Alloggi turistici, l’impennata di Airbnb in Veneto

Michielli (Federalberghi): «la Regione ha varato i codici identificativi, ora servono controlli a tappeto». 

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Alloggi turistici: in Veneto l’impennata di Airbnb è lo specchio di un fenomeno fuori controllo. Il presidente di Federalberghi Veneto e vicepresidente nazionale, Marco Michielli, la chiama “shadow economy”, ed è un mercato che si espande invisibile con conseguenze visibilissime sul piano erariale e dello spopolamento dei centri storici, a cominciare da Venezia.

Ad agosto di quest’anno, solo su Airbnb erano 27.339 gli alloggi in vendita in Veneto (nel 2009 erano solo 22), 7.726 in più rispetto allo stesso mese del 2017. Un incremento del 39,39% in soli 2 anni, che corrisponde a un decremento in termini di sicurezza e di entrate per lo Stato, oltre che in un danno verso le imprese turistiche tradizionali e coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza.

La classifica di Federalberghi nazionale, nel Rapporto sul sommerso turistico – “Le bugie della sharing economy a confronto con i dati reali” – vede in testa la provincia di Venezia, con 12.720 alloggi in vendita ad agosto su Airbnb; seguono Verona(7.267), Treviso (1.835), Belluno (1.797), Padova (1.764), Vicenza (1.348) e Rovigo (608).

Fra i comuni, spicca il centro storico lagunare, con 9.097 alloggi in vendita, seguito da Verona (2.904), Bibione (1.167), Padova (973), Jesolo (596) e Peschiera del Garda (457).

«Nella maggioranza dei casi l’attività non è un’occasionale fonte di reddito, ma un vero e proprio business che crea evidenti squilibri in termini di ricadute sul sistema economico – spiega Michielli –. A fatturati/ricavi consistenti, nella “shadow economy” non corrispondono apporti equivalenti in termini di contributo all’erario e di sostegno all’occupazione e al reddito. Il Web rivela la sua doppia faccia: abbatte le barriere comunicative, ma allo stesso tempo instaura un regime di mercato senza più regole che annienta il principio della concorrenza, a danno dei consumatori prima ancora che delle imprese».

Secondo Michielli «il principiostesso mercato, stesse regole” è completamente saltato. Per ripristinarlo, bisogna irrobustire le disposizioni relative al regime fiscale delle locazioni brevi, con l’obiettivo di far pagare le tasse a tutti e di proteggere consumatori e lavoratori. Senza contare che, saltato questo principio siamo tutti meno sicuri: un albergatore è obbligato a trasmettere i dati degli ospiti alla Questura, questo tipo di “imprenditore” invece non lo fa. Gli ospiti del sommerso, che siano onesti cittadini o pericolosi terroristi sono come fantasmi, rimangono invisibili».

Ora servono controlli seri per evitare che il fenomeno esca fuori di controllo: per Michielli «i comuni, i sindaci devono attivare controlli a tappeto su tutti i locatori di appartamenti ad uso turistico».

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