Luglio nero per ristorazione e commercio secondo Confimprese

Nella seconda metà del mese flessioni dal 39,6% al 23% per i due settori.

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Produzione industriale Commercio in frenata S&P Global Tasso di insolvenza recessione

Ancora un luglio negativo per ristorazione e commercio a distanza di oltre due mesi dalla fine del confinamento da Coronavirus secondo la rilevazione effettuata dall’Ufficio studi di Confimprese. La ristorazione si conferma maglia nera del commercio con un totale vendite che nelle ultime due settimane di luglio sfiora quasi il -40% e conferma l’andamento negativo del mese precedente. Male anche il settore non alimentare (abbigliamento, accessori, beauty, cura persona) che chiude a -23%.

«Il commercio è in grave difficoltà – conferma Mario Resca, presidente di Confimprese -. Non sono solo la mancanza di liquidità e la paura del contagio che frenano gli acquisti, ma anche il perdurare del lavoro da remoto, che tiene le persone lontane dagli uffici e cambia le abitudini di acquisto. Ma a pesare è anche l’ostacolo della burocrazia che, secondo l’Indice annuale della Banca Mondiale, relega l’Italia al LVIII posto su 190 Paesi. La riforma della burocrazia promessa da decenni non arriva. Ci aspettiamo dal Governo una svolta seria in tal senso».

La ristorazione nella seconda metà di luglio continua a risentire del mancato afflusso sia dei consumatori italiani sia dei turisti stranieri e fa addirittura peggio dei primi 15 giorni di luglio: passa da -37 a -39,6%. Si mantengono positivi sia la consegna a domicilio con +24% sia l’asporto con +17%, anche se entrambi non riescono a contenere la perdita delle vendite in negozio.

I centri città soffrono di più rispetto alla periferia. Male centri commerciali e outlet con cali fino al 70%, performance altamente negative per il settore viaggi soprattutto aeroporti, stazioni, autostrade che arrivano a -70%.

Quanto alle regioni, le regioni che perdono meno rispetto alle perdite di cui sopra sono la Lombardia, Lazio, Toscana ed Emilia Romagna. Risultati deludenti per Friuli e Piemonte.

Il settore non alimentare chiude gli ultimi 15 giorni di luglio a –23% sullo stesso periodo 2019, in sostanziale parità rispetto alla prima quindicina di luglio 2020. Uniche eccezioni: abbigliamento bambini positivo al +4,7% e i negozi per animali +2%. A pesare sull’andamento negativo non è solo il mancato avvio dei saldi il 1° luglio, ma anche la minore frequentazione dei negozi, al pari della ristorazione. Manca l’esperienza d’acquisto in negozio, non solo perché gli italiani si sono disabituati a comprare nel punto vendita, ma anche perché lo il lavoro da remoto incide pesantemente sulle abitudini d’acquisto del consumatore. Che continua a tenere il portafoglio cucito e a comprare, in parte, anche online, che chiude il mese con +12%.

Nei canali di vendita tengono meglio i centri città, male centri commerciali e “retail park”. Il quadro non evidenzia alcuna tendenza positiva, nonostante l’anticipo dei saldi al 25 luglio adottato da alcune regioni italiane.

Nelle regioni, a parità di dati negativi, la Lombardia è indicata come meglio performante dal 31% delle catene, seguita da Piemonte (19%), Sicilia ed Emilia Romagna (11%), male le altre regioni come Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lazio, Toscana, Puglia, Liguria che si fermano al 4%.

Quanto ai settori merceologici, abbigliamento e accessori confermano l’andamento medio delle vendite in negozio -25%, con un calo generalizzato dell’affluenza in negozio. Nel settore bellezza negativo l’andamento medio delle vendite in negozio -20%, bene il valore dello scontrino medio.

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