Forum Euroasiatico di Verona riallacciati i rapporti con la Russia

A Verona prove di distensione Russia-Ue. Fallico: «le sanzioni hanno fallito». Tra i paesi Uee cresce interscambio, 29,9%. 

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L’idea della necessità di un’integrazione euroasiatica sta uscendo dai circoli accademici, di nicchia, e sta iniziando a camminare con le sue gambe e al Forum Euroasiatico di Verona, giunto alla sua XII edizione, la teoria incontra la pratica.

«Il progetto sanzioni contro la Russia ha fallito», ha sintetizzato il presidente di “Conoscere Eurasia” e Banca Intesa Russia, Antonio Fallico, in apertura della giornata di discussioni, aggiungendo come «il motivo profondo delle sanzioniconsiste nel non permettere all’economia russa di riprendersi e di volare, diventando un concorrente commerciale pericoloso a livello internazionale. La Russia si era ridotta a nano economico e, secondo i promotori delle sanzioni, sarebbe dovuta rimanere tale, visto il nuovo peso economico e politico acquisito negli ultimi due decenni da Mosca: l’operazione non ha raggiunto gli obiettivi fissati».

Per Fallico «il reale interesse dell’Unione Economica Eurasiatica (Ueea) e della Russia è che l’Unione Europea sia quanto più compatta, forte e indipendente per cogliere appieno le grandi opportunità di business che si aprono nello spazio eurasiatico sino alla Cina e all’India non solo per produrre ricchezza per i Paesi europei, ma anche per concorrere allo sviluppo dell’economia internazionale, che è presupposto indispensabile per il mantenimento della pace. Quindi – prosegue Fallico – il problema non consiste nello scegliere tra Ue, l’Ueea o la “Belt and Road Initiative”: le tre organizzazioni sono complementari e possono operare sinergicamente. A tale riguardo preoccupa constatare che il Vecchio Continente, che per migliaia di anni è stato il faro della civiltà mondiale e vanta una grande cultura umanistica e industriale, è percorso da forti movimenti separatisti, populisti, xenofobi e sovranisti».

Nel mentre il mondo è cambiato e ora vanno ricomposti i pezzi. A dettare la linea del Forum Euroasiatico di Verona, dove intervengono pezzi da novanta dell’universo russo come Igor Sechin, fedelissimo di Vladimir Putin – che ha inviato un messaggio di auguri al Forum – e amministratore delegato del colosso petrolifero Rosneft, o Leonid Mikhelson, patrondella Novatek, astro nascente globale nel settore del gas liquefatto, è Romano Prodi, che siede nel comitato scientificodell’associazioneConoscere Eurasia”, secondo cui «la politica  è diventata un limite per l’economia ed è impossibile fare previsioni accurate. Ma quel che è certo è che stiamo andando verso una frammentazione dei mercati, un percorso di segno opposto a quello della globalizzazione».

Il nuovo mondo, se si deve dare ragione ai vari interventi che si sono alternati al palazzo della Gran Guardia di Verona, ormai vera e propria porta dell’Eurasia in Europa, sarà sempre più caratterizzato da «aggregazione di potenze regionali» in un’ottica di «multipolarità globale». Ecco allora che l’Eurasia, fino a poco tempo fa concetto geopolitico consegnato a fanatici o appassionati della geopolitica, sta diventando di stretta attualità.

«In Asia Centrale, l’Europa e la Russia possono trovare un modo di cooperare, non in contrapposizione alla Cina, ma per riequilibrare il metodo di Pechino», sostiene Stefano Manservisi, già a capo del dipartimento per la cooperazione internazionale della Commissione Europea. Ovvero quella Nuova via della Seta che tante preoccupazioni suscita in Occidente, ma altro non è, sottolinea Prodi, che un modo per consolidare «il dominio regionale» della Cina.

A Verona le prove di disgelo fra Russia e Unione Europea vanno oltre le belle parole e provano a indicare obiettivi reali, che passano dalla cooperazione economica ed energetica. E non è un caso che Igor Sechin abbia scelto proprio il palcoscenico del Forum Euroasiatico per annunciare che Rosneft ha abbandonato il dollaro a «favore dell’euro» come valuta di riferimento per tutti i contratti di export, seguito anche da Leonid Mikhelson, il patron di Novatek, il maggior produttore russo privato di gas naturale liquefatto, che ha affermato «cerchiamo di stipulare i contratti in euro e devo dire che la gran parte è ormai già fatta in euro».

Con l’Italia i Paesi dell’Unione Economica Eurasiatica (Ueea) hanno registrato una crescita dell’interscambio del 23,9%nell’ultimo biennio (Istat); con il resto del mondo l’andamento è raddoppiato: +46,5%. Volano gli scambi globali di Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Armenia, in nome di un’Unione da 180 milioni di abitanti nata 5 anni fa con l’obiettivo di promuovere il libero movimento di merci, oltre che di coordinare le politiche macroeconomiche e l’applicazione di principi di libero scambio.

