Confini italiani a NordEst chiusi: la protesta del governo italiano e degli imprenditori

Si sveglia il governo italiano che contesta a Bruxelles il comportamento austriaco. Anita e Conftrasporto chiedono la difesa dell’autotrasporto nazionale. Gli imprenditori paventano il crollo dell’export italiano. 

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Divieti di circolazione per i Tir Corridoio del Brennero

I confini italiani a NordEst verso Austria, Slovenia e Croazia stanno diventando sempre più impermeabili alle persone, mentre le merci vengono pesantemente rallentate per i controlli agli autisti dei camion utilizzati nei trasporti a lunga percorrenza verso i mercati del Nord ed Est Europa.

Dopo il serpentone di camion sull’autostrada del Brennero dal confine fino a quasi Bolzano in attesa di passare il confine, il blocco delle entrate in direzione nord sull’A22 sia per le auto che per i camion da Bolzano in su e pure sul raccordoA4/A22 a Verona per i soli mezzi pesanti in direzione nord, si è finalmente mosso il governo italiano per cercare di sbloccare una situazione pronta ad esplodere per i pensatissimi disagi cui sono stati sottoposti autisti e automobilisti, compresi anche i viaggiatori sui treni che venivano bloccati al confine senza possibilità di proseguire oltre.

Nella giornata di ieri, le autorità austriache hanno fatto passare al Brennero circa 2.000 tir, contro una media giornalieratra i 4.000 e 5.000 mezzi pesanti che normalmente transitano sull’A22 in direzione nord, causando così lunghissime code, mettendo a rischio anche l’accesso ai mezzi di soccorso in caso di necessità.

Per Conftrasporto-Confcommercio «al Brennero si rischia un aumento vertiginoso della tensione tra gli autotrasportatori. Il rischio concreto, abbiamo il dovere di evidenziarlo a maggior ragione in un momento così complicato, è di avere manifestazioni spontanee incontrollabili di protesta degli autotrasportatori, cosa che in questo momento sarebbe insostenibile per tutti noi compresi», avverte il vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto Paolo Uggè, che è anche alla guida della Federazione degli Autotrasportatori Italiani (Fai).

Di qui l’appello al governo da parte della categoria: «vi preghiamo di intervenire con forza nei confronti del Governo austriaco per tutelare gli interessi dell’Italia e soprattutto per cercare di rasserenare il clima già estremamente teso, individuando procedure di controllo più snelle e potenziando i meccanismi attuali di controllo anche attraverso il coinvolgimento diretto del personale italiano – scrive Uggè -. Ben vengano i controlli, ma non vorremmo che l’Austriaapprofitti della situazione, il che sarebbe a dir poco disdicevole considerato il clima di emergenza, per applicare quello che ha cercato di fare negli ultimi anni: il blocco del trasporto stradale».

Sulla stessa lunghezza d’onda gli operatori della logistica riuniti in Anita (Confindustria): «le imprese italiane hanno già iniziato a pagare il salato conto dei controlli alle frontiere, decisi ieri dal Governo austriaco – afferma il presidente di Anita, Thomas Baumgartner -. Al Brennero, nella giornata di oggi, si sono registrate in uscita code di veicoli di 50 km, fino a Bressanone, con un allungamento dei tempi di attraversamento del confine per i mezzi pesanti di tre ore. Tradotto in moneta, stimiamo una lievitazione del costo per ogni passaggio di camion, che arriva a circa 450 euro. Tenuto conto dei 100.000 passaggi realizzati in uscita al mese, il costo che sopporterà l’export italiano è di oltre 50 milioni di euro al mese».

Costi che rischiano di cadere pesantemente sul sistema produttivo nazionale aggravandone la competitività internazionale rispetto alla concorrenza estera. Confindustria chiede al Governo e alla Commissione europea di «intervenire urgentemente e con decisione sul governo austriaco per far cessare il blocco dei transiti stradali di merci del Brennero. Tutti gli sforzi che le imprese italiane stanno attuando in queste settimane per continuare a produrre e a non bloccare l’economia, osservando regole ferree per la sicurezza sanitaria, vengono letteralmente distrutti da pseudo-misure di prevenzione strumentali e opportunistiche messe in atto dal governo regionale del Tirolo e avallati dal governo federale austriaco sul transito autostradale del Brennero».

Secondo Confindustria «da due giorni vengono sottoposti al controllo diretto della temperatura gli autisti dei mezzi che trasportano merci italiane che devono anche solo attraversare il Tirolo per andare in Germania e in Nord Europa. Questa semplice e insensata operazione, che non ha alcuna efficacia precauzionale, ha generato code di 70-80 chilometri e costretto la notte scorsa migliaia di autisti a passare tutta la notte ai bordi dell’autostrada. La situazione odierna non è cambiata, anzi è peggiorata dal fatto che la necessaria regolazione del flusso verso il Brennero ha generato blocchi e intasamenti da Bolzano fino a Trento e Verona».

