Le banche di credito cooperativo del NordEst a convegno a Mestre

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Le-banche-di-credito-cooperativo-chiedono-di-contare-di-piu“Troppe leggi ci penalizzano”. Appello al Governo e all’Europa di non distruggere le “piccole” banche cooperative (che insieme sono il quarto sistema bancario nazionale)

Il sistema delle banche di credito cooperativo (Bcc) del NordEst si è riunito a convegno a Mestre per analizzare lo scenario in cui operano. Nemmeno importanti relatori come gli economisti Alberto Alesina e Rudi Bogni o giornalisti come Federico Rampini si sono azzardati a fare previsioni sul futuro. Limitandosi a dire che i mercati si attendono chiarezza dalla politica europea. “Abbiamo fatto numerose simulazioni sui possibili scenari – ha detto Bogni – e tutti prevedono un calo dell’occupazione del 10%”.

Dal convegno, aperto dal presidente di Neam (Nord Est Asset Management) Andrea Bologna, è arrivato un chiaro segnale di allarme alla politica italiana ed europea, accusata di pensare solo alle grandi banche con norme che di fatto rischiano di schiacciare la secolare esperienza delle Casse rurali e Bcc. Banche piccole di territorio che attraverso l’organizzazione a rete sono diventate il quarto sistema bancario italiano con il 7% del mercato.

Il presidente Giorgio Fracalossi ha richiamato con forza l’attenzione delle istituzioni europee sul ruolo delle banche cooperative e difeso la “biodiversità” del sistema cooperativo: “stiamo pagando la nostra coerenza con la crescita dei rischi e il calo della liquidità. Ma proprio non sopportiamo di non essere considerati per quello che siamo e che facciamo come banche del territorio e di relazione. Abbiamo diritto come Bcc ad un maggiore peso politico da parte di chi ci rappresenta!”

Meeting-2012-di-Cassa-Centrale-Banca-a-MestreQuello che accade in Europa – a preoccupare è soprattutto la nuova normativa sul controllo delle banche – è invece la moltiplicazione delle direttive e degli organismi che sembrano considerare solo le grandi banche, penalizzando quindi i “piccoli” che meno hanno contribuito all’insorgere della crisi.

Secondo il presidente di Federcasse Alessandro Azzi è necessario introdurre un sistema di proporzionalità nei riguardi delle banche destinatarie dei provvedimenti, perché così come sono stati impostati risultano insostenibili per le banche di credito cooperativo.

Il presidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi ha lanciato una forte provocazione, dicendosi disponibile ad incatenarsi davanti alla sede della Banca d’Italia o della Banca Centrale a Francoforte per difendere le banche cooperative: “a patto però – ha aggiunto – che siano coerenti con la propria missione, rinunciando ad inseguire modelli di crescita dimensionale che le porterebbero a tradire la propria missione di banche del territorio”.

All’invito di Cassa Centrale Banca e delle tre federazioni di Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno risposto 111 banche di credito cooperativo e casse rurali (su un totale di 400) di dieci regioni italiane, più altri 19 enti per un totale di 133 società presenti. Sul tappeto molti temi che, seppure non nuovi, assumono in un periodo come questo il carattere dell’urgenza e richiedono soluzioni concordate.

“In Italia rischiano di chiudere 15.000 sportelli bancari, ognuno dei quali dà lavoro in media a sei persone. Questi sono i problemi su cui concentrarsi”, ha detto Fracalossi. Per questo il presidente di Cassa Centrale Banca è tornato sui rapporti con l’altro grande consorzio nazionale Iccrea holding: “è tempo delle collaborazioni e dei progetti industriali condivisi in cui siano chiari i ruoli di ciascuno. Non è certo tempo di conflitti”. Lo stesso vale per il progetto di riunificate i tre sistemi informatici che attualmente gestiscono le Bcc italiane (due sono delle trentine Phoenix e Ibt, uno della lombarda Iside). La razionalizzazione è opportuna, ma in questo momento non prioritaria.

Sull’esigenza di rafforzare le collaborazioni e le alleanze hanno concordato il presidente di Federcasse Alessandro Azzi e i tre presidenti delle federazioni trentina, veneta e friulana Diego Schelfi, Amedeo Piva e Giuseppe Graffi Brunoro, intervenuti alla tavola rotonda sul futuro del credito cooperativo. “Dove siamo riusciti a collaborare abbiamo sempre raggiunti risultati migliori”.

Quanto al futuro di Cassa Centrale Banca, il direttore Mario Sartori ha delineato uno scenario di preoccupazione per il futuro (“il numero di aziende con problemi sta diventando insostenibile”): per questo occorre essere realistici attuando politiche di svalutazione coerenti, perché “è meglio arrossire oggi che piangere domani”.

Cassa Centrale punta le sue carte sul risparmio gestito (molto incoraggianti i risultati ottenuti dal fondo di investimento Nef) e la consulenza ai clienti. Tra le novità annunciate a Mestre dal direttore Sartori anche una accelerazione dei servizi on line e mobile e la costituzione di una società per gestire l’acquisto e la vendita degli immobili destinati all’asta.

Novità anche nell’offerta corporate riservata alle imprese, che sarà completamente riorganizzata. “In stretta sinergia con Cassa Centrale Raiffeisen di Bolzano, si lavora – ha detto il presidente Giorgio Fracalossi – per creare una struttura dedicata alle imprese coinvolgendo ancora di più Mediocredito del Trentino Alto Adige”. Fracalossi ha anche anticipato l’ipotesi di un aumento di capitale della capogruppo Centrale Finanziaria.

Servizi innovativi. Alla crisi si risponde con la velocità e le idee nuove. A Mestre Cassa Centrale Banca ha presentato i servizi più innovativi: dal leasing, che in quattro anni di attività ha già collezionato 1.680 contratti per un valore intermediato di 234 milioni di euro (in assoluta controtendenza rispetto al mercato), alle operazioni di finanza straordinaria per recuperare liquidità: dopo la positiva esperienza di quest’anno, anche nel 2013 è prevista una nuova cartolarizzazione dei crediti erogati alle piccole e medie imprese.

Ma per la prima volta Cassa Centrale metterà mano anche ai crediti in sofferenza, aumentati significativamente negli ultimi anni. Si tratta di una vera e propria operazione di cessione, che consentirà anche in questo caso di recuperare liquidità per il sistema e ridare fiato al Patrimonio di vigilanza.