Bilancio fallimentare del reddito di cittadinanza ad un anno dall’entrata in vigore

Troppo pochi i posti di lavoro generati. Troppo tanti i casi di abuso verificati. Rosolen e Donazzan: «occasione sprecata e sperpero di denaro pubblico». 

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Reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza compie un anno di vita, un anno in chiaroscuro dove lo scuro è enormemente più grande del chiaro, tanto che è un fallimento sia per il numero di posti di lavoro creati che per il numero di truffe e di abusi che ha generato. Per non dire dell’enorme mole di ricchezza che ha dilapidato.

Chi vende positivo è, ovviamente, uno dei padri del reddito di cittadinanza: secondo il presidente di Anpal, Mimmo Parisi, «siamo sulla buona strada, è ingiusto dire che 40.000 posti di lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza siano pochi. E’ un po’ più del 4%, ma secondo me dopo il primo passo di farli venire presso le nostre strutture parte la fase due, da marzoo aprile, e così arriveremo entro l’estate al 20-25% dei 900.000 soggettiattivabili”, quindi all’incirca 200.000 posti di lavoro».

Per Parisi «è importante vedere i numeri in un contesto più ampio. Abbiamo fatto una manovra che ha raggiunto famiglieche avevano bisogno di un sostegno al reddito. Se poi lo prende non lo mandiamo necessariamente direttamente ai centri per l’impiego. In 200.000 hanno già in atto una politica attiva, gli si sta insegnando a fare qualcosa».

Il presidente Anpal b che ora si sa «lavorando con le Regioni che sono state molto disponibili, stiamo trovando forme innovative per l’effetto moltiplicatore per i centri per l’impiego». Quanto ai navigator, Parisi afferma che «i navigator entrano in assistenza tecnica al lavoratore e anche se non ne abbiamo i 100.000 della Germania, fanno il processo di accompagnamento al lavoro».

Altra voce a supporto della mancetta grillina è quella del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico: «il reddito di cittadinanzae il taglio del cuneo fiscale hanno complessivamente un impatto sulla riduzione della disuguaglianza di reddito come non si verificava dagli anni ’80».

Sul fronte della critica, giudizio negativo di Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl: «è stata una misura tampone che non ha ridotto la povertà, né creato nuova occupazione». Per Capone il reddito di cittadinanza ha «natura meramente assistenziale» e non «ha permesso l’inserimento nel mondo del lavoro degli inoccupati».

Per Capone «finora per il reddito e la pensione di cittadinanza il governo ha investito circa 4.358 milioni di euro. Solo 39.000 su 1 milione di beneficiari hanno trovato un posto di lavoro, un dato assolutamente fallimentare. Il governo dovrebbe stanziare nuove risorse per far ripartire gli investimenti e incentivare così nuove assunzioni».

Dopo un anno di applicazione del reddito di cittadinanza, giudizio negativo da parte degli assessori al lavoro delle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia al termine di un confronto tra Alessia Rosolen e Elena Donazzan. «Anche leggi non esattamente collimanti con le nostre idee, vengono applicate. Friuli Venezia Giulia e Veneto sono però pronte a lanciare un guanto di sfida propositivo al governo centrale» puntando su «misure attive, aggredendo il mercato del lavoro con l’ambizione di governarlo. Da Roma arrivano proposte difensive, il nostro timore è che ci si schiacci su una linea assistenzialistica che inneschi una spirale viziosa. Teniamo a precisare che abbiamo sempre fatto tutto quanto ci è stato chiesto, ponendoci sempre come traino rispetto alle altre Regioni. Dal piano di rafforzamento dei Centri per l’Impiego all’inserimento dei Navigator, a ogni singola iniziativa legata a scelte nazionali, Friuli Venezia Giulia e Veneto hanno sempre risposto “presente!”, con largo anticipo rispetto a tutte le altre realtà».

Secondo Rosolen «il reddito di cittadinanza è uno strumento che, come noto, il governo centrale ha elaborato, pianificato e indirizzato alle Regioni affinché venisse messo in atto. Chi ricopre un ruolo istituzionale sa, o dovrebbe sapere, qual è il confine tra la dialettica politica e consapevolezza dei ruoli. Il reddito di cittadinanza è una misura che nasce, con ogni probabilità, con le intenzioni migliori ma che, a nostro avviso, non si sono rivelate realmente efficaci. Non basta tamponare l’emorragia, ammesso e non concesso che lo faccia davvero. A chi cerca un’occupazione dignitosa e adeguatamene retribuita, non possiamo limitarci a offrire un sussidio per sbarcare il lunario. La sopravvivenza non basta, i nostri cittadini meritano di più: è evidente che serve una presa di coscienza di tutto il sistema economico, ma dobbiamo puntare su politiche attive del lavoro. Quali? Una formazione sempre più specializzata, più specifica, più precisa, più determinata ad essere dentro la dinamica della domanda e dell’offerta del mercato del lavoro, più completa, più efficace nel soddisfare le aspettative delle imprese».

Per Donazzan «il NordEst è, tradizionalmente, la locomotiva d’Italia, ma oggi è costretto a rallentare a causa di politiche schizofreniche del governo centrale e di un contesto internazionale instabile. In Veneto, da tempo, abbiamo creato misure e strumenti efficaci, che hanno prodotto risultati concreti. Il governo centrale potrebbe rinunciare a sforzi di fantasia e prendere a modello alcune esperienze positive. Il problema è che il governo non ha saputo o voluto ascoltare le Regioni, che pure si sono poste, da subito, con un atteggiamento disponibile e finalizzato a rendere efficace questo strumento che, per quanto mi riguarda, è molto discutibile. L’esperienza e l’organizzazione dei servizi per il mercato del lavoro sono state ignorate, preferendo uno strumento, ad oggi, inefficace, se non nella parte delle indennità».

Donazzan e Rosolen concludono affermando che «complessivamente, in Veneto, al 31 dicembre 2019, sono state 59.453 le domande complessive per reddito e pensione di cittadinanza, ovvero il 3,8% del totale nazionale. Sono state accolte 31.164 domande, a fronte di 23.113 respinte. In Friuli Venezia Giulia, le domande sono state quasi 21.000, di cui 12.500 accolte. Ancora sotto esame 1.225 domande; 7.200, sono state respinte. Sono numeri che dimostrano quanto la misura sia statapoco incisiva per i nostri cittadini».

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