Il viceministro all’economia Castelli attacca i ristoratori scatenando 50.000 reazioni

Lettera della categoria all’esponente M5s “colpevole” dell’ennesima sparata senza senso. I ristoratori: «non siamo più disposti a scusare».

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Il viceministro all'Economia M5s, Laura Castelli.

In un’infelice uscita del viceministro all’Economia, la pentastellata Laura Castelli, in un’ospitata nella rubricaTg2 Postha suscitato la reazione rabbiosa da parte dei ristoratori che in 50.000 hanno inviato una lettera aperta all’esponente del governo BisConte.

«Se si sbagliano i tempi ed i modi si fa danno. Per noi il commento del viceministro al servizio mandato in onda dal TG2 è “Bocciato”. Non siamo più disposti a scusare, a capire o giustificare. Siamo diventati intolleranti a questi scivoloni televisivi che mettono alla gogna mediatica un intero comparto» scrivono le migliaia di ristoratori nella lettera aperta al viceministro del Mef, firmata da Gianfranco Vissani con Treviso Imprese Unite, Ristoratori Milanesi, Associazione ristoratori valle Camonica e Associazione pubblici esercizi alta valle Camonica, Associazione ristoratori Gussago Franciacorta, Associazione Palazzolese Enogastronomica, Movimento impresa Lombardia Liguria Riparte, Ristoratori Emilia Romagna, Ristoratori Toscana, Futuro Ho.re.ca Pisa, RistorItalia, Horeca Ciociaria, Associazione Commercianti per Salerno, Movimento Impresa Puglia, A.I.O.S., ARTHoB. Insomma, in pochi secondi l’esponente governativo, già noto per uscite simili, è riuscito ad inimicarsi ancor più una consistente fetta di operatori economici, già arrabbiati per la mancata erogazione della cassa integrazione, per aiuti risibili e tasse da pagare a prescindere dall’effettiva capacità economica.

«Ci hanno dato dei pigri, dei rivoluzionari, multati e adesso anche degli incapaci. Tutti questi appellativi non appartengono alla nostra categoria che rappresenta un importante colonna economica italiana (13% del Pil). I ristoratori non hanno mai chiesto clienti al governo, hanno chiesto sostenibilità per le riaperture. Molte attività, hanno riaperto con la consapevolezza di ricominciare in una situazione emergenziale, dove gli incassi non coprono i costi – si legge nella lettera -. Con il coraggio e lo spirito di sacrificio che sempre contraddistingue la nostra categoria abbiano scelto di voler continuare a regalare una serranda alzata in città, di voler essere vicini ai nostri collaboratori, per sopperire ad uno stato che ha lascito nell’incertezza centinaia di migliaia di lavoratori del settore. Nonostante tutto troviamo la positività e la dignità di non mollare e tentare di preservare occupazione e conservare la tradizione enogastronomica, elemento trainante del “Made in Italy”».

«Abbiamo chiesto aiuti concreti e sufficienti a salvaguardare le nostre attività, disposti a farci carico di ulteriori indebitamenti non voluti e non previsti che toglieranno altri anni nostra volontà di crescita, sviluppo ed innovazione – prosegue la lettera dei ristoratori -. Ci siamo solo ritrovati con un pacchetto di promesse su promesse ancora non mantenute. A tutto ciò si aggiunge l’incapacità della comunicazione politica. Mai ci saremmo aspettati una dichiarazione del vice ministro Castelli totalmente fuori focus – scandiscono i 50.000 ristoratori nella lettera aperta indirizzata al viceministro Castelli». 

«Da quando è cominciata l’era dell’impresa 4.0, avete propinato alle aziende digitalizzazione, robotica, e-commerce, app tecnologiche, ecologia, monopattini, delivery e tanto altro, ma nulla di tutto questo rappresenta l’essenza dei principi fondamentali della ristorazione fatto di ospitalità, accoglienza e relazione – argomentano i ristoratori nella lettera al viceministro pentastellato -. Ci volete vedere mangiare tutti davanti al Pc in telelavoro? Così siete liberi di ingabbiarci a casa e negli uffici e lasciare le città in balia del degrado e delle attività clandestine. Senza lavoratori, senza studenti, senza turisti migliaia di alberghi, musei e pubblici esercizi a breve – avvertono i ristoratori – abbasseranno le proprie serrande per non rialzarle più. La politica non è uno spettacolo, ma ha la responsabilità di dire cose giuste, nel modo giusto e con le parole giuste. Gli chef ed i ristoratori, dopo gli artisti, sono la categoria più creativa che ci sia». 

«Caro ministro Castelli, non abbiamo bisogno di aiuti per cambiare modo di fare le nostre attività. Non si risolve il problema invitando aziende non convertibili a convertirsi in altro. Non sforzatevi ad analizzare il mercato che cambia nella domanda ed offerta, lo sappiamo fare bene anche noi – proseguono gli esponenti della categoria -. In questo momento non abbiamo bisogno di sentirci dire nulla di tutto questo, abbiamo bisogno che turismo e mobilità torni a vivere nelle nostre vie. Abbiamo bisogno – chiariscono infine i 50.000 ristoratori nella lettera – che portiate a termine le vostre promesse poi parleremo se vorrete della Ristorazione 4.0».

Intanto, facendo un bilancio dell’azione di governo di Laura Castelli, sarebbe oltremodo doveroso assistere ad una sua immediata rimozione – e, con lei, di molti altri esponenti dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte – dall’incarico per palese incapacità professionale e personale a ricoprire tale incarico.

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