Operazione verità sui contenuti della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) appena approvata dal consiglio dei ministri da parte del Centro studi di Unimpresa secondo cui tra il 2019 e il 2022 è “nascosta” una stangata fiscale da ben 75 miliardi di euro.
Sono riviste in aumento tasse e spesa pubblica, con le entrate che si avvicineranno a quota 900 miliardi nel 2022. Gettito tributario in salita da 503 miliardi del 2018 a 554 del 2022 (506 miliardi nel 2019, 531 miliardi nel 2020, 546 miliardi nel 2021). Pressione fiscale stabile sopra il 42% del Pil. Grazie al calo dello spread, si libera un tesoretto di 8,4 miliardi. Ancora niente revisione della spesa pubblica: le uscite del bilancio dello Stato saliranno complessivamente nel quadriennio in esame di quasi 55 miliardi rispetto allo scorso anno: in crescita la spesa corrente, ferma al palo quella per investimenti. Sale anche il costodel lavoro con i contributi sociali e previdenziali in salita di 18 miliardi.
Per il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, «la rimodulazione dell’Iva di cui si sta parlando nell’ambito della preparazione della legge di bilancio altro non è che l’ennesimo trucco politico che nasconde una stangata da 5 miliardi di euro per i contribuenti. Le premesse di questa manovra ci dicono che siamo di fronte al teatrino già visto negli ultimi anni sistematicamente: chi sta al governo non va a caccia di misure in favore dei contribuenti, ma cerca messaggi per conquistare consenso pubblico. Si va alla ricerca di mance elettorali e non di stimoli per la crescita economica – aggiunge Ferrara -. Il prospettato taglio del cuneo fiscale sarà leggerissimo, appena 40 euro al mese in media per busta paga e solo a partire da luglio 2020, ma l’intervento consente comunque di raccontare qualcosa ai cittadini, di mettere in piedi la storia del governo vicino alle famiglie e alle imprese, di tagli alle tasse anche se ridicoli».
Sulla stessa linea il vicepresidente di Unimpresa, Andrea D’Angelo: «i numeri dicono sempre la verità e smascherano le prese in giro del governo, delle quali siamo ormai stufi. Le promesse politiche da una parte e i numeri dall’altra. Le imprese avrebbero bisogno di pagare meno tasse e invece ne pagheranno sempre di più».
Tornando alle cifre, secondo Unimpresa il Nadef contiene una stangata fiscale da oltre 75 miliardi di euro tra il 2019 e il 2022. Nei prossimi quattro anni le tasse e i contributi previdenziali saliranno di 75,3 miliardi: dagli 813 miliardi del 2018, quest’anno si arriverà a 827 miliardi per poi salire progressivamente fino agli 890 miliardi del 2022, con un’impennata complessiva del 9,25%. Grazie al calo del differenziale sui tasi d’interesse del debito pubblico è in arrivo un tesoretto di 8,4 miliardi dovuto ai minori esborsi sul fronte della spesa per interessi, ma niente revisione della spesa pubblica, sempre annunciata da tutti i governi, ma mai realmente realizzata per timore di irritare qualche potentato o clientela elettorale: le uscite dal bilancio pubblico cresceranno sistematicamente, tant’è che dagli 853 miliardi dello scorso anno si arriverà ai 909 miliardi del 2022 per un aumento complessivo di quasi 55 miliardi pari a una crescita del 6,42%.
Non solo: secondo la Nadef sono destinati a salire anche i versamenti allo Stato per contributi sociali e previdenziali: l’incremento, che produce effetti sul costo del lavoro per le imprese, sarà di oltre 20 miliardi.
Secondo l’analisi di Unimpresa, il totale delle entrate tributarie si attesterà a quota 506,3 miliardi alla fine del 2019: di questi, 250,1 miliardi sono le imposte dirette (come Irpef, Ires, Irap, Imu), 255,1 miliardi le indirette (come Iva, accise, registro) e 1,1 miliardi le altre in “conto capitale”. Si tratta di una voce del bilancio pubblico che salirà a 531,7 miliardi nel 2020 (rispettivamente 250,3 miliardi, 280,3 miliardi e 1,1 miliardi), a 546,3 miliardi nel 2021 (rispettivamente 254,8 miliardi, 290,4 miliardi e 1,1 miliardi), a 554,8 miliardi nel 2022 (rispettivamente 258,1 miliardi, 295,5 miliardi e 1,1 miliardi). Complessivamente, considerano la variazione di ciascun anno del quadriennio in esame rispetto al 2018, l’aumento delle entrate tributarie nelle casse dello Stato sarà pari a 51,1 miliardi (+10,16%): le imposte dirette cresceranno di 9,3 miliardi (+3,74%), le indirette di 42,3 miliardi (16,71%) e le altre si ridurranno di 458 milioni (-29,17%).
Cresceranno anche le entrate relative a contributi sociali (previdenza e assistenza): dai 234,9 miliardi del 2018, si passerà ai 241,4 miliardi del 2019, ai 245,4 miliardi del 2020, ai 249,3 miliardi del 2021, ai 254,9 miliardi del 2022. L’incremento complessivo di questa voce, che ha effetti sul costo del lavoro per le imprese, sarà pari a 20,1 miliardi (+8,53%). In salita, poi, anche le altre entrate correnti per 4,1 miliardi (+5,43%). Ne consegue che il totale delle entrate dello Stato aumenteràdi 75,3 miliardi (+9,25%) rispetto al 2018 nei prossimi quattro anni: dagli 827,1 miliardi del 2019 si passerà agli 857,1 miliardi del 2020, agli 875,2 miliardi del 2021 e agli 889,1 miliardi del 2022.
Nessuna variazione particolarmente significativa per la pressione fiscale, destinata a restare stabile. Il totale delle entrate dello Stato rispetto al Pil, arrivate a quota 41,8% nel 2018, si attesterà al 41,9% nel 2019, al 42,6% nel 2020, al 42,6% nel 2021 e al 42,3% 2022. Tutto questo con una crescita assai modesta: il Pil dovrebbe crescere, secondo la Nadef, dell’1,01% quest’anno, dell’1,02% nel 2020, dell’1,02% nel 2021 e dell’1,03% nel 2022.
Accanto alla crescita delle tasse, c’è quella della spesa pubblica. La revisione della spesa pare inefficace: il totale delle uscite – arrivate a 854,6 miliardi nel 2018 – si attesterà a 868,2 miliardi nel 2019, a 884,2 miliardi nel 2020, a 899,4 miliardi nel 2021 e a 909,4 miliardi nel 2021. Complessivamente, rispetto al 2018 ci sarà un incremento della spesa di 54,8 miliardi(+6,42%). Saliranno le uscite correnti per complessivi 59,4 miliardi (+8,13%). In leggero aumento la spesa in conto capitale ovvero la voce che riguarda gli investimenti pubblici, specie quelli in infrastrutture e grandi opere: lo Stato aumenterà lievemente questa voce e ci sarà una crescita complessiva di 3,8 miliardi (+6,62%). Risparmi in arrivo sul fronte della spesa per il servizio del debito pubblico (interessi passivi) che calerà, secondo le previsioni del governo, per a 8,4 miliardi (-13,13%)
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