Reti d’impresa: a Padova il 44,2% degli imprenditori pronto a sperimentarle

0
583
confindustria padova massimo pavin 2 1
confindustria padova massimo pavin 2 1Confindustria punta sui “facilitatori”. Pavin: “è un modo efficace per reagire alla crisi e accedere a nuove possibilità di business”

Accelerare il motore delle reti, andare oltre l’agire individuale e sviluppare un capitale di “fiducia” per lavorare insieme. Perché la crisi ha alzato l’asticella competitiva e stare sui mercati richiede dimensione adeguata, investimenti, offerte integrate. Il cambio di mentalità sta avvenendo senza scossoni anche nel tessuto produttivo padovano. Secondo un’indagine dell’Ufficio Studi Confindustria Padova su un campione di 360 imprese manifatturiere, il 44,2% si dichiara pronto a sperimentare forme di aggregazione. Di queste, il 18,7% già partecipa a reti d’impresa e il 25,5% è interessato a farlo.

La consapevolezza delle opportunità che può aprire il fare rete si è dunque alzata. Ma molto resta da fare per sensibilizzare quel 55,8% per cui la rete non è ancora una prospettiva rilevante. La dimensione in questo caso fa la differenza, ma non secondo la dicotomia piccolo-grande. La maggiore propensione a fare rete si riscontra nelle classi estreme. Tra le imprese con meno di 20 addetti, il 20,6% già partecipa a reti o aggregazioni, la percentuale sale al 25% tra le medie imprese con oltre 100 addetti. Minore disponibilità ad alleanze e collaborazioni nelle classi intermedie. Tra le forme e le ragioni per cui ci si mette insieme, prevalgono le reti per lo sviluppo commerciale (30,6%) e per l’internazionalizzazione (22,2%), i gruppi di acquisto (20,8), le partnership per lo sviluppo di tecnologie (16,7%).

Per stimolare i processi aggregativi tra imprese come strategia per crescere e competere, le aziende padovane hanno ora a disposizione un gruppo di esperti che le indirizza e le segue. È l’effetto del progetto “FaRETEeam” appena varato da Confindustria Padova, coordinato dall’imprenditore Roberto Reffo. Un piano biennale articolato in una prima fase di formazione rivolta alla struttura interna, a imprenditori e manager con l’obiettivo di creare un team di “facilitatori di rete” e un luogo di confronto dove cogliere i fabbisogni di aggregazione e stimolare le collaborazioni tra imprese.

La formazione dei “facilitatori”, con l’ausilio di esperti e casi di studio, si svolgerà tra Padova e le cinque delegazioni sul territorio a partire da ottobre fino a febbraio 2013. Il progetto prevede inoltre la clusterizzazione della struttura produttiva provinciale (per dimensione, settori, specializzazioni, mercati) per identificare i possibili ambiti di aggregazione. La terza fase, proattiva, sarà la promozione di reti e network di imprese.

“Il 97% delle nostre imprese ha fino a 50 addetti, una dimensione spesso insufficiente ad affrontare i processi di innovazione e internazionalizzazione necessari per crescere e competere. Dobbiamo unirci e lavorare insieme – sottolinea Massimo Pavin, presidente di Confindustria Padova -. Abbiamo tante piccole imprese che non sanno di poter pensare in grande attraverso la rete, ampliare le opportunità di business, migliorare la competitività. Ma bisogna partire con il piede giusto, avere chiare le finalità e gli strumenti, i limiti e i punti di forza della rete. Nasce da qui la decisione di mettere in campo attività e progettualità di supporto alle aggregazioni, che vedano il coinvolgimento diretto dell’associazione. È questo il senso di “FaRETEam”.

Secondo l’indagine di Confindustria Padova, il 42,8% delle imprese già in rete non ne rileva svantaggi, il 39,3 segnala maggiori difficoltà gestionali, solo il 14,3% pericolo di concorrenza. Sono aziende che nei prossimi 3 anni dovranno affrontare trasformazioni impegnative, come l’attivazione di nuovi canali di vendita (53,8%), l’ampliamento della gamma di prodotti e servizi (48,6%), internazionalizzazione (38,2), nuovi modelli organizzativi (15,6%). Sfide che, dentro la crisi, hanno dato una spinta a superare l’ostacolo culturale di lavorare insieme. E oggi moltiplicano sul territorio il fermento aggregativo.

“Gli ultimi episodi sono indicativi di una mutazione – osserva Pavin -. Come Filterkit, la rete di 19 imprese della componentistica e meccanica di precisione, con un fatturato aggregato di 131 milioni e 1078 dipendenti, capace di presentarsi come un’unica filiera produttiva – dalla progettazione al taglio laser – ai grandi clienti dell’automotive in Germania e Nord Europa. O il consorzio Priiam tra 6 imprese della meccanica per lo sviluppo di sinergie che vanno dagli acquisti e marketing alla formazione e internazionalizzazione. Le vie possono essere diverse, ma l’obiettivo è lo stesso: attivare sinergie nella proposta commerciale, nelle reti di vendita, attività di ricerca e sviluppo, per reagire alla crisi e accedere a nuove possibilità di business”.