Finanza e coronavirus: borsa di Milano a picco e spread in orbita

Piazza Affari crolla dell’11% “bruciando” 51 miliardi di valorizzazione. Il differenziale dei tassi sui titoli di stato decennali vola di 40 punti a 225 punti, mettendo a rischio il servizio al debito pubblico italiano. 

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Finanzacoronavirus: gli effetti dell’epidemia sono pesantissimi sulla finanza italiana ed europea: le borse europee hanno chiuso una delle sedute peggiori della storia recente con un crollo generale dell’indice StoxxEurope600, che raggruppa i principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, del 7,4%, che equivale a 608 miliardibruciati”, con Milanocaduta” dell’11% e “bruciato51miliardi di capitalizzazione.

A Milano il paniere principale del listino milanese, il Ftse Mib, ha chiuso la prima seduta dell’ottava settimana dell’anno con un calo dell’11,17% a 18.475,91 punti, inanellando la peggior seduta dal giugno 2016 (quando la vittoria del “leave” nelle elezioni britanniche aveva provocato un calo di 12 punti percentuali). A potenziare l’effetto negativo del coronavirus sui mercati è stata la performance del petrolio greggio, che si è trovato a fronteggiare il calo peggiore dal 1991 (-19,15% a 36,5 $/barile) a causa dell’incremento di produzione attuato dall’Arabia Saudita dopo il nulla di fatto del meeting Opec+, anche in un’ottica di mettere fuori mercato la produzione americana di gas e petrolio da fracking che ha costi operativi decisamente superiori a quello arabo.

Sul paniere principale della Borsa di Milano spiccano le vendite sugli energetici: Eni ha perso qualcosa come 20,85 punti percentuali, Saipem è scesa del 21,5% e Tenaris ha segnato un -21,39%. Nel comparto auto Pirelli ha limitato le perdite scendendo del 4,37%, FCA ha segnato un -10,8% e Ferrari ha lasciato sul parterre il 7,63%. Brembo (-8,42%) ha presentato i risultati di bilancio 2019 che si è chiuso con un utile netto di 231,3 milioni di euro, -3% rispetto a un anno prima, e un fatturato di 2,59 miliardi di euro, -1,8% nel confronto tendenziale.

A completare una giornata più nera della pece, anche l’impennata dello spread, il differenziale dei titoli di Stato italianirispetto a quelli tedeschi, salito di oltre 40 punti a quota 225 punti base. Un evento in scia dell’aumento del rischio Italia e della crescita della domanda di bond tedeschi, che ha messo in ginocchio il comparto bancario: UniCredit ha perso il 13,44%, Ubi Banca il 12,54%, Intesa Sanpaolo l’11,49% e Banco BPM il 14,34%. Fronte bancario che trema sotto i colpi del coronavirus per via della possibile crescita dei crediti deteriorati, gli NPL, a causa dell’andamento negativo dell’economiacon il crollo dei fatturati aziendali e il probabile fallimento di numerose aziende.

Tornando allo spread, l’impennata di quello italiano mette ad ulteriore rischio la tenuta dei conti pubblici italiani, che fino ad ora si erano retti anche grazie al contenimento del costo di gestione del mostruoso debito pubblico. La crescita dei tassi d’interesse sulle prossime emissioni potrebbe aggravare la situazione dei conti pubblici per il 2020, che vede il Paese già in recessione tecnica, la riduzione del Pil causa epidemia e la crescita della spesa sociale per ammortizzatori e indennizzi.

Inoltre, per il 2021 è già in rampa di lancio una manovra da oltre 20 miliardi di euro per evitare l’aumento secco dell’Iva di quattro punti (cosa che deprimerebbe ancora di più l’economia nazionale), cui si dovranno aggiungere gli interventi per il b dell’economia nazionale dopo la crisi del coronavirus, che con tutta probabilità s’attesteranno attorno a quota 20 miliardi di euro. Una manovra da oltre 40 miliardi è insostenibile per la contabilità pubblica: serve agire da subito sugli sprechi pubblici, tagliando tutto il tagliabile a partire dal reddito e pensioni di cittadinanza e di quota 100 che potrebbero liberare circa 13 miliardi di euro, cui potrebbero aggiungersene altri 10-15 da un maggior efficientamento dellaspesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi.

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