A Udine la I Coferenza regionale sulla promozione della lingua friulana

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FVG I conferenza tutela lingua friulana fontanini franz molinaro 1Franz: “strategico tutelare e valorizzare la lingua locale”. Molinaro: “indispensabile fare crescere la consapevolezza, specie nei giovani”

Il presidente del Consiglio regionale Maurizio Franz ha aperto i lavori della prima Conferenza regionale di verifica dello stato di attuazione delle legge regionale 29/2007 per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana, che si è svolta all’auditorium del palazzo della Regione a Udine. La tutela delle minoranze linguistiche non è materia di oggi – ha ricordato, parlando in marilenghe – perché la nostra Regione si è dotata di normative specifiche ben prima che se ne occupasse il legislatore statale. Un’attenzione che non è mai scemata, anzi, al termine della scorsa legislatura sono state approvate le nuove leggi a tutela del friulano e dello sloveno, mentre all’inizio di questa si è completata l’opera con l’approvazione della legge a tutela della minoranza germanofona.

Il presidente Franz ha quindi voluto stigmatizzare quanto recentemente accaduto con il decreto della revisione della spesa pubblica, con il quale il Governo centrale ha riconosciuto quali aree geografiche caratterizzate da specificità linguistica solo quelle in cui siano presenti minoranze di lingua straniera, misconoscendo con un colpo si spugna la storia e la cultura della nostra gente e quella delle altre minoranze linguistiche storiche non straniere presenti nel nostro Paese, effettuando così un’odiosa discriminazione e disparità di trattamento. Ancora una volta l’azione di contenimento della spesa pubblica, seppur legittima nelle sue intenzioni, tende a sopraffare principi costituzionalmente garantiti. Per tale motivo la nostra Regione non ha esitato a ricorrere davanti alla Corte costituzionale contro questo e altri provvedimenti del Governo che, senza alcun dubbio, risultano fortemente lesivi della nostra autonomia, rischiando concretamente di svuotarla dei propri contenuti.

Sullo specifico tema della Conferenza, Franz ne ha riconosciuto la grande valenza per fare il punto su quanto fatto finora per il friulano e, in particolare, per il suo uso pubblico, l’insegnamento nelle scuole, la diffusione attraverso i mezzi di comunicazione nonché a sostegno delle realtà associative che svolgono un’attività qualificata e continuativa per la diffusione della lingua friulana. Dalla verifica dello stato di fatto si potranno trovare soluzioni a eventuali problematiche che si siano delineate in questo primo periodo di applicazione della legge. Personalmente – ha evidenziato – ritengo che l’elemento più qualificante e incisivo della norma sia rappresentato dall’insegnamento del friulano nelle scuole perché, come sostenuto da illustri studiosi, nessuna lingua storica è in grado di sopravvivere se non viene codificata ed esercitata nella fase di scolarizzazione. Non si tratta di sostituire l’insegnamento dell’italiano e delle lingue straniere con quello del friulano, ma affiancarlo e integrarlo in maniera tale che possa divenire il cardine dell’educazione linguistica e la chiave d’accesso al ricco patrimonio culturale e alla memoria storica dell’intera comunità friulana.

Le 39.000 famiglie del Friuli storico che hanno chiesto per i loro figli l’insegnamento scolastico della lingua friulana – ha concluso Franz – sono la palese dimostrazione della volontà della nostra gente di mantenere viva la nostra storia, la nostra cultura e la nostra lingua che, come ricordato recentemente da Gianfranco D’Aronco, a buon diritto può essere considerata la carta d’identità di un popolo.