La “Great Eurasian Partnership” inquadrata nel Rapporto “Commercio e geopolitica della Ueea” della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo e realizzato per il XII Forum Eurasiatico, vale secondo le dogane 866 miliardi di dollari di flussi commerciali con il resto del mondo, contro i 591 miliardi del 2016 e in recupero rispetto al 2013 (1.069 miliardi di dollari). Il saldo import-export è poi nettamente a favore dei Paesi Ueea, con un surplus di quasi 230 miliardi di dollari: più del doppio rispetto al 2016 (107 miliardi di dollari) e ormai sugli stessi livelli pre-sanzioni del 2013 (235 miliardi di dollari), quando ancora non si era costituita l’Unione. Complice ovviamente la risalita dei prezzi degli idrocarburi – quasi 300 miliardi di dollari l’export dei minerali nel 2018, +78% nell’ultimo biennio – ma anche le nuove politiche della regione, con il progressivo trasferimento dei flussi da Occidente verso Oriente.

Quanto all’Italia, idrocarburi e meccanica spingono a 24,9 miliardi di euro gli scambi commerciali nel 2018 con l’Ueea, in risalita del 23,9% nel biennio 2017-2018 rispetto al minimo storico registrato nel 2016 (20,1 miliardi di euro). E anche nel primo semestre 2019, grazie soprattutto a un’impennata degli ordini dal Kazakistan, il trend commerciale si mantiene positivo (+7,1%, a quasi 13 miliardi di euro) con l’export italiano a +7,2% (4,6 miliardi di euro).

Il quadro che emerge, a 5 anni dalla nascita dell’Unione Eurasiatica, è di una forte complementarietà tra i campioni del “Made in Italy” e un mercato eurasiatico da 180 milioni di abitanti, da cui proviene quasi il 25% degli approvvigionamenti mineraridel Belpaese. Protagonisti della crescita nel biennio 2017-18, i macchinari meccanici (+9,9% medio annuo, a 2,6 miliardi di euro nel 2018), tessile e abbigliamento (+4,5% a 1,7 miliardi di euro), gli apparecchi elettrici (+46% a 846 milioni di euro), l’agroalimentare (+20% a 583 milioni di euro), i farmaceutici e altre manifatture in grado di reagire alla crisi geopolitica e di segnare significative crescite, con un valore complessivo dell’export tricolore a 9,2 miliardi di euro nel 2018 (Istat).

«Il livello degli scambi tra Italia e Ueea è in risalita ma ancora a bassi regimi in ordine alle reali potenzialità – ha detto Fallico -, con una dinamica delle importazioni dall’Italia più accentuata rispetto a quella delle esportazioni».

«La compagnia energetica russa Novatek intende cercare partner per favorire l’ingresso del Gnl nel mercato italiano – ha dichiarato l’amministratore delegato e comproprietario della società russa, Leonid Mikhelson, a margine del Forum Eurasiatico -. Cercheremo un partner per l’implementazione del Gnl nel mercato italiano. E’ difficile per noi andare direttamente al compratore, ma avendo un buon partner nel mercato italiano potremo presentarci assieme». Mikhelson ha ribadito la necessità di mantenere prezzi non troppo elevati per quanto riguarda il gas naturale e il Gnl, in modo da «garantire la sua competitività rispetto ad altre fonti energetiche, a fronte del crescente aumento dei consumi». Parlando dello sviluppo del terminal nella penisola di Jamal e dell’importanza fondamentale della regione artica, Mikhelson ha sottolineato quanto una concorrenza positiva tra il Gnl e le altre fonti energetiche sia «cruciale per lo sviluppo del mercato globale».

La compagnia Novatek sta valutando la possibilità di espandere in futuro i terminal di gas naturale liquefatto (Gnl) ancora in costruzione a Murmansk e in Kamchatka ha dichiarato Mikhelson: «valutiamo tale possibilità per Murmansk e in Kamchatka, oltre al trasbordo di 20 milioni di tonnellate, pianifichiamo altri due punti di trasbordo “bord-a-bord”. In seguito, se avremo ancora bisogno di capacità, ci espanderemo».

Novatek prevede di aprire il finanziamento del progetto per Arctic Lng-2 «entro la fine del 2020» ha detto Mikhelson. Arctic Lng-2 è il secondo progetto della società nell’estremo nord della Russia per la produzione di gas naturale liquefatto. Il progetto prevede la costruzione di tre linee di produzione con una capacità di 6,6 milioni di tonnellate ciascuna, per un totale di 19,8 milioni di tonnellate di Gnl l’anno. La data di lancio della prima è fissata nel 2023. Gli azionisti del progetto sono Novatek (60%), Total (10%), Cnooc (10%), Cnpc-Cnodc (10%) e il consorzio giapponese Mitsui & Co e Jogmec Lng (10%).

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