La riforma del fisco per gli autonomi rischia di essere l’ennesima mazzata

Zanetti: «per come appare dalle prime bozze, più che una semplificazione si rischia l’ennesima complicazione con maggiori oneri a carico dei contribuenti».

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riforma del fisco
Enrico Zanetti, commercialista è viceministro all'Economia nel governo Renzi.

In queste settimane il ministero dell’Economia e delle finanze è alle prese con un progetto di riforma del fisco sui redditi del lavoro autonomo e dei professionisti che dovrebbecondizionale d’obbligoportare una salvifica e da sempre attesa semplificazione su tutta una serie di adempimenti a carico dei contribuenti.

Secondo i proponenti della riforma del fisco, si dovrebbe allargare il meccanismo del prelievo per cassa, con il superamento dell’ammortamento e della deducibilità con varie percentuali dei beni strumentali. La proposta prevede anche il pagamento delle imposte a scadenza più ravvicinata, superando l’attuale incontro annuale con i versamenti del saldo e dell’acconto o con le scadenze trimestrali e mensili delle ritenute d’acconto e liquidazione Iva. Di fatto, il progetto punterebbe ad accelerare la fase dell’incasso della tassazione nel momento stesso in cui si produce il reddito con una liquidazione mensile, anche per evitare che il contribuente debba indebitarsi per pagare le tasse – come sta accadendo in queste settimane – perché nel volgere dei mesi è cambiato il flusso di cassa del contribuente.

Se sul piano teorico il progetto di riforma del fisco potrebbe avere anche dei lati positivi con benefici in termini di semplificazione per il contribuente, su quello pratico le incognite sono molte e il rischio finale è che il contribuente esca dalla riforma ulteriormente mazziato.

«Quella che circola è ancora una bozza di proposta che spero vivamente possa portare ad un’effettiva semplificazione degli adempimenti da parte dei contribuenti – esordisce Enrico Zanetti, commercialista veneziano e già viceministro all’Economia durante il governo Renzi -. Se l’obiettivo è estendere il regime di cassa con la deducibilità immediata dai costi aziendali o professionali delle spese sostenute soprattutto per gli acquisti di beni strumentali senza doverli imputare ad un ammortamento, la cosa sarebbe senza dubbio positiva e consentirebbe la deduzione immediata per l’intera spesa sostenuta. Cosa che bilancerebbe i maggiori adempimenti necessari per la liquidazione mensile del prelievo fiscale quando c’è un attivo».

Zanetti ha però il dubbio che nel progetto di riforma ci possa essere una sorpresa sgradevole per i contribuenti: «se il governo dovesse ritenere difficoltosa l’imputazione immediata delle spese che finirebbero con il ridurre la redditività e, conseguentemente, il gettito tributario del lavoro autonomo e dovesse preferire un rinvio di quest’aspetto, introducendo però la liquidazione mensile dei versamenti tributari, allora il conto a carico del contribuente si farebbe più pesante, con maggiori oneri a fronte di vantaggi inesistenti».

Come in tutte le proposte di legge (e in quelle di carattere fiscale ancora di più), il diavolo sta nei dettagli e a pensare male si fa certamente peccato, ma si rischia di azzeccare: «l’impressione – commenta Zanetti – è che il governo, conscio delle difficoltà economiche del 2020 da parte delle imprese e del lavoro autonomo che si rifletteranno negativamente sull’ammontare del saldo e dell’acconto che si dovrà pagare nel 2021, tenti di accelerare il più possibile i tempi dell’incasso, cercando di portare già al 2021, quando l’economia dovrebbe avere una consistente ripresa, l’incasso delle tasse senza dovere attendere la metà 2022».

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