Contraffazione nel settore moda, la magistratura decide la confisca di falso “Made in Italy”

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Contraffazione moda gdf 2 1Geroli: “sentenza storica che auspichiamo diventi deterrente”

Un paio di anni fa, il direttivo regionale della Moda di Confartigianato Veneto aveva redatto un documento dal titolo “Assalto al manifatturiero – Un futuro senza diritti, senza dignità, senza tutele?”. “Si trattava di una raccolta di dati e considerazioni sul fenomeno dei laboratori cinesi ma non solo – spiega Paride Geroli, presidente della Federazione moda di Confartigianato Verona e presidente regionale del gruppo Calzolai -. Nel documento si giungeva alla considerazione che il complesso di regole e norme a difesa della legalità era si necessario, unitamente ad un intensificarsi dei controlli da parte degli organi competenti, ma non sufficiente. Bisognava colpire il fenomeno anche con strumenti nuovi come ad esempio la confisca dei beni sequestrati. Ebbene, due anni dopo è stata pronunciata qui in Veneto una sentenza storica in materia”.

Un cittadino cinese, residente nel Veneziano, è stato prima indagato dalla Guardia di Finanza e, successivamente, denunciato alla magistratura, perché nel negozio di cui era legale rappresentante erano venduti capi di abbigliamento etichettati come “Made in Italy” o riportanti il tricolore, mentre in realtà gli stessi erano prodotti all’estero. La vicenda si è conclusa con la condanna dell’uomo e con la confisca della merce già sequestrata, che, su disposizione giudice, è stata privata delle false etichette relative all’origine italiana, e devoluta alla Croce Rossa.

confartigianato Geroli Paride - Calzolai2 1“Auspichiamo che questo primo passo – continua Geroli – non rimanga isolato e diventi una forma di deterrente rispetto ad un fenomeno sul quale da anni chiediamo che venga elaborato un piano di azione unitario mirato a fronteggiare la contraffazione nella maniera più efficace, mediante soprattutto azioni di monitoraggio, prevenzione e repressione, in considerazione dei danni che la produzione e la commercializzazione di prodotti falsi provoca agli artigiani, alle piccole imprese, ai commercianti e all’economia dell’intero Paese”.

“Le mutate regole della concorrenza internazionale – afferma ancora il presidente della Federazione moda di Confartigianato Verona – consentono importazioni a basso costo, spesso realizzate in condizioni di dumping sociale e, al contempo, la cronaca racconta sempre più spesso di interventi decisi condotti dalle forze dell’ordine nei confronti di laboratori clandestini ed esercizi commerciali nei quali ogni regola sociale, lavorativa, fiscale e persino umana, viene sovvertita”.

Il tema si riallaccia alla recente bocciatura del regolamento sul “Made in” da parte della Commissione europea, “con il quale l’Europa – dichiara Geroli – ha rinunciato ad un’arma fondamentale contro la contraffazione, restando l’unico continente che non prevede alcuna tutela per l’origine delle proprie merci. Abbiamo già chiesto ai parlamentari europei italiani e al Governo di schierarsi a difesa dei produttori italiani e di assumere iniziative per tutelare una chiara e inequivoca identificazione dell’origine dei prodotti e delle lavorazioni, perché conoscere l’origine dei prodotti è fondamentale per i consumatori italiani ed europei, al fine di tutelare il loro diritto alla corretta informazione su ciò che acquistano. Del resto più informazione e maggiore trasparenza significano rilancio dei consumi e tutela delle imprese italiane, costrette sempre più spesso a misurarsi sul terreno della concorrenza sleale che, per chi segue le regole, si trasforma in una guerra impossibile non solo da vincere, ma da combattere”.