“Bebedouro” la bossanova e samba riviste e modernizzate

L’ultimo lavoro di Zè Renato in Cd di Maximus Brasil.  Di Giovani Greto

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zè renato

Un modo di cantare delicato, sottovoce, ma non sussurrato e mai gridato, lamentoso piuttosto e che si potrebbe accostare a quello di Joao Gilberto o di Chico Buarque, dal quale, per sua stessa ammissione, è stato influenzato nella maniera di comporre: sto riflettendo sulle caratteristiche vocali di Josè Renato Botelho Moschkovich, meglio conosciuto come Zè Renato (Vitoria, Espirito Santo, 1 aprile 1956). Cantautore e chitarrista acustico, fu uno dei fondatori, nel 1979, del gruppo “Bocalivre”, un quartetto di chitarristi  e cantanti particolarmente abile nelle parti vocali, parallelamente ad una carriera da solista iniziata nel 1982 con l’uscita del primo LP “Fonte da vida”.

Bebedouro”, l’ultimo lavoro di Zè Renato, è molto gradevole per una serie di motivi. Una qualità sonora ottima. La professionalità di tutti i musicisti coinvolti nel progetto, sia quelli del trio di base – Cristovao Bastos (piano), Guto Wirtti (basso), Kiko Freitas (batteria) – sia i numerosi ospiti. Arrangiamenti azzeccati. Samba e Bossanova attualizzate, ma mai sconvolte da sperimentazioni pericolose che possano snaturarne le caratteristiche stilistiche e ritmiche. I nove brani in scaletta sono tutti scritti dal leader in collaborazione con un autore diverso, fatta eccezione per Paulo Cesar Pinheiro e Joyce, ognuno responsabile di due tracce.

Nei titoli di apertura e chiusura, entrambi di Pinheiro, rispettivamente “Fonte de rei” e “Pedra do mar”, c’è la partecipazione del “Grupo Subversos”, un tentetto vocale che in “Fonte de rei”si esibisce sia in parti di prima voce, prima dell’ingresso del leader, sia in una serie di vocalizzi per arricchire il canto di Zè Renato o il solo di pianoforte di Bastos. Il tutto su di una soffice struttura di “Samba balançado”, con l’inserimento di un ritmo tradizionale, il “Maracatù”, eseguito dagli Agogò, la coppia di piccole campane metalliche intonate. Funzionale l’accompagnamento con le spazzole di Freitas, che conferiscono quel caratteristico andamento ondeggiante del Samba.

In “Pedra do mar”, Marcelo de Lamare è la seconda voce solista. Il pezzo acquista colore, oltre che per la presenza del coro, per i frequenti interventi, anche solistici, alla marimba e allo steel drum di Arthur Dutra. Ben pensato il finale vocale dei Subversos, assieme ad intersezioni ritmiche e melodiche tra marimba, steel drum e basso elettrico.

Da segnalare due partecipazioni speciali. In “Samba e nada mais”, di Joao Cavalcanti, quella di Dori Caymmi, cantante, figlio di Dorival, il più venerato compositore della musica di Bahia; in “Vamos curtir o amor”, di Moraes Moreira, che ne è coautore, uno dei compositori più versatili della MPB (musica popùlar brasileira): mescola Rock, Samba, Choro, Frevo, Baiao e musica erudita. Qui esegue un recitativo delle prime due strofe.

Avvolgente, grazie ai samplers di Zè Nogueira, protagonista anche al sax soprano, che riproducono il suono delle onde del mare, e delle spazzole di Freitas, è “Naufrago” di Nei Lopes, quasi una accorata narrazione di un amore naufragato.

Arricchita da frequenti interventi della Cuìca, il caratteristico tamburo a frizione, è “Agora e sempre”, una morbida, sognante Bossanova di Capinam. Da segnalare l’ottimo interplay tra i fiati  (sax alto, tromba e trombone), arrangiati da Bastos, che qui suona il piano elettrico, in “Agogò”, un samba trascinante e jazzistico di Moacyr Luz.

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