Dopo l’intervento introduttivo del presidente del Consiglio Maurizio Franz, a prendere la parola sono stati i rappresentanti del Comune e della Provincia di Udine e l’assessore regionale all’istruzione. Kristian Franzil, assessore alle lingue minoritarie del comune di Udine, portando il saluto del sindaco Furio Honsell, ha ribadito che il friulano è uno patrimonio importantissimo che ci fa dialogare con l’Europa; quanto ai passi avanti in tema di tutela e valorizzazione del plurilinguismo, ha ricordato fra l’altro gli interventi del comune per la cartellonistica e per lo sportello del friulano e ha invitato a investire nella politica linguistica non solo perché riguarda la specialità e l’autonomia della Regione, ma anche cercando di valorizzare associazionismo, volontariato e organismi di cooperazione che   rappresentano posti di lavoro, impegno personale, scelte di vita. Per il presidente della provincia di Udine Pietro Fontanini, impropria l’espressione di minoranza linguistica per il friulano, la realtà più forte e compatta nel panorama italiano: sui 136 comuni della provincia udinese, 125 si sono dichiarati di lingua friulana; il 63% dei genitori ha chiesto l’insegnamento della lingua friulana nella scuola pubblica, due dati che dicono come in questa realtà forte sia la domanda di tutela da parte di istituzioni e cittadini e che evidenziano una offerta ancora insufficiente. Occorrono nuovi strumenti, ha insistito Fontanini, dichiarandosi critico su come la Regione ha distribuito i fondi fra le tre Province.

Non solo il punto di quanto fatto, e non fatto, ma anche una previsione sulla meta futura. Per l’assessore regionale all’istruzione Roberto Molinaro occorre però la consapevolezza che alle spalle abbiamo una lunga strada, che qui il punto di partenza è stata la legge 15 del 1996, e che anche la legge 29 del 2007 è una tappa, uno strumento nel quadro di una strategia generale. E i criteri di base sono che lingua e cultura vanno insieme, che nelle procedure da mettere in campo si deve guardare alla semplificazione, che l’azione di tutela non può essere un impegno solo delle istituzioni ma richiede il coinvolgimento di molti altri soggetti, in primis autonomie locali e forze sociali. Con la constatazione che le risorse statali sono insufficienti: in 10 anni di attuazione della legge 492 si sono ridotte a un decimo dello stanziamento iniziale.

Tre i filoni dell’uso del friulano, pubblico, nei massa media, a scuola dove da quest’anno è lingua curricolare; su quest’ultimo punto, ove la competenza è dello Stato, si è cercata l’intesa con l’Ufficio scolastico regionale e si punta a un rapporto strutturale con il ministero perché l’esigenza è estendere l’insegnamento a tutto l’obbligo scolastico. Misurandosi anche con la scarsità delle risorse: l’operazione costa 2 milioni di euro l’anno. Quanto al rapporti della Regione con l’Università, fondamentale per la didattica (formazione docenti) e per la ricerca, l’obiettivo è una convenzione, puntando a far evolvere anche i rapporti tra Arlef e ateneo. Parlando del friulano – ha concluso Molinaro – si tocca il fondamento del nostro essere diversi nel panorama italiano. Una diversità anche istituzionale e promuovere la tutela di questa lingua oggi conviene in senso lato perché attraverso l’autonomia si possono fare molte cose.

I lavori della prima Conferenza regionale sulla tutela della minoranza linguistica friulana sono poi entrati nel vivo con le relazioni di docenti ed esperti introdotti dal presidente dell’ARLeF Lorenzo Zanon che ha sottolineato le priorità da considerare per i prossimi anni: il recupero della lingua friulana con i bambini, in famiglia; l’inserimento del friulano a scuola abbinato all’insegnamento della storia del Friuli; la valorizzazione del friulano non solo come questione culturale ma come elemento indispensabile per lo sviluppo socioeconomico del Friuli. L’auspicio di Zanon è che nei prossimi anni si possa realizzare una politica linguistica sul friulano a livello, almeno, delle altre realtà europee più avanzate. Zanon ha poi illustrato i tanti progetti attuati, dal Grande Dizionario Bilingue Italiano Friulano al Giornale Friulano delle Scienze, alle iniziative di promozione nel campo editoriale, dei corsi pratici di lingua e cultura friulana, del cinema (con il Festival del cinema nelle lingue minoritarie e il concorso di sceneggiature in friulano), della musica (il progetto SUNS, Festival internazionale della Canzone in lingue minoritarie), del teatro (Farie teatral furlane); e poi lo straordinario evento della lettura continua della Bibbia in friulano (Bibie par un popul); prossimamente decollerà il Progetto Genitori per la trasmissione intergenerazionale della lingua; inoltre una ricca attività didattica e di documentazione.

