Unioncamere Emilia Romagna perse 3.000 imprese nel I trimestre 2020

In netto calo rispetto a stesso periodo 2019, il più ampio da 5 anni. Confindustria Emilia: per il 94% delle associate netto calo dei ricavi nel 2020 causa Coronavirus. 

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Unioncamere Emilia Romagna registra un netto calo delle imprese attive nel primo trimestre 2020, «un saldo negativo di oltre tremila imprese rispetto allo stesso periodo del 2019. Forse si comincia a far sentire anche l’effetto delle restrizioni seguite all’emergenza Covid-19 sul bilancio della nati-mortalità delle imprese tra gennaio e marzo, periodo già di solito appesantito dalle chiusure comunicate sul finire dell’anno precedente».

Le imprese attive a fine marzo 2020 – spiega Unioncamere Emilia Romagna – erano 396.581, mai così poche, con una diminuzione pari a 3.450 unità, -0,9% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. La perdita subita dalla base imprenditoriale regionale è risultata molto più ampia rispetto a quella riferita allo stesso trimestre del 2019 (-2.437 unità, -0,6%) ed è la più ampia degli ultimi cinque anni. La tendenza alla riduzione delle imprese attive peraltro prosegue sostanzialmente ininterrotta dal 2009.

A livello nazionale le imprese attive hanno subito una flessione più contenuta (-0,5%). La base imprenditoriale regionalesi è ridotta in tutti macrosettori, più rapidamente in agricoltura, in misura più contenuta nell’industria, solo leggermentenelle costruzioni e nell’aggregato dei servizi.

In dettaglio, l’insieme del commercio all’ingrosso e al dettaglio e della riparazione di autoveicoli e motocicli subisce una notevole flessione delle imprese del settore (-2.044 unità, -2,3%). La base imprenditoriale dell’agricoltura, silvicoltura e pesca si riduce di 1.270 unità (-2,3%). L’industria perde 704 imprese, con una nuova accelerazione della tendenza negativa che giunge a -1,6%. Un ulteriore segno rosso è dato dalla perdita di 336 imprese del settore del trasporto e magazzinaggio (-2,5%). Le imprese delle costruzioni contengono la perdita a 172 unità (-0,3%) e la tendenza negativa si riduce di nuovo e decisamente. I principali segnali positivi provengono solo dalle imprese dell’immobiliare (271 unità, +1,0%), quindi dall’aggregato del noleggio, delle agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese (+265 unità, +2,1%) e dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (+153 unità, +0,9%).

Secondo Unioncamere Emilia Romagna si confermano gli andamenti nettamente divergenti anche per le tipologie di forma giuridica delle imprese. La riduzione della base imprenditoriale è stata determinata dall’andamento negativo delle ditte individuali, scese di 3.545 unità (-1,6%) e dalla riduzione più rapida delle società di persone (2.154 unità, -2,9%), risultata la più ampia degli ultimi cinque anni. Queste ultime risentono in negativo dell’attrattività della normativa sulle società a responsabilità limitata, che sostiene invece l’aumento tendenziale delle società di capitale (+2.416 unità, +2,7%), comunque è più contenuto dello scorso anno.

Le imprese registrate in Emilia Romagna sono risultate 448.521 a fine marzo, 3.455 unità (-0,8%) in meno rispetto al termine del primo trimestre del 2019. La più ampia riduzione degli ultimi sei anni. A livello nazionale la tendenza ha condotto a un analogo decremento dello 0,7% delle imprese registrate. Nel trimestre, le iscrizioni (7.192) si sono sensibilmente ridotterispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche le cessazioni (10.687) sono diminuite ampiamente, ma in misura inferiore, rispetto allo stesso trimestre del 2019.

Alla luce della diffusione del Coronavirus e del suo impatto sulle attività economiche il 70% delle imprese associate a Confindustria Emilia – che raggruppa le aziende delle province di Bologna, Modena e Ferrara – ha registrato, lo scorso mese, un decremento del portafoglio ordini mentre sul fronte del fatturato – mettendo in prospettiva l’intero 2020 – il 94% stima una sua riduzione. Il dato emerge da un’indagine condotta dall’associazione che ha chiesto alle 3.311 imprese iscritte di fornire un quadro della situazione al 31 marzo cui hanno risposto 851 aziende che rappresentano oltre 52.000 dipendenti e quasi 18 miliardi di fatturato.

Nel mese di marzo, – viene osservato nella ricerca presentata dal presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi – il 69% delle imprese ha chiesto la cassa integrazione legata al Covid-19. Guardando al versante sanitario, evidenzia l’indagine, il censimento dei casi effettivi di contagio ha rilevato 123 casi in 69 imprese per una incidenza dello 0,2% sul totale dei 52.000 dipendenti.

«L’osservatorio – ha spiegato Caiumi – non termina con marzo ma proseguirà anche con il mese di aprile. Il 98% delle aziendeche hanno risposto, ha adottato il protocollo del 14 marzo, l’86% dice di procedere alla sanificazione giornaliera, l’88% usa o ha a disposizione mascherine, gel e tutto quello che serve. Le aziende che hanno adottato il lavoro da remoto – ha proseguito Caiumi – sono il 35% e hanno messo più del 70% dei lavoratori in questa modalità. Tra le varie modalità operative, il lavoro su diversi turni che ha permesso di lavorare in spazi ben più ampi del limite minimo di un metro di distanza».

Soffermandosi in via particolare sui ricavi, visti in calo dal «94% del campione – ha concluso Caiumi – le 850 aziende che hanno partecipato al sondaggio registrano un fatturato annuo di 14 miliardi di euro e prevedono una flessione ricavi pari a 3,5 miliardi di euro. Se riportassimo la flessione su tutte le nostre imprese, la flessione andrebbe dai 14 ai 18 miliardi di euro in un anno».

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