Confindustria Udine ospita la visita dell’ambasciatore indiano in Italia. Luci: “grandi possibilità per le aziende del territorio”
L’obiettivo, sancito da Confindustria e la Federation of Indian Chambers of Commerce, è di raggiungere per il 2015 un interscambio commerciale tra Italia e India pari a 15 miliardi di euro. Anche il Friuli vuol fare la sua parte partendo dalla constatazione di possedere un’importante caratteristica comune con il territorio indiano: quella di avere un tessuto produttivo composto, al 90% da piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, per le quali la collaborazione con partner stranieri riveste un’importanza strategica.
“C’è però – come sottolinea il presidente di Confindustria Udine Adriano Luci – ancora molto da fare per avvicinare questi due territori e la base per il fare e l’agire è sempre la conoscenza reciproca”. Motivo per cui Confindustria Udine, in collaborazione con ICCI, Indian Chamber of Commerce in Italy, ha organizzato una due giorni in Friuli dell’ambasciatore Indiano in Italia, Debabrata Saha.
L’ambasciatore – che ha avuto modo di visitare alcune delle più dinamiche realtà industriali della provincia (Gruppo Luci di Povoletto, Snaidero di Majano, PMP-Industries di Coseano, Danieli di Buttrio) – ha presenziato a palazzo Torriani al seminario dal titolo “India: conoscere per agire”, moderato da Andrea Cabrini, direttore Class Cnbc TV.
“Durante la missione dello scorso novembre – ha raccontato il presidente Luci – ho potuto notare personalmente la simpatia che l’India prova verso l’Italia, ma non solo. In tutti gli imprenditori indiani incontrati ho trovato grande interesse a collaborare con le imprese italiane, specie in quei settori nei quali le nostre imprese storicamente eccellono. E questo interesse reciproco si nota anche nel crescente numero d’imprenditori italiani che guardano all’India non solo come un possibile mercato di sbocco, ma sempre più come meta di investimenti produttivi. Sono già oltre 400 le aziende italiane che a vario titolo si sono installate in India, attirate dalle tante opportunità offerte dal paese, tra cui, non da ultima, una politica economica ed industriale capace di offrire agli investitori buoni incentivi ed un ambiente vicino al mondo degli affari dove esercitare l’attività d’impresa”.
Per Marco Lavazza, presidente ICCI, “le aziende italiane hanno la necessità di spostare i propri fatturati all’estero. Come Lavazza siamo andati in India nel 2007 e abbiamo trovato una realtà eccezionale, con stili di vita sempre più europei. Mi sento di dire che in India c’è lo spazio per eccellenza che può offrire il nostro ‘Made in Italy’. E’ un Paese troppo importante per pensare di non andarci. Come ICCI cerchiamo di dare supporto alle imprese che vogliono investire in questo grande Paese”.
Salutato dal sindaco di Udine, Furio Honsell (“è un privilegio averla qui ospite della nostra città. E, ricordando la figura di Luigi Pio Tessitori, posso affermare che esiste un’affinità tra il Friuli e l’India che travalica il business e afferisce ai rapporti umani”), ha poi preso la parola l’ambasciatore Debabrata Saha che si è detto convinto dello scopo comune di Italia e India: “sviluppare più ampie relazioni commerciali e portarle a piena potenzialità”. Ha quindi ricordato come l’Asia, ed anche l’India, hanno risentito meno di altre aree della crisi economica: “il nostro paese ha avuto nel 2011 una crescita dell’8,5% e, anche se in questi mesi del 2012 la percentuale è scesa al 5%, le prospettive restano buone. Il nostro ottimismo deriva anche dalle continue riforme economiche attuate. Siamo la seconda nazione al mondo per quanto riguarda l’attrattività d’investimenti stranieri ed assicuro che, anche in caso di cambio di governo, non verrebbe meno l’atteggiamento favorevole verso l’investitore straniero. Del resto è considerevole aumentato il numero di piani di investimento stranieri approvati dalla nostra autorità a testimonianza che l’ambiente è sicuramente ancora più favorevole all’investitore straniero rispetto a dieci anni fa”.
Dove investire? L’ambasciatore ha indicato alcuni settori dove è forte la domanda indiana: energia, infrastrutture, costruzioni, industria pesante, manifatturiero e telematica. In particolare, sono previsti investimenti per mille miliardi di dollari in infrastrutture “e sappiamo quanto sia apprezzato il ‘Made in Italy’ in questo campo con il la sua tecnologia e la sua innovazione”.
Da ultimo Debabrata Saha ha convenuto con il sindaco Honsell che India e Friuli hanno più di qualche elemento in comune: “quando ci si sente affini è più probabile che anche la strada di reciproci scambi di affari sia più duratura”.
Il seminario è poi entrato nel vivo con diverse relazioni tecniche tenute dagli esperti Maurizio Accinni, di BNL Gruppo BNP Paribaas, Arianna Carlotti, di ICCI, e Nicola Tarantini, dello studio Bugnino spa, che hanno illustrato il quadro dell’economia indiana, soffermandosi rispettivamente sulle opportunità e gli strumenti finanziari per le aziende friulane; sugli strumenti legali a disposizione per creare e gestire business e sulle modalità di tutela del marchio e della proprietà intellettuale.
Tre aziende già presenti in India hanno portato la loro testimonianza tre aziende già attive in India. Andrea Tramontano, di Snaidero Spa, ha rimarcato come le prospettive siano alquanto interessanti dal momento che l’India si sta rapidamente modernizzando e guarda a stili di vita occidentali. Il “Made in Italy” è veramente apprezzato e riconosciuto; va da sé che bisogna essere estremamente pazienti perché il “fattore tempo” è un concetto interpretato in maniera diversa. Renato Pezzano, di Danieli & C. Officine Meccaniche Spa, ha parlato di un paese in forte sviluppo: “una misura di quanto possa crescere è data dal fatto che il consumo pro-capite di acciaio si attesta attorno ai 70 chilogrammi contro i 380 della Cina e gli oltre 400 delle media europea. Per la Danieli l’India sarà il mercato di punta del prossimo decennio”. Federico Ferazutti, di PMP Pro-Mec Spa, ha evidenziato come l’India, la cui posizione è peraltro strategica per rifornire tutto il Medio Oriente, è un’opportunità se solo pensiamo che nel 2020 sarà la terza economia mondiale per volume d’affari nel settore delle costruzioni. Occorre pertanto anticipare la concorrenza, seguire e servire in loco i clienti, aumentare la competitività della proposta commerciale attraverso la localizzazione della produzione”.