Prezzi dei carburanti: “tornare ai prezzi amministrati, così come sta accadendo in Francia”

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LNT divina 5 1La proposta dei presidenti della Commissione prezzi e tariffe del Senato, Sergio Divina, e Commissione industria della Camera, Manuela Dal Lago

Nuova tappa in quella che si potrebbe definire a tutti gli effetti la guerra dei prezzi dei carburanti condotta dai petrolieri a danno dei consumatori. Più volte, associazioni dei consumatori e organismi parlamentari hanno denunciato la doppia velocità dei prezzi di benzina e gasolio nell’adeguarsi alle dinamiche internazionali: molto lenta quando si tratta di seguire i ribassi delle quotazioni internazionali del greggio, velocissima quando la tendenza appare minimamente al rialzo, sfruttando ogni genere di situazioni internazionali. Due pesi e due misure che sanno tanto di politiche di cartello che, al momento, sono difficili da smantellare, complice un Governo con le braghe a mezz’asta specie nei confronti dei poteri forti.

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Che la misura della sopportazione sia quasi colma lo dimostra la proposta congiunta dei due presidenti delle commissioni Industria della Camera, la vicentina Manuela Dal Lago, e Prezzi e tariffe del Senato, il trentino Sergio Divina. I due esponenti leghisti hanno preso le mosse dalle iniziative del neo presidente francese Francois Hollande: “il nuovo leader francese, allarmato del livello da lui giudicato insostenibile dei prezzi di benzina e di gasolio – che sono anche di 20 cent inferiori a quelli italiani – ha proposto in campagna elettorale di mettere un tetto ai continui rincari dei carburanti, da lui giudicati inammissibili. Lo ha annunciato in campagna elettorale e ora lo sta attuando” dicono Divina e Dal Lago, i quali auspicano “un intervento simile anche in Italia, se solo ci fosse la volontà politica da parte dell’attuale Governo Monti”.

Un provvedimento simile, secondo i due parlamentari leghisti, sarebbe tecnicamente fattibile: “basterebbe tornare ad un regime di prezzi amministrati, com’era fino al 1992 quando erano fissati dal Cip (Comitato interministeriale prezzi) o sorvegliati, com’era fino al 1994. Prima di scaricarsi sui consumatori, i petrolieri dovevano giustificare per filo e per segno tutte le condizioni per ottenere un ritocco al rialzo, mentre quando la tendenza si invertiva era il Cip ad intervenire rapidamente”. Divina e Dal Lago commentano anche le più recenti giustificazioni addotte dai petrolieri per i continui rincari delle ultime settimane, guarda caso coincise con il grande esodo estivo e, quindi, con i picchi dei consumi: “inutile nascondersi dietro il pretesto della salutazione dell’euro sul dollaro degli ultimi mesi o del ricotto all’insù delle accise deciso dal Governo Monti. Già nei primi giorni d’agosto le compagnie petrolifere avevano provveduto a rincarare di 2,3 centesimi i listini consigliati portando i prezzi medi serviti a 1,870 euro al litro per la benzina, 1,759 per il diesel e 0,765 per il gpl. Con punte massime fino a 1,952 per la verde. Quelli utilizzati dall’Unione petrolifera sono solo dei pretesti, buoni solo per continuare a fare gli interessi degli associati a discapito di quelli di tutti i consumatori e del Paese”.

Il senatore Divina è preoccupato di cosa accadrà dopo il 3 settembre, quando cesserà la campagna promozionale degli “scontoni” inaugurata da Eni (ed immediatamente seguita anche dalle altre maggiori compagnie): “durante i de mesi estivi di vigenza dei maxisconti al fine settimana presso i selfservice sono mutate le abitudini degli automobilisti, che sono corsi in massa a fare il pieno, disertando i distributori per tutto il resto della settimana. Gli stessi gestori si sono accorti degli effetti di quest’iniziativa, che ha contribuito a rilanciare in parte i consumi altrimenti in vistoso calo su base annuale. Il rischio è che a campagna sconti conclusa, il mercato subisca un nuovo forte crollo nelle vendite, con ripercussioni su tutta la filiera”. Per evitare questo probabile scenario, Divina chiede “al Governo di farsi immediatamente parte attiva per tagliare gran parte delle accise gravanti sui carburanti che ammontano ad oltre il 60% del prezzo finale, per rilanciare i consumi e, di conseguenza, il gettito fiscale che è calato, l’economia ed il turismo. Un provvedimento volano semplice da attuare capace di dare una mano a risollevare il Paese”.