L’organizzazione sindacale industriale elenca i problemi derivanti dai maggiori controlli austriaci: «prodotti deperibili e freschi non vengono consegnati in tempo e rischiano di essere inutilizzabili. Mancate consegne di manufatti necessariad alimentare le catene industriali rischiano di far chiudere le imprese. Il blocco dei trasporti italiani verso il nord Europasta causando danni incalcolabili per il nostro export e per gli scambi europei. Le nostre imprese rischiano di essere escluse dalle catene produttive europee di numerosi settori industriali e tutto questo non potrà che peggiorare ulteriormente la crisi economica generata dall’emergenza sanitaria».

Confindustria evidenzia come, una volta di più, l’Europa sia assente quando serve, soprattutto quando deve fare osservare le regole comuni: «stiamo assistendo alla più sconfortante dimostrazione dell’assenza dell’Europa, che tutta insieme subisce danni incalcolabili per il comportamento ingiustificabile e vessatorio di un piccolo governo regionale. Per Confindustria è assolutamente necessario un intervento straordinario e urgente della Commissione europea per mantenere la libertà di movimento di persone e merci e sanzionare l’Austria e qualsiasi altro Stato membro adotti misure che non hanno nulla a che fare con l’emergenza sanitaria e che appaiono palesemente dannose e discriminatoriee violano gravemente i Trattati europei».

Dinanzi ad una pericolosa evidenza, il ministro ai Trasporti italiano, Paola De Micheli, è uscito dall’immobilismo, con una telefonata al ministro dei trasporti austriaco Leonore Gewessler con cui il governo italiano ha chiesto il ripristino della normalità dei transiti al Brennero (ma anche a Prato alla Drava e a Tarvisio) sia ferroviari che su gomma, tenuto anche conto del fatto che la maggior parte dei carichi sono solo in transito in Austria, diretti in Germania e nei Paesi del Nord ed Est Europa. De Micheli ha poi scritto al commissario Ue ai Trasporti, Adina Valean, chiedendo l’intervento risolutore della Commissione Europea.

L’intervento del governo italiano su Vienna ha avuto l’effetto di velocizzare le operazioni di controllo sui camion, facendo ridurre le lunghissime code in autostrada.

Sul fronte orientale, anche la Slovenia ha rafforzato drasticamente i controlli di frontiera ai valichi stradali con l’Italia(Ratece, Robic, Vrtojba/Sant’Andrea, Fernetti, Skofije e Krvavi potok/Pese), aggiungendo la sospensione del traffico di treni passeggeri tra Italia e Slovenia. L’ingresso in Slovenia sarà consentito ai cittadini sloveni, a chi abbia la residenza permanente o temporanea in Slovenia e a chiunque presenti un certificato, in sloveno, inglese o italiano, non più vecchio di tre giorni, che provi che il viaggiatore si è sottoposto a un test per il coronavirus ed è risultato negativo. Se un individuo non è in grado di presentare il certificato (cosa scontata, visto i tempi tecnici per ottenere il tampone), gli sarà comunque permesso di entrare in Slovenia se la sua temperatura corporea è inferiore a 37,5 gradi e non mostra chiari segni di infezione del tratto respiratorio superiore (tosse, starnuti, respiro affannoso).

Un provvedimento che rischia di mettere in difficoltà il settore agricolo del Friuli Venezia Giulia: il presidente regionale di Coldiretti, Michele Pavan, ha scritto ai Prefetti di Gorizia, Trieste e Udine per denunciare lo stato di grave difficoltà in cui versano numerose aziende agricole dei territori delle tre province che non si sono viste arrivare sul posto di lavoro centinaiadi dipendenti sloveni, bloccati alla frontiera dalle autorità del loro Paese».

La richiesta ai Prefetti, scrive Colidetti, è di intervenire presso il governo nazionale per chiedere un intervento nei confrontidelle autorità slovene «per il ritiro del provvedimento» ritenuto «ingiustificato e deprecabile» almeno per quel che riguarda i lavoratori transfrontalieri per «evitare gravi danni arrecati alle aziende che si vedono messe a rischio tutte le attività colturali in campagna, nonché, in tantissimi casi, le operazioni di cantina».

Il provvedimento del governo di Lubiana ha destato la reazione piccata del deputato di Forza Italia Roberto Novelli: «se, come tutti speriamo, tra qualche settimana l’Italia sarà il primo Paese europeo ad aver sconfitto il coronavirus nessuno stato si opponga se chiuderemo molti dei nostri varchi di confine, come ha fatto unilateralmente la Slovenia. Un atto simbolicamente grave e irragionevole – sostiene Novelli -: anziché ripetere modalità tristemente note, il governo di Lubiana avrebbe potuto interloquire con l’omologo italiano e decidere di allestire controlli sanitari ai varchi secondari. Ha preferito l’attodi forza, nel silenzio assordante dell’Unione europea, principale grande assente in questa emergenza. Ogni Paese – conclude Novelli – tutela legittimamente la salute pubblica dei propri cittadini, quindi a parti invertite ci aspettiamo che nessuno obietterà se anche l’Italia farà quel che ha fatto ieri la Slovenia».

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