Il “biological nurturing“, concepito e studiato dall’ostetrica inglese Suzanne Colson, un nuovo approccio che permette alla madre di allattare al seno in posizione rilassata e semi reclinata, con il neonato posto ventralmente sopra di sé, in modo che ogni parte del corpo del bambino sia a stretto contatto con la mamma.
Questo metodo di allattare al seno si contrappone a quello tradizionale secondo cui la madre, seguendo regole e posizioni precise, allatta al seno seduta dritta, con il bambino sorretto in braccio; in questo modo, a causa della forza di gravità, il neonato tenderà a essere allontanato dalla madre. La posizione semi reclinata invece “apre” il corpo della mamma promuovendo il movimento del piccolo verso il seno, attraverso l’attivazione dei riflessi neonatali primitivi che stimolano l’allattamento, riducendo notevolmente i problemi al seno.
A dimostrarlo è stato uno studio condotto dall’Irccs materno infantile “Burlo Garofolo” di Trieste, recentemente pubblicato sulla rivista “International Breastfeeding Journal”. «L’importanza dello studio – riferisce Laura Travan, responsabile della Struttura semplice Nido e Rooming-in stata condotta la ricerca – tiene anche conto della fattibilità del nuovo approccio in un ambiente complesso come quello del Burlo, ospedale specializzato di terzo livello, e in una situazione di vita reale. A seguito degli ottimi risultati dello studio, il “biological nurturing” diventato il metodo di scelta per l’avvio dell’allattamento presso il nostro Irccs, al punto da prevedere la formazione obbligatoria di tutti gli operatori sanitari per promuoverlo e sostenerlo».
«Un approccio in grado allo stesso tempo di promuovere l’allattamento al seno con tutti i benefici che esso comporta, e di dimezzare l’incidenza dei fastidi che ne possono derivare, ha il potenziale per diventare un’importante misura di salute pubblica – sottolinea Luca Ronfani, direttore della Struttura di epidemiologia del Burlo Garofolo e coordinatore dello studio -. Sarà interessante capire se, con il medesimo protocollo adottato al Burlo, in contesti totalmente differenti i risultati si manterranno».
A partire dal ricovero in ospedale dopo il parto, 208 donne sono state divise in due gruppi e hanno seguito i due diversi metodi di allattare al seno: quello innovativo del “biological nurturing” e quello tradizionale. «Si tratta del primo studio sperimentale realizzato a livello mondiale su questo approccio; quanto emerso – dichiara Mariarosa Milinco, della Struttura complessa di epidemiologia clinica e ricerca sui servizi sanitari – dimostra che i problemi al seno, come le dolorose ragadi che si possono formare sui capezzoli, che dimezzati nelle donne che hanno allattato in posizione rilassata e semi reclinata. Con il “biological nurturing” viene promossa la continuità tra vita fetale e vita neonatale, in termini di contatto fisico e frequenza di alimentazione».
La vera innovazione del “biological nurturing“ rappresentata dal grande spazio lasciato all’istintività della madre e del bambino. «Le mamme non hanno più un compito da imparare ed eseguire, come avviene con le posizioni di allattamento tradizionali – prosegue Enrica Causin, infermiera del Nido ospedaliero –, semplicemente sono incoraggiate ad accomodarsi con la schiena semi reclinata e rilassata così da favorire il naturale percorso del bambino verso il seno: viene di fatto attuato un potenziamento di ciò che madre e figlio saprebbero naturalmente fare se lasciati liberi di conoscersi in modo istintivo e non supervisionato».
Con il “biological nurturing” si assiste a un totale cambiamento rispetto al metodo tradizionale che prevede invece spiegazioni dettagliate da parte degli operatori sanitari che valuteranno la correttezza dell’operazione, ponendo la mamma nella stressante condizione di essere quasi sottoposta a un esame.
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