Un orologio al radiocarbonio super-preciso per ricostruire l’evoluzione umana

Progetto di ricerca dell’Università di Bologna. Le sue “lancette” dagli anelli degli alberi a carote di ghiaccio.

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orologio al radiocarbonio

Un orologio al radiocarbonio super-preciso potrebbe risolvere alcuni enigmi dell’evoluzione dell’uomo, con l’aiuto di “lancette” come potrebbero essere gli anelli di accrescimento degli alberi o le carote di ghiaccio, la cui realizzazione è l’obiettivo della ricerca del Dipartimento di chimica dell’Università di Bologna coordinata da Sahra Talamo.

La ricerca punta ad ottenere un sistema di datazione più preciso di quello tradizionale basato sul Carbonio-14. Quest’ultimo, osserva Talamo, «non riesce a raggiungere un’alta precisione nel periodo compreso tra 50 e 15.000 anni fa», un periodo cruciale che corrisponde all’arrivo dell’Homo sapiens in Europa, alla convivenza tra Homo Sapiens e Neanderthal e alla scomparsa dei secondi per cause ancora sconosciute.

Il progetto, chiamato “Resolution”, punta a ricostruirne la cronologia grazie a un importante finanziamento dello European Research Council (Erc), l’organismo della Commissione Europea che finanzia le ricerche di frontiera. «L’obiettivo è arrivare a scandire gli eventi del passato con la precisione di un orologio del futuro», spiega Talamo.

Con lei lavorerà il paleoantropologo Stefano Benazzi, del dipartimento dei Beni culturali dell’Università di Bologna e vincitoredi un altro finanziamento Erc. Il suo progetto, “Success”, sta cercando risposte alle stesse domande. Il radiocarbonio ha rivoluzionato l’archeologia, introducendo un metodo oggettivo per la datazione dei reperti antichi e delineando scale temporali per la preistoria europea, dal neolitico all’età del bronzo.

Il metodo si basa sulla rilevazione, nei campioni organici, di un isotopo radioattivo del carbonio, il Carbonio-14, comunemente presente nell’atmosfera, ma non in modo costante nel tempo. Per rendere più precisa questa tecnica il gruppo di Talamo prevede di integrare i dati del Carbonio-14 con quelli ottenuti dagli anelli degli alberi e con quelli di un altro isotopo, il Berillio-10, imprigionato nelle carote di ghiaccio polare: «sia la produzione di Carbonio-14, sia quella di Berillio-10 sono controllate da meccanismi comuni», dice Talamo, e creando una corrispondenza tra queste scale temporali si può arrivare a una migliore calibrazione.

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