Inizia dal Friuli Venezia Giulia la campagna di Goletta Verde

Su 10 punti campionati della costa, 2 (le foci di canali o torrenti a Muggia e Precenicco) risultano “fortemente inquinati” da reflui fognari.

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Inizia dalla costa del Friuli Venezia Giulia la periodica campagna di controllo della qualità dell’acqua di balneazione da parte dei tecnici di Goletta Verde di Legambiente con i dati raccolti da dieci punti monitorati, con due che risultano oltre i limiti di legge, giudicati “fortemente inquinati”, presentati a Trieste.

Nel mirino ci sono sempre canali e foci, i principali veicoli con cui l’inquinamento microbiologico, causato da cattiva depurazione o scarichi illegali, arriva in mare. A presentare i risultati di Goletta Verde, Andrea Minutolo, responsabile scientifico nazionale di Legambiente, Sandro Cargnelutti, presidente della sezione Friuli Venezia Giulia e Andrea Wehrenfennig, presidente del circoloVerdeazzurro” di Trieste, che precisano come il monitoraggio (enterococchi intestinali ed Escherichia coli) dell’associazione ambientalista, svolto in regione lo scorso 30 giugno, non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi, prendendo in considerazione i punti in base al “maggior rischio” di inquinamento, individuati dalle segnalazioni. 

Sono tre i punti campionati in provincia di Trieste, ed è risultato “fortemente inquinato” il punto sulla foce del Rio canale Fugnan, tra via Battisti e largo Caduti della Libertà a Muggia. Entro i limiti i punti sulla spiaggia di Barcola a Trieste, e sulla spiaggia di Sistiana a Duino Aurisina. 

In provincia di Gorizia tutto nella norma nei tre punti analizzati: la spiaggia libera di Marina Julia a Monfalcone, la sponda destra del fiume Isonzo-Caneo in località Fossalon a Grado, e la spiaggia in località Città Giardino, sempre a Grado. 

Quattro i punti in provincia di Udine, di cui uno giudicatofortemente inquinato”, sulla foce del fiume Stella a Precenicco. Entro i limiti i tre punti campionati nel territorio comunale di Lignano Sabbiadoro, rispettivamente nei pressi dello scarico del depuratore, su spiaggia vicino il lungomare Trieste e sulla foce del Tagliamento. 

Situazione delle acque costiere quindi tutto sommato discreta, spiega Cargnelutti, ma «il grave inquinamento riscontrato alle foci dello Stella è sintomo di una rete di depurazione largamente incompleta della Bassa friulana, che è necessario realizzare con la massima priorità». Secondo Legambiente che cita i dati Istat, poco più del 44% dei comuni italiani è dotato di impianti di depurazione adeguati agli standard Ue. Una percentuale troppo bassa che costa all’Italia decine di milioni di euro all’anno in multe comminate per procedure di infrazione comunitarie. 

«La situazione cronica rilevata a Muggia, che da anni denunciamo con la Goletta Verde – aggiunge Minutolo – è l’esempio di come nonostante gli sforzi fatti dall’amministrazione e dal gestore del servizio idrico integrato negli ultimi anni, qualcosa ancora sfugge al collettamento e per questo chiediamo un ulteriore sforzo per risolvere definitivamente questa criticità».

I volontari di Legambiente durante la campagna di Goletta Verde hanno inoltre monitorato la presenza di rifiuti su due spiagge della regione: Canovelle de’ Zoppoli, a Duino Aurisina (Trieste) e Lido di Staranzano, nell’omonima località in provincia di Gorizia. Sono stati raccolti 1.008 rifiuti su un’area totale di 1.900 metri quadri, con una media di 504 rifiuti ogni cento metri lineari di spiaggia. La plastica è di gran lunga il materiale più frequente, 94,7% del totale dei rifiuti rinvenuti, seguita da vetro e ceramica (1,2%), metallo (1,1%) e carta/cartone (1%). Circa due terzi del materiale raccolto (66,8%) è rappresentato da pezzi di polistirolo (29,2% del totale), pezzi di plastica (22,8%), reti, calze o sacchi per mitili o ostriche (14,8%). Questi ultimi sono consistenti sulla spiaggia di Canovella, che ha di fronte proprio allevamenti di mitili. 

«Quest’anno prevalgono in numero i frammenti di polistirolo e plastica, anch’essi in gran parte provenienti dalle attività di pesca – conclude Cargnelutti -. Per incidere seriamente sul problema dei rifiuti provenienti da pesca e acquacoltura siamo in attesa di un’apposita normativa nazionale, che coinvolga i pescatori nella prevenzione e pulizia del mare». 

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