La città delle donne”, “Giulietta degli spiriti”, “E la nave va”, “La voce della luna”, “Luci del varietà”, la prima sceneggiatura de “Casanova” con “Baracconi e balena. Esterno-interno notte” o “Pinocchio” (mai realizzato), piuttosto che “Il libro dei sogni”, l’originale “diario” dello stesso regista. Si va dal cinema “Fulgor” di Rimini, agli Studi di Cinecittà di Roma. Dal mare alle nuvole.

Per evitare assembramenti, nella sala Rossa, si accede a piccoli gruppi. Dalla soglia si può pregustare il percorso. Alla parete calamitano l’attenzione “È arrivato Zampanò!” e “Amarcord…” di Patrizia Comand. Rispettivamente: “Gelsomina” (Masina) con l’inserto, a colori, del funambolo “il Matto”, de “La strada” e “Alberto” (Sordi) travestito da donna – dalla cassapanca della madre. In occasione del carnevale – de “I vitelloni”, con l’inserto, a colori, della prosperosa tabaccaia de “Amarcord”. Due cappelli, due frangette, due tocchi di rosso sul viso.

C’è chi si domanda, ad alta voce, come mai l’omaggio a Fellini trovi spazio in un museo diocesano. Senza dimenticare l’amicizia instauratasi fra il regista e con padre Angelo Arpa e con padre Vincenzo Fantuzzi, qui, viene in soccorso “Io, Federico Fellini” di Charlotte Chandler. Fra le altre, a pagina 31: «fin da quando ho lasciato Rimini ho cercato di diseducarmi e di liberarmi dell’ingombrante bagaglio del quale ero stato gravato fin da bambino… La vera religione dovrebbe liberare l’uomo affinché trovi in sé la divinità. Tutti sperano in un’esistenza più significativa». A pagina 35: «non ero portato a fare il prete (questa era l’idea della mamma)». E – da una conversazione con Sergio Zavoli -: «ho bisogno di credere». Si fa progetto (Rimini/Roma, ottobre 2020) all’url dedicato fellinieilsacro.unisal.it

100 X 100 Fellini” rimane al “Francesco Gonzaga” fino al 25 ottobre. Ingresso con il biglietto dello stesso museo. Dal 5 al 30 novembre 2020, invece, è a Milano, all’Art Studio 38. La location? Un hotel. In un flash, porta la memoria nei pressi del parco “Federico Fellini” a Rimini.

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