Mestre, chiedono carne “halal” in mensa, scoppia la polemica

Lega, «apoteosi dell'assurdo, altro che integrazione». Khezraji, «tema molto secondario». Donazzan: «la scuola serve all’integrazione, non al suo contrario». 

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A Mestre scoppia l’ennesimo caso di mancata integrazione tra il territorio d’accoglienza e un gruppo di genitori bengalesi mussulmani che hanno chiesto alla dirigenza della scuola elementare frequentata dai loro figli di potere frequentare la mensa consumando secondo i precetti della legge islamica, ovvero pietanze senza la presenza di carne di maiale e, soprattutto, con carne “halal” macellata secondo il metodo che prevede lo sgozzamento e il dissanguamento dell’animale vivo senza preventivo stordimento.

La richiesta che ha sollevato polemiche. Il caso della dieta religiosa è scoppiato in occasione del del primo incontro delle famiglie degli alunni con le maestre della primariaCesare Battisti”, istituto comprensivoGiulio Cesare”, dove le classi hanno oltre il 60% di bambini stranieri. Per il momento la dirigente scolastica si è limitata a consigliare ai genitori dei ragazzi musulmani «di richiedere sul modulo di iscrizione al servizio mensa un menù senza carne, non potendo garantire la carne “halal”». In questo modo i bimbi potrebbero integrarla durante la cena a casa.

La Lega ha protestato in modo veemente: «siamo davvero all’apoteosi dell’assurdo – ha commentato il deputato Alex Bazzaro -. Quanto sta accadendo nella Scuola primaria “Cesare Battisti” è davvero vergognoso. Ora i genitori dei bambini musulmani più integralisti pretendono di avere per i loro figli una dieta religiosa con carnehalal”. Alla faccia dell’integrazione! Una deroga al menù si può comprendere naturalmente per esigenze mediche – conclude Bazzaro -, ma non volersi integrare e non voler accettare gli usi e i costumi del nostro Paese, cucina compresa è inaccettabile. Ritengo inoltre dannoso per i bambini stessi prevedere un “menu musulmano” che tutto è tranne che esempio di integrazione e comunità». Oltre ad essere inutilmente crudele verso gli animali.

Non tutto il mondo mussulmano veneto è concorde con la richiesta formulata a Mestre. Per Abdallah Khezraji, presidente di Cittadinanza Attiva, il coordinamento delle associazioni delle oltre 130 etnie che vivono in provincia di Treviso, rappresenta un argomento «molto secondario rispetto ad altri che caratterizzano il dialogo fra culture ed il percorso verso una effettiva parità di diritti fra italiani e stranieri. Credo che dovremmo concentrare gli sforzi su temi più importanti come quelli collegati al diritto di cittadinanza, al lavoro e vari altri che stanno alla base della costruzione di un’autentica convivenza fra cittadini di nazionalità e culture diverse».

Il suggerimento a chi sostiene la richiesta della carnehalal” nelle scuole, secondo Khezraji è di accantonare l’istanza, le cui ripercussioni sarebbero sproporzionate rispetto alla consistenza dell’argomento in sé, e di «limitarsi ad esigere dalle strutture scolastiche pubbliche la somministrazione di cibi sani ed una corretta educazione ad una alimentazione equilibrata». Un approccio dunque «più elastico» nell’adesione alle regole dell’essere musulmani. «Mio figlio ed io ci dichiariamo musulmani – conclude Khezraji – ma non gli ho mai rivolto alcuna osservazione se lui non rispetta il ramadan o se mangia un panino al prosciutto».

Sulla questione interviene anche l’assessore regionale all’istruzione, Elena Donazzan: «la scuola serve per favorireun’integrazione a 360 gradi. La vera integrazione però non è a senso unico, e la mensa scolastica fa parte di questo processo. E’ anch’essa una modalità didattica all’interno del più vasto programma scolastico ed è uno sforzo importanteanche sotto l’aspetto dell’educazione e  dell’integrazione. Richieste come quelle avanzate dai genitori bengalesi di Mestre sono l’esatto contrario».

«Questi genitori – aggiunge Donazzan – hanno scelto di venire in Italia e credo sia un loro preciso dovere favorire un’integrazione piena dei loro figli. Se i loro bimbi non possono mangiare determinati cibi per motivi di salute, non c’è problema. In caso contrario, faccio loro presente che, se quanto approntato dalla mensa per tutti i bambini non è di loro gradimento, possono senza problemi farli nutrire con alimenti equivalenti sotto l’aspetto nutrizionale».

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