Tassazione delle auto aziendali: l’imposizione raddoppia per le vetture fino a 160 g/km CO2

Per un utilizzatore medio l’aggravio fiscale annuale proposto dal M5s equivale alla perdita di una mensilità di stipendio. 

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Tabacchi e accise energetiche carico fiscale sulla motorizzazione tassazione delle auto aziendali

Secondo l’ultima versione in ordine di tempo (che non sarà sicuramente quella definitiva) della proposta del Movimento 5 stelle di tassazione delle auto aziendali concesse in uso promiscuo ai dipendenti sarà il livello dei consumi a fare scattare la tassazione maggiorata.

Dopo le vibrate proteste da parte di tutta la filiera automotive all’indomani delle prime indiscrezioni sul disegno di legge di bilancio 2020, il governo BisConte prova a metterci una pezza parametrando la tassazione delle auto aziendali alle emissioni di anidride carbonica delle vetture.

Secondo i tecnici che hanno rivisto per l’ennesima volta una proposta che i più sperano venga cassata durante l’esame parlamentare, prevede tre livelli di soglia per la tassazione delle auto aziendali: nulla varierà rispetto alla situazione attuale con la tassazione al 30% di una percorrenza tipo di 15.000 chilometri annui calcolata secondo le tabelle Aci prelativi ad un modello di auto, se la macchina concessa in uso promiscuo (in parte per lavoro e in parte per il tempo libero) al dipendente è elettrica o ibrida (pochissime quelle presenti nelle flotte nelle aziende italiane) oppure se è in uso ad agenti o rappresentanti di commercio.

L’imposizione raddoppierà dal 30% al 60% se l’auto ha emissioni di CO2 fino a 160 g/km (la stessa soglia che un anno fa fu presa a riferimento dall’allora governo M5S-Lega per far scattare l’ecotassa sulle immatricolazioni di auto nuove), che riguarda la maggioranza delle auto concesse ai dipendenti. Salirà al 100%, triplicando la tassazione, se le emissioni supereranno questa soglia.

L’allarme tra i dipendenti beneficiari dell’auto aziendale è ai massimi livelli, in quanto se la norma sarà approvata dal Parlamento si preannuncia una batosta fiscale che scatterà dal 1 gennaio 2020. Secondo Aniasa, l’Associazione dell’autonoleggio e dei servizi automobilistici aderente a Confindustria, «la norma varrà per tutti i contratti in essere e non solo per quelli di nuova sottoscrizione. Nel caso di aumento al 60% del coefficiente per percorrenza privata, in media il dipendente si troverebbe a pagare circa 1.500 euro annui, un aumento del costo auto del 100%, importo non indifferente per un dipendente con stipendio medio». Di fatto, la maggioranza di sinistra del governo BisConte supportato da M5s,Pd, Italia Viva e schegge varie si prepara ad espropriare praticamente un mese di stipendio a migliaia di lavoratori colpevoli di utilizzare un’auto aziendale.

Non pago di gambizzare i redditi di migliaia di italiani in regola con il fisco, il governo BisConte s’assesta un colossale autodafé: sempre secondo Aniasa «di fronte a tale inasprimento fiscale è preventivabile una riduzione per il primo semestre 2020 di almeno il 10% delle immatricolazioni uso noleggio lungo termine (circa 30.000 unità) con minori entrate per l’Erario e per gli enti locali pari a 190 milioni di euro, minori entrate che aumenterebbero a 260 milioni considerandol’intero comparto dell’auto aziendale».

Vale la pena apportare agli italiani una simile mazzata solo per compiacere l’assurda ideologia pauperistica del M5s?

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