Impiegare medici neolaureati in ospedale abilitati ma privi di specializzazione è «illegittimo e pericoloso» e per «bloccare questa iniziativa sul nascere, al fine anche di evitare l’emulazione da parte di altre Regioni», il principale sindacato della categoria medica, l’Anaao Assomed ha dato mandato ai propri avvocati di «impugnare le delibere della Regione Veneto e di inviare un esposto-denuncia alla Corte dei Conti».
Il percorso della Regione Veneto propone di impiegare 500 medici con la sola abilitazione nei pronto soccorso e nei reparti di Medicina e Geriatria, dopo un corso di 92 ore in aula più due mesi di tirocinio in corsia. Ma, in questo modo, dichiara Carlo Palermo, segretario nazionale del sindacato, a essere «compromessa è la qualità e la sicurezza delle cure. Come si può pensare di inviare poi questi colleghi allo sbaraglio in prima linea nei reparti che accolgono pazienti acuti e nei pronto soccorso, creando così condizioni organizzative di grave rischio per la salute degli utenti?».
Questa «scelta politica e tecnica incosciente ed inaccettabile» rappresenta anche una «mortificante e costosissima area di parcheggio per i giovani colleghi neolaureati, senza alcuna prospettiva professionale che comporta un autentico spreco di danaro pubblico». Il provvedimento, pensato per arginare la grave carenza di specialisti, finanziato con 25 milioni di euro, per Palermo «sarebbe stato molto meglio utilizzare queste risorse per incrementare il numero delle borse di specializzazionedi competenza regionale».
A fianco dell’Anaao Assomed, anche i vertici della Federazione Medici di Medicina Generale (Fimmg), Sindacato Medici Italiani (Smi), Sindacato Nazionale Autonomo dei Medici Italiani (Snami), Cisl Medici, Fp Cgil medici, Sindacato Italiano medici del territorio (Simet) e il Sindacato di medicina Ambulatoriale Italiana (Sumai), che in una nota congiunta rilevano come «la delibera del 14 agosto della Regione Veneto in nome dell’emergenza nasconde lo svilimento della professione medica e della sua autorevolezza. La carenza attuale di specialisti non giustifica il mettere in discussione i percorsi formativi di coloro che hanno e avranno in mano la vita ed il benessere dei cittadini – prosegue la nota -. Sostenere che la sola formazione sul campo in tempi ridotti sia sufficiente per le attività richieste ad un medico dell’emergenza urgenza di oggi è un pericolosissimo ritorno al passato e alle sue statistiche di aspettativa di vita».
Secondo i sindacati dei medici «è irresponsabile che questo venga sostenuto dal presidente degli Ordini della regione Veneto. siamo pienamente d’accordo con la Federazione Nazionale degli Ordini (Fnomceo), che ritiene sia inaccettabile il tentativo di trasformare parte della professione in manodopera a basso costo».
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