Rapporto Mediobanca sui giganti del WebSoft: sulle attività italiane pagati quattro soldi in tasse

Boom di occupati, Amazon in vetta per assunzioni. Crescita senza sosta, fatturato settore a 850 miliardi. Grazie ai paesi a fiscalità agevolata, risparmiati oltre 49 miliardi nel periodo 2014-2018.

0
842
giganti del websoft

Nel 2018, secondo il rapporto sui giganti del webSoft e dell’economia digitale redatto dall’Area studi di Mediobanca, i giganti del Web e del software hanno generato un giro d’affari di 850 miliardi, in crescita del 24,5% sul 2017 e del 109,7%sul 2014, e danno lavoro a quasi 2 milioni di persone sparse nel mondo (il 6% della forza lavoro di tutte le multinazionali mondiali), segnando un aumento di 902.000 unità sul 2014 (+91,6%, contro il +1% delle multinazionali manifatturiere). La sola Amazon ha determinato oltre la metà di tale incremento.

Amazon è il primo datore di lavoro del settore e ha più che quadruplicato il numero dei propri dipendenti tra il 2014 e il 2018, in parte grazie all’acquisizione di società minori, raggiungendo 647.000 unità nel 2018. Al secondo posto una cinese, JD(179.000 occupati), e al terzo l’americana Oracle (136.000). La prima europea è al settimo posto: la tedesca Sap (94.000) specializzata nella produzione di programmi gestionali per le aziende.

Il 2018 è stato un anno di grande crescita per i giganti del WebSoft, con il fatturato complessivo che ha toccato quota 850 miliardi. Una corsa straordinaria, specialmente se paragonata a quelle delle multinazionali manifatturiere (+13% sul 2014). Sono soprattutto le aziende cinesi a brillare, grazie a ricavi cresciuti del 294% sul 2014. I big americani crescono, invece, “solo” del +91%. Il mercato è sempre più concentrato e il podio resta ancora tutto americano. Nel 2018 i primi tre giganti, Amazon, Alphabet (Google) e Microsoft rappresentano circa la metà dei ricavi aggregati del settore. Amazon (203,4 mld) si conferma in prima posizione per fatturato dal 2014, seguita da Alphabet (119,5 mld) e Microsoft (96,4 mld). Nel 2018 i colossi del WebSoft hanno prodotto utili per 110 miliardi (l’11,7% del totale delle multinazionali mondiali), ciascuno mediamente per circa 15 milioni al giorno. Anche in questo caso la crescita non teme paragoni con quella delle multinazionali manifatturiere: +20,3% per le WebSoft e +4,3% per le altre. Le WebSoft poggiano su una base patrimoniale solida, con mezzi propri tangibili pari in media a 1,1 volte i debiti finanziari. Le società cinesi risultano più solide di quelle Usa. Spiccano Facebook e la giapponese Nintendo che non hanno debiti finanziari.

Alla fine dello stesso anno le WebSoft detenevano 507 miliardi di liquidità, pari a oltre un terzo del totale attivo. Dal 2014 al 2018 la liquidità delle WebSoft è aumentata in media di circa 49 miliardi ogni anno ed è stata utilizzata prevalentemente per acquistare società minori e azioni proprie: nel 2018 i buyback hanno superato di quattro volte quelli del 2014, arrivando a 78 miliardi.

La Borsa è uno dei terreni più fertili per i giganti del WebSoft. Basti pensare che, anche se prese singolarmente, Microsoft, Amazon e Alphabet valgono più dell’intera Borsa italiana. A fine 2018 i giganti del WebSoft concentravano il 21,6% della capitalizzazione delle multinazionali mondiali e valevano oltre otto volte la Borsa italiana e oltre il doppio di quella tedesca, registrando un incremento medio annuo del 19,8% nel 2014-2018. A metà novembre 2019 i colossi del WebSoft capitalizzavano 5.065 miliardi e il podio di Borsa era così rappresentato: Microsoft-Alphabet-Amazon.

In tema di tasse, a fronte di questo genere di fatturati, le filiali italiane dei giganti del WebSoft nel 2018 hanno versato al fisco italianosolo64 milioni di euro, seppur in aumento rispetto ai 59 milioni versati nel 2017, e hanno pagato, a seguito di accordi con le autorità fiscali italiane, sanzioni per un totale di 39 milioni (73 mln nel 2017).

L’aggregato delle controllate italiane ha un peso minimo se confrontato al totale mondiale del settore: nel 2018 il fatturato ha superato i 2,4 miliardi (pari allo 0,3% del totale WebSoft), occupando oltre 9.840 unità (0,5% del totale). A livello mondiale, circa la metà dell’utile ante imposte delle WebSoft è tassato in Paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale cumulato di oltre 49 miliardi nel periodo 2014-2018. Si distinguono Microsoft, Alphabet e Facebook per aver risparmiato rispettivamente rispettivamente 16,5, 11,6 e 6,3 miliardi nel 2014-2018.

La tassazione in Paesi a fiscalità agevolata combinata alla riforma fiscale Usa, e ai crediti d’imposta sulle spese in ricerca, ha fatto sì che nel 2018 il Tax rate effettivo dei giganti del WebSoft risultasse pari al 14,1%, ben al di sotto di quello ufficiale del 22,5%. In particolare, nel periodo 2014-2018 la tassazione in Paesi a fiscalità agevolata ha determinato per Apple un risparmio fiscale cumulato che sfiora i 25 miliardi.

Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, consultate i canali social:

Telegram

https://t.me/ilnordest

Twitter

https://twitter.com/nestquotidiano

Linkedin

https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/

Facebook

https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/

© Riproduzione Riservata