Confindustria Udine, in Friuli Venezia Giulia il Pil cala 7,1% in 2020

La contrazione più elevata di quella nazionale. Mareschi Danieli: «le sospensioni produttive hanno fortemente danneggiato l’economia regionale». 

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Anna Mareschi Danieli presidente Confindustria Udine

La diffusione della pandemia da Coronavirus su scala globale ha innescato «una recessione pesante, di intensità pari o superiore a quella del 2008-2009» afferma l’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Prometeia aggiornati a metà aprile 2020 e lo scenario che si profila per l’economia del Friuli Venezia Giulia, già in rallentamento dalla seconda parte del 2019, è di una contrazione del Pil pari al 7,1% nel 2020, più forte di quella che si potrebbe registrare in Italia (-6,5%) e simile al calo che subirebbe il NordEst (-7,0%).

Tale scenario, puntualizza Confindustria Udine, «già di per sé molto preoccupante, è condizionato dall’ipotesi che si provveda ad una progressiva rimozione del blocco produttivo a partire dall’inizio di maggio. Se così non fosse, la caduta sarebbe ancora peggiore».

Quanto al 2021, ci si attende un rimbalzo del Pil in regione del +3,4%, «ma più tardi ripartiamo – afferma Confindustria Udinepiù a lungo sarà difficile contenere non solo la caduta, ma anche la ripresa».

Il Friuli Venezia Giulia, secondo uno studio elaborato dalla Fondazione Gimbe, è la Regione del Nord Italia che ha meno casi di Coronavirus per numero di abitanti e nel contempo è la seconda regione del Paese per incidenza sul valore aggiunto del comparto industriale sospeso sul totale, il 67%, come certifica l’Istat.

«La nostra regione – osserva la presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli – è quella in cui i positivi crescono di meno. In Friuli Venezia Giulia, nella settimana dal 12 al 19 aprile, si sono registrati meno di 300 casi per 100.000 abitanti e un incremento dei casi inferiore al 15%. Valori che si avvicinano alla media nazionale, anzi leggermente migliori. Allo stesso tempo a seguito della forte specializzazione in comparti industriali non essenziali per i Dpcm, arredo e cantieristica in primis, siamo la seconda regione più penalizzata d’Italia, dopo le Marche, dalle sospensioni produttive, per valore aggiunto».

Secondo Mareschi Danieli, «i numeri, ancora una volta, oltre alla logica e al buonsenso ci dicono che è tempo di riaprire le attività produttive del territorio, nel pieno rispetto della sicurezza di chi lavora».

Sulla base delle analisi dell’Ufficio studi di Confindustria Udine, su dati diffusi dall’Istat e da Prometeia, è possibile fare un primo punto su come la sospensione delle attività «non essenziali, stabilita durante la Fase 1, si rifletta sul territorio italiano – sottolinea Mareschi Danieli -. Bisogna anche evidenziare che alcune attività, soprattutto dei servizi, pur non essendo state sospese, hanno tuttavia subito forti cali di domanda e alcuni comparti, anche se riaprono da oggi, lo faranno molto gradualmente, con personale ridotto, come ad esempio nella cantieristica, con la Fincantieri che ha appena riavviato la produzione con il 10% della forza lavoro».

Sostanzialmente fermo, intanto, è il settore Arredo, essendo ripartito da poco solo il comparto del Legno (codice Ateco 16). Quest’anno in calo anche il fatturato della metalmeccanica, -17,4% e delle costruzioni, -12%. In diminuzione pure il settore alimentare e bevande, -4,8%.

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