Flat tax, forte crescita delle partite Iva nel 2019

Ma il cambio delle regole del gioco a partita iniziata con la Finanziaria 2020, in spregio allo Statuto del contribuente, rischia di farne scomparire migliaia. 

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Osservatorio Partite Iva Lavoratori autonomi

Nel 2019, secondo i dati riportati dall’Osservatorio sulle partite Iva del ministero dell’Economia e finanze, si «evidenzia una forte riduzione delle chiusure» di partite Iva in tutti i settori. Mentre in media, negli ultimi 20 anni, il numero di chiusure «è strutturalmente molto inferiore al numero di aperture».

Negli ultimi 20 anni, le chiusure annue, in media, rappresentano circa il 70%90% del numero delle aperture; le uniche eccezioni si registrano nelle annualità dal 2015 al 2017 con valori più alti. Si osserva, nel periodo 2000-2013 un trend in leggera crescita delle chiusure rispetto alle aperture: nel 2000 il numero delle chiusure rappresenta il 72% delle aperture, mentre nel 2013 ne rappresenta l’89%. Si osserva un rilevante rialzo nel 2015 con un valore del 115% e nel 2016 con un valore del 135%, in cui si rileva l’effetto delle chiusure d’ufficio discusse in precedenza. Il rapporto ritorna poi nella media fino a raggiungere nel 2019 un valore pari al 74%.

Per i settoriAgricoltura silvicoltura e pesca” e “Attività professionali”, si osserva una percentuale di chiusure che si attesta al di sotto del 100% con un trend decrescente negli ultimi due anni. Per gli altri due settori riportati si registra un’impennata delle chiusure nel 2016 che, nel settore delle “Costruzioni” supera del 250% le aperture di partita iva, per poi ridursi drasticamente dal 2017.

Per le forme societarie, le percentuali di chiusure sulle aperture risultano più elevate per il settoreAttività immobiliari” con valori che negli anni 2016 e 2017 superano il 180%, per poi ridursi decisamente nel 2018 al di sotto del 100% e nel 2019 al 85%. In tutti gli altri settori si rileva uno stesso trend, caratterizzato da un rialzo delle chiusure nel 2017 seguito da un notevole calo al di sotto del 100% nel 2018 e ancor più al di sotto dell’80% nel 2019 con eccezione delle attività manifatturiere dove la percentuale di chiusure nel 2019 rimane comunque alta al 98%.

L’esame della distribuzione delle chiusure di attività per settore mostra, nel 2019, valori eterogenei nelle diverse fasce di durata. Per le partite Iva con oltre 10 anni di attività si osserva un picco di chiusure in corrispondenza del settore Estrazione di minerali da cave e miniere” (82%), seguito da “Fornitura di acqua; reti fognarie, attività gestione rifiuti e risanamento” (71,9%) e da “Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria” (68,9%). Bisogna comunque considerare che si tratta di attività svolte da pochi soggetti, nelle quali quindi anche la cessazione di poche partite Iva ha un peso notevole.

Nella fascia 4-10 anni, il valore più alto di chiusure si registra per il settore “Organizzazioni ed organismi extraterritoriali” (75%) seguito da “Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata” (50,8%). Anche in questo caso è rilevante considerare l’esiguo numero di soggetti che svolgono tali attività che condiziona fortemente il valore della percentuale. Infine, il settore interessato dal più alto numero di chiusure di attività aperte da meno di 4 anni è relativo a “Sanità e assistenza sociale” (41%).

Nel quarto trimestre del 2019 sono state aperte 109.016 nuove partite Iva ed in confronto al corrispondente periodo dell’anno precedente si registra un apprezzabile incremento (+5,1%). La distribuzione per natura giuridica mostra che il 65% delle nuove aperture di partita Iva è stato operato da persone fisiche, il 27,7% da società di capitali, il 4,5% da società di persone; la quota dei “non residenti” ed “altre forme giuridiche” rappresenta complessivamente circa il 3% del totale delle nuove aperture.

Rispetto al quarto trimestre del 2018, l’aumento complessivo è dovuto quasi esclusivamente alle persone fisiche (+7,3%), mentre le società di capitali (-0,8%), e le società di persone (-10%) registrano diminuzioni; da segnalare il considerevole aumento di aperture da parte di soggetti non residenti (+91,7%).

Riguardo alla ripartizione territoriale, il 42,7% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 22% al Centro e il 34,7% al Sud e Isole. Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione di genere mostra che il 63% delle aperture è stata operata da maschi (dato stabile rispetto allo stesso trimestre del 2018). Il 42,5% delle nuove aperture è stato avviato da giovani fino a 35 anni ed il 33,1% da soggetti appartenenti alla fascia dai 36 ai 50 anni. Rispetto al corrispondente periodo del precedente anno, si osserva un incremento di aperture crescente al crescere dell’età degli avvianti (dal +0,8% della classe più giovane al +39,7% della più anziana), a testimonianza di come l’esperienza maturata da dipendente si trasformi in voglia di mettersi in proprio come imprenditori o professionisti, stimolati anche dal meccanismo della “Flat Tax” che, con una tassazione al15% e drastica semplificazione delle norme burocratiche.

Peccato che con la Finanziaria 2020, il governo BisConte abbia cambiato le regole del gioco, in spregio alle regole dello Statuto del contribuente, cancellando la possibilità di accedere alla “Flat Tax” per tutti coloro che conseguano redditi da lavoro dipendente superiori ai 30.000 euro. È probabile che nel I trimestre 2020 si assisterà ad un crollo delle partite Iva, con un forte incentivo al ritorno al “nero” per tanti contribuenti marginali.

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