Mentre qualcuno blocca l’autonomia delle regioni del Nord basandosi sulla necessità di garantire l’unitarietà della scuolaitaliana, i dati dei test Invalsi dimostrano come esistano non solo due italie, ma più italie, con gli studenti di quel Sud fortemente indietro in termini di preparazione rispetto a b del Nord, con gli alunni del NordEst che mediamente eccellono su tutti.
Il livello di istruzione degli studenti italiani lascia molto a desiderare, in particolare al Sud, dalle elementari e fino all’ultimoanno delle superiori secondo quanto emerge dai primi risultati dei test Invalsi somministrati quest’anno.
I ragazzi di terza media che in italiano mostrano un difficile apprendimento e non raggiungono un livello adeguato di traguardi previsti sono il 30% al NordOvest, il 28% nel NordEst, il 32% al Centro, ben il 40% al Sud e il 46% sulle Isole. In matematica, se possibile, il quadro peggiora e appare ulteriormente differenziato fra le diverse aree del Paese: la percentuale di alunni che non arriva ad un livello adeguato è del 32% nel NordOvest, del 28% nel NordEst, del 35% nel Centro, del 48% nel Sud e del 56%nelle Isole. In generale in alcune regioni del Mezzogiorno (in particolare Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, guarda caso feudi M5s) punte del 55-50% di ragazzi di terza media presenta livelli molto bassi soprattutto in matematica e inglese, ben al di sotto dei traguardi stabiliti dalle indicazioni nazionali.
In seconda superiore non raggiunge il livello adeguato in italiano il 21% degli studenti del NordOvest, il 20% di quelli del NordEst, il 29% degli studenti del Centro, il 40% di allievi del Sud e il 44% degli studenti delle Isole. Al termine delle scuole superiori, gli allievi che raggiungono risultati molto bassi in italiano sono circa il 13% del totale, ma questa quota supera il 20% in Campania, Basilicata e Sicilia, per arrivare al 25% in Calabria. Risultati che si riflettono anche nella capacità espressiva di molti parlamentari espressione di questi territori.
Un quadro desolante quello presentato dai test Invalsi sulle rilevazione degli apprendimenti nelle classi II e V delle elementari, nella classe III della scuola secondaria di primo grado e nelle classi II e V della scuola secondaria di secondo grado. I test Invalsirivelano un’ignoranza particolarmente forte degli alunni italiani in matematica, fin dalle elementari e soprattutto in alcune aree del Paese. Sono incoraggianti invece i risultati d’inglese degli allievi della scuola primaria italiana e rispetto allo scorso anno si registra un miglioramento nelle prove di ascolto. L’88,3% degli allievi della V elementare raggiunge il livello A1 del Qcer nella prova di lettura (reading) e l’84% di allievi il livello A1 del Qcer nella prova di ascolto (listening). Al Nord e al Centro gli allievi che raggiungono il livello A1 di reading sono circa il 90%, mentre al Sud circa l’85%. Per il listening, invece, gli allievi che si collocano al livello A1 sono circa l’87% al Nord e al Centro, mentre circa il 78% al Sud. Alle superiori invece, nella prova di lettura in inglese, all’ultimo anno della scuola secondaria superiore, il 51,8% degli studenti delle scuole italiane raggiunge il B2 ma il 10,6% non raggiunge il B1, ossia si posiziona a un livello di competenza molto basso dopo 13 anni di scuola.
«Oltre ad alcuni innegabili segnali di preoccupazione, i risultati contengono anche alcune tendenze incoraggianti e spunti di immediato intervento migliorativo», ha osservato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti alla presentazione dei dati. Ed effettivamente, rispetto al 2018 Invalsi riscontra un leggero miglioramento degli esiti complessivi. Bussetti ha poi fatto notare come i test Invalsi siano uno strumento che consente di avere una foto articolata e dettagliata del lavoro fatto e di quanto bisogna svolgere.
Chi vorrebbe toglierne l’obbligatorietà punta solo a nascondere sotto il tappeto l’impreparazione di molti insegnanti e di tante, troppe scuole, quasi sempre concentrate in quelle regioni che vorrebbero portare al loro livello d’insufficienza i migliori, invece di investire nel miglioramento delle proprie carenze.
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