Le relazioni hanno poi approfondito aspetti relativi alla promozione e tutela della lingua friulana nei massa media, nella pubblica amministrazione, nel settore dell’istruzione e università. In particolare, in questo campo la presenza di un quadro normativo di riferimento pone i presupposti per un vero e proprio decollo; partiti dall’esperienza nella scuola d’infanzia e primaria, si dispone di un elenco, in rapida crescita, di docenti di tutti i livelli scolastici, con competenze riconosciute. Si punta, inoltre, a costruire un curricolo di studio specifico della lingua friulana con un approccio dal basso che si inserisce nella cornice di linee di indirizzo date da Regione e Ufficio scolastico regionale; e, ancora, ad affrontare gli aspetti della valutazione e dell’ulteriore formazione dei docenti e a creare un centro di documentazione e progettazione dove una comunità di pratica professionale dei docenti si possa confrontare scambiando progetti e facendo rete.

“Dal monitoraggio dell’Ufficio scolastico regionale emerge che nell’anno scolastico 2012/2013 vi è stato un aumento di 9.000 adesioni allo studio della lingua friulana nella scuola primaria che quindi conta in totale 35 mila alunni. Partiamo da questo dato confortante per rilanciare, in questo momento di grave crisi, i valori della nostra specialità che ogni giorno che passa viene mutilata dal Governo. Spero che l’intera comunità friulana e i parlamentari di buona volontà non ci lascino soli nel tentativo di salvare la specialità di questa regione. Se la perdessimo non sarebbe solo la morte della lingua friulana, sarebbe un danno enorme per tutto il Friuli Venezia Giulia”: questo l’invito dell’assessore regionale alla Cultura, Elio De Anna, a cui si è aggiunto l’appello del presidente del Consiglio regionale Maurizio Franz, in conclusione della prima conferenza sulla tutela della lingua friulana. Nell’analisi di De Anna la conferenza è stato “un incontro positivo che ha cercato di fare il punto su due aspetti, la politica linguistica che è stata affrontata dall’assessore Molinaro, e la politica culturale. L’obiettivo comune è quello di mantenere i presupposti della nostra specialità, una specialità responsabile che si è concretizzata negli anni in settori e servizi cruciali di eccellenza”. Al mondo degli operatori culturali che si occupano di promozione e tutela della lingua friulana De Anna ha chiesto “una maggiore capacità di fare rete. Il piccolo è molte volte bello ma rischia oggi di rimanere stritolato da una crisi globale che non risparmia nessuno: il bollettino di guerra in questi tempi, non occorre ricordarlo, è impietoso: migliaia di posti di lavoro persi, riduzione di un miliardo e 44 milioni di euro di trasferimenti dallo Stato alla nostra regione”.

Da parte del presidente del Consiglio Franz è stata ribadita la necessità di considerare “a promozione della lingua friulana non solo come un dovere istituzionale e un valore culturale in se stesso ma anche come un’opportunità di crescita socio economica come insegnano i modelli europei più avanzati, la Catalogna in primis. Investire nella lingua – ha ribadito Franz – è uno strumento ancora più cruciale in momenti di revisione della spesa pubblica”. Franz ha indicato soprattutto nel coinvolgimento delle fasce più giovani della popolazione la vera sfida della politica linguistica e ha auspicato che “le ragioni che ci uniscono in questo obiettivo siano più forti di quelle che dividono”.