Per la Stagione sinfonica del Teatro Verdi di Trieste “il sabato del villaggio” di Busoni

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teatro verdi trieste donato Renzetti direttore fotoR.Ricci 1
teatro verdi trieste donato Renzetti  direttore fotoR.Ricci 1Per l’ultimo appuntamento sul podio il maestro Donato Renzetti

Il settimo ed ultimo appuntamento della rassegna concertistica del “Verdi” di Trieste è in programma per venerdì 26 ottobre (ore 20.30; in replica sabato 27 ottobre alle ore 18.00) e vedrà protagonisti l’Orchestra e il Coro del Teatro Verdi impegnati in un programma che la Fondazione lirica presenta in prima esecuzione moderna: il Poema campestre “Il sabato del villaggio”, su poesia di Giacomo Leopardi posta in musica per soli coro e orchestra da Ferruccio Busoni. Busoni, assieme a Visnoviz, è in qualche modo legato alla città di Trieste e il Teatro Verdi, con questa esecuzione, ne vuole ricordare la figura del compositore, meno nota di quella del pianista.

L’operazione attuata dal Teatro Verdi di Trieste è di grande valenza artistica. La Staatsbibliothek di Berlino, proprietaria e depositaria del manoscritto “Il sabato del Villaggio” di Busoni, ha aderito al progetto del Teatro Verdi di Trieste autorizzando la prima edizione critica e la revisione dell’opera a cura di Marco Taralli. “Il sabato del villaggio”, lavoro degli anni giovanili di Busoni, viene quindi presentato a Trieste al “Verdi” in prima esecuzione moderna. Proposto il 2 marzo 1883 al Teatro Comunale di Bologna, da allora infatti, fatta eccezione per una esecuzione in lingua tedesca nel ’29 a Lüneburg, non fu mai eseguito.

Le cause di una così lenta e difficile diffusione e universale apprezzamento in generale di tutta l’opera di Busoni si ritrovano nella vita stessa vita del compositore, nelle sue stesse origini e nelle particolari condizioni ambientali in cui egli si formò e sviluppò la sua attività creativa, condizioni che contribuirono a determinare la natura particolarissima della sua arte.

Nato il 1 aprile 1866, a Trieste, dove la famiglia risiedette tra il 1871 e 1878, Busoni cominciò fin dal 1873 a suonare in pubblico. Si stabilì a Graz, avendo già pubblicato le sue prime composizioni (2 Ave Maria op. 1 e 2 e i 5 Pezzi op. 3 per pianoforte) scritte tra il 1874 e il 1879. A sedici anni, dopo una serie di trionfi concertistici, la Filarmonica di Bologna lo nominò accademico pianista e gli conferì il diploma di composizione. E nel 1883, grazie ad una raccomandazione di A. Boito, Mancinelli diresse al Comunale di Bologna la cantata per soli, coro e orchestra, “Il sabato del villaggio”. A Vienna poi, conobbe Rubinstein e Brahms (al quale dedicò i suoi Studi per pianoforte op. 16 e 17). Trasferitosi a Lipsia nel 1886 ebbe occasione di avvicinare Ciajkowsky, Grieg, Delius e Mahler. Nel 1889 ottenne la cattedra di pianoforte a Helsingfors dove conobbe Sibelius. Vinto con il Konzertstück op. 31 per pianoforte e orchestra il “Premio Rubinstein”, ebbe nel 1890 una cattedra al Conservatorio di Mosca. Un soggiorno in America dove, tra il 1891 e 1894, insegnò al New England Conservatory di Boston, rinsaldò la sua rinomanza internazionale come pianista. Nel 1894 si stabilì a Berlino continuando a risiedervi stabilmente sino alla morte con le interruzioni dovute a concerti, corsi di perfezionamento a Weimar (1902-1903), Vienna (1908) e Basilea (1910) e direzione del Conservatorio di Bologna (1913). Allo scoppio della prima guerra mondiale, legato com’era sia all’Italia che alla Germania, Busoni si ritirò nella neutrale Svizzera soggiornando tra il 1915 e 1920 a Zurigo. Fin dal 1902 Busoni aveva cominciato a dirigere l’Orchestra Filarmonica di Berlino includendo nei programmi dei suoi concerti fino al 1909, musiche modernissime tra cui opere di Bartók e Schoenberg. In quegli stessi anni, della prima guerra mondiale, Busoni scrisse anche il libretto per il Doktor Faust e ne iniziò la composizione. Tornato a Berlino nel 1920, oltre a tenere la “Meisterklasse” di composizione presso la Akademie der Künste (a Berlino ebbe come allievi Kurt Weill e Wladimir Vogel), si dedicò principalmente al compimento del Doktor Faust che tuttavia non poté condurre a termine (fu il suo discepolo Philipp Jarnach a completare l’opera dopo la morte di Busoni) a causa di una fatale malattia che gli impedì di tornare in Italia con autorità e poteri sufficienti per mettersi alla testa del movimento che mirava al rinnovamento della musica italiana.

Nonostante la sua duplice origine etnica, la formazione culturale ricevuta, le innate qualità artistiche ed intellettuali, nel momento in cui Busoni iniziava la sua attività creatrice l’ambiente italiano non era però sufficientemente maturo per offrire le condizioni indispensabili allo sviluppo di una personalità come la sua e per metterne a frutto successivamente le chiaroveggenti innovazioni. Pochi anni dopo la sua morte, la grande depressione mondiale e il sorgere del potere nazista in Germania, seguiti dalla seconda guerra mondiale, distrussero completamente le basi sulle quali poggiava il credo artistico di Busoni e ridussero ad un minimo le possibilità del suo successo universale come artista creatore. La proposta di questo lavoro, una prima esecuzione per il pubblico in sala, è un doveroso riconoscimento al Busoni compositore.

Con l’Orchestra e il Coro preparato dal M° Paolo Vero, sul palco del “Verdi” sarà impegnato anche un giovane ed affermato quartetto di canto in cui figurano il soprano Erica Grimaldi, il mezzosoprano Eufemia Tufano, il tenore Roberto Iuliano e il basso Nicolo’ Ceriani.