Governo BisConte: annuncio di stangata sui carburanti (gasolio in particolare)

Progetto del ministro all’Ambiente Costa di ridurre progressivamente fino ad annullare i cosiddetti “sussidi ambientalmente dannosi”. Per il Diesel parificazione delle accise della benzina già dal 2021 e poi incremento continuo. Conftrasporto annuncia la mobilitazione. Bitonci: «ancora un provvedimento scellerato che affonda l’economia». Bond: «il settore agricolo ne uscirebbe stravolto». 

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tetto al prezzo del carburante

Con un annuncio apparso alla chetichella giusto nel periodo dove gli italiani pensano ad altro, il ministro all’Ambiente, il M5s Sergio Costa, ha lanciato una consultazione digitale (che di digitale ha ben poco, poi vedremo) rivolta a cittadini e imprese per lo studio e l’elaborazione di proposte finalizzate alla transizione ecologica e alla riduzione dei cosiddettisussidi ambientalmente dannosi” (“Sad”) che, di fatto, si tradurrà in una stangata sui carburanti e sulle tasche di imprese e consumatori.

Tra le varie voci presente nell’elenco proposto dal ministero (si veda a questa pagina), una riguarda l’ipotesi di cancellare il divario fiscale che oggi rende il gasolio leggermente meno caro della benzina, aumentando progressivamente le accise nell’arco di 10 anni fino a parificarle, rendendo di fatto il prezzo del gasolio alla pompa più caro della benzina, visto che il costo industriale del Diesel è superiore a quello della benzina.

Un provvedimento, se attuato, che rischia di essere un doppio boomerang, ambientale ed economico. Il presunto danno ambientale derivante dal consumo di gasolio al posto della benzina è ormai inesistente, visto che un moderno motore Diesel Euro 6 ha emissioni di particolato inesistenti, di NOx non misurabili ed emissioni di CO2 inferiori almeno del 30% rispetto ad un propulsore a benzina di pari potenza. Inoltre, la volontà di spostare l’utilizzo per la mobilità da veicoli spinti da motori termici a favore di quelli elettrici a batteria è solo uno spostare l’inquinamento – quello causato dove si consuma l’energia – dal veicolo (motori termici) alla centrale di produzione elettrica (veicoli a batteria), oltretutto con una generale minore efficienza e con non trascurabili problemi ambientali (i materiali utilizzati nelle batterie attuali sono altamente inquinanti come il cobalto) e di sicurezza (le batterie hanno la spiacevole tendenza ad incendiarsi, tanto da necessitare di sofisticati impianti di controllo della temperatura di funzionamento per evitare cortocircuiti). 

Quanto all’economia, la stangata sui carburanti comporta una penalizzazione puramente ideologica di un propulsore che è complessivamente più efficiente di un veicolo a batteria che finisce con il riflettersi su tutta la filiera dell’automotive italiano, causandone la prematura riconversione, chiusura di attività e perdita di posti di lavoro a favore dell’importazione dall’estero e dalla Cina in particolare.

Anche l’ammantare la proposta governativa di generare con l’aumento delle accise sul gasolio maggiori risorse per circa 5 miliardi di euro da utilizzare a favore dello sviluppo della mobilità sostenibile non cambia la portata della stangata sui carburanti che va contro gli interessi dell’economia nazionale, la cui tecnologia sull’elettrico ed in particolare sui sistemi di accumulo è parecchio arretrata rispetto ai principali competitori esteri, tanto che la stessa FCA – futura Stellantisha annunciato ai fornitori che dalla fusione con Peugeot del prossimo anno, tutte le componenti per le auto da città di prossima generazione (che sostituiranno modelli di successo come la Fiat Panda e Punto e, probabilmente, la Jeep Renegade e Compass) saranno realizzate con la componentistica dagli analoghi modelli Peugeot-Citroen, con conseguente disdetta dei fornitori nazionali attivi su questi modelli.

«Stiamo assistendo all’ennesima presa in giro ai danni dei contribuenti – sbotta il deputato leghista Massimo Bitonci -: i componenti del governo BisConte sanno poco o nulla di economia, ancora meno di geografia e di ambiente. Proposte come quella del ministro Costa di rivedere i “Sadavranno un unico effetto certo: una stangata sui carburanti, di aumentare il prelievo fiscale dalla vendita di carburanti e di gasolio in particolare di altri cinque miliardi all’anno, portando l’attuale prelievo alla pompa da 25,43 miliardi di euro ad oltre 30. Con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di competitività dell’economia nazionale, già scarsa rispetto ai concorrenti europei che, guarda caso, possono contare su costi dei carburanti inferiori a quelli italiani».

Reazione negativa anche da un altro deputato, Dario Bond (Forza Italia): «anche se per il momento il settore agricolo rimane escluso dalla rimodulazione delle accise come l’autotrasporto, il pericolo è che la necessità di fare cassa da parte del governo BisConte porti rapidamente ad una rimodulazione anche in questi due settori, che sono strategici per l’economia nazionale. Soprattutto in agricoltura, è necessario maggiore attenzione da parte del governo a non sovraccaricare di costi un settore già in perenne difficoltà dalle mutate condizioni ambientali ed infrastrutturali».

Bond lancia anche un altro allarme: «saranno soggetti ad una rimodulazione delle accise pure i prodotti da riscaldamento, dal gasolio al gas metano e al Gpl utilizzati dalle forze armate. Fatto il primo passo, è possibile che questo si estenda anche al consumo civile: questa stangata sui carburanti comporterà che riscaldarsi al Nord Italia e nelle zone fredde del Centro costerà sempre di più. Di fatto, il governo BisConte applica una tassa anche sulla necessità di riscaldare case, fabbriche e uffici, che va ad aggiungersi pure alla maggiore Iva applicata al Centro Nord rispetto che al Sud. Una cosa inaccettabile».

Anche se non immediatamente interessata dal provvedimento, Conftrasporto Confcommercio va all’attacco preventivo del provvedimento sparando ad alzo zero: «se il ministro all’Ambiente, Sergio Costa annuncia aumenti delle accise sul Diesel, Conftrasporto medita il fermo nazionale – sbotta il vicepresidente Paolo Uggè -. Il ministro Costa non trova di meglio che proporre un incremento dell’accisa per un settore che ha consentito durante la pandemia, e che consente ancora oggi, di far arrivare nei mercati europei le merci prodotte o trasformate nel nostro Paese. Gli aumenti annunciati sono frutto di una volontà a prescindere, o il tentativo di raccogliere risorse per incrementare le entrate del Governo? Non siamo intenzionati a subire le conseguenze di scelte ingiustificabili assunte per fare cassa o per favorire altre produzioni a vantaggio dei “soliti noti”».

Infine, una nota sulle modalità escogitate dal ministero per supportare la proposta: oltre ad avere scelto una data dove è difficile che si riesca ad avere una forte partecipazione popolare, la raccolta dell’opinione dei cittadini è piuttosto farraginosa, in quanto per aderire al sondaggio prima si deve scaricare un formulario editabile in formato pdf, compilarlo e poi rispedirlo ad un indirizzo di posta elettronica. Davvero macchinoso. Non era possibile predisporre direttamente una schermata sulla pagina web del ministero dove compilare il formulario senza fare operazioni del tutto inutili? A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca: è molto probabile che la maggioranza dei consigli che perverranno al ministero sarà fatta da sostenitori della proposta. Con buona pace dell’economia e dell’ambiente che Costa dice di voler tutelare.

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