Welfare Trentino, arriverà anche il reddito di cittadinanza

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dellai podioIl governatore Dellai presenta i “suoi” quattro pilastri del sistema assistenziale provincializzato. Divina: “con risorse sempre più scarse il rischio è che scoppi tutto”

La provincia di Trento ha appena incassato dalla ministra “maestrina” Elsa Fornero il via libera alla provincializzazione del sistema di protezione sociale e il governatore del Trentino Lorenzo Dellai, sulla rampa di lancio per un futuro prossimo da politico nazionale, scalda i motori proponendo la sua “visione” di welfare basato su quattro pilastri. Questi consistono nel reddito d’attivazione (con la possibilità di estendere le indennità di disoccupazione anche ai contratti atipici), del reddito di continuità (possibilità per la Provincia di autorizzare la cassa integrazione straordinaria come stimolo a nuove forme di lavoro e a processi di formazione mirata), del reddito di qualificazione (rivolto in via sperimentale ai giovani per aumentarne la loro formazione) e del reddito di cittadinanza (l’introduzione di un minimo vitale o reddito d’esistenza minimo garantito per tutti coloro che risiedano stabilmente sul territorio provinciale).

Se per le prime tre gambe del nuovo welfare dellaiano non sembrano esserci obiezioni sostanziali di fondo, viceversa l’ultima, quella del reddito di cittadinanza, è destinata a rinfocolare polemiche mai sopite sul fatto che l’autonomia trentina, non più ricca ed opulenta come fino a pochi anni fa dopo il taglio di oltre 1 miliardo di euro imposto dal governo Monti, abbia troppi occhi ed attenzioni per tutti i derelitti del mondo che abbiano la ventura di stabilirsi sul territorio trentino. Se per Dellai “la povertà costa meno prevenirla che rimuoverla”, è altresì vero che potrebbero esserci (come in effetti esistono in altre realtà nazionali dove il reddito di cittadinanza è una realtà) soggetti che s’adattano a vivere con il reddito di cittadinanza, magari incassato da più soggetti di uno stesso nucleo familiare, complice l’insussistenza di altre forme di redditi. E in tempi di vacche sempre più magre, dove la coperta è sempre più corta, il rischio è quello di lasciar scoperto qualcuno per favorire qualcun altro, specie fasce di popolazione residente, come gli anziani e i disoccupati.

Sergio Divina 1La cosa non ha lasciato indifferente il senatore Sergio Divina: “in tempi di crisi, le politiche assistenziali sono un tampone necessario al superamento delle fasi acute, ma è necessario non esagerare, soprattutto evitando interventi tra loro non coordinati. In un contesto dove la disoccupazione locale cresce soprattutto tra gli immigrati, non è possibile erogare un reddito di cittadinanza a tutti coloro che siano stanziali sul territorio provinciale, pena il rischio di richiamare in loco frotte di derelitti da tutto il mondo”. Per Divina “se il reddito di cittadinanza può avere un suo fondamento, è necessario però vincolarlo a precisi requisiti minimali, quali l’essere nati in Trentino o avere la cittadinanza italiana, da unirsi al fatto di avere lavorato continuativamente in Trentino per almeno 5 anni con un comportamento irreprensibile e in regola con tutti gli adempimenti fiscali e previdenziali. Indispensabile non creare un meccanismo dove i Trentini siano gli unici penalizzati dal nuovo sistema a favore dei ‘soliti noti’ che approfittano delle maglie del sistema”. Pena scatenare le legittime ire dei residenti “contro un progetto che sa tanto di segnale d’inizio di una lunga campagna elettorale” chiosa Divina.