La provincia di Trento ha varato l’assestamento di bilancio 2019 che ora sarà sottoposto all’approvazione degli organi consiliari competenti, una “manovra” che libera risorse per 262 milioni di euro.
Oltre all’assestamento di bilancio 2019-2021, la Giunta provinciale ha presentato anche il Defp–Documento di economia e finanza provinciale 2020-2022, all’interno del quale vengono evidenziate le politiche da adottare a partire dal 2020 (analogamente al Def nazionale), che per legge deve essere approvato entro il 30 giugno e il programma di sviluppo provinciale, principale documento di programmazione della legislatura, che verrà approvato a metà luglio, alla conclusione dell’ampia fase di consultazione con gli enti locali, le categorie economiche e sociali, ma anche tutti i cittadini, che nelle scorse settimane hanno potuto far pervenire alla Provincia le loro osservazioni per via telematica.
L’assestamento di bilancio contiene alcune decisioni importanti, testimonianza puntuale degli orientamenti generali della nuova Giunta provinciale a trazione leghista, la prima nella storia dell’Autonomia trentina dopo cinquant’anni di governo ininterrotto del centro sinistra, a partire da forte attenzione alle famiglie e alle politiche per incentivare la natalità (anche se con modalità discutibili) ed un deciso impulso alla realizzazione di nuove infrastrutture a servizio del territorio. Si conferma inoltre l’impegno per riparare i danni prodotti della tempesta Vaia dell’ottobre dello scorso anno.
L’assestamento prevede innanzitutto di consolidare e integrare gli investimenti in opere pubbliche, confermando le opere già programmate nel corso della precedente legislatura e arricchendole con nuovi investimenti, fra cui la variante di Pinzolo, il collegamento Mori-Passo San Giovanni, la circonvallazione di Rovereto (con risorse di A22). A queste risorse si aggiungono 60 milioni di euro per il finanziamento di investimenti dei comuni tramite Cassa del Trentino. Nel triennio si prevede di investire oltre 1,4 miliardi di euro.
Si rafforzano inoltre le politiche a sostegno della natalità attraverso un ulteriore abbattimento delle tariffe degli asili nido e con l’attivazione di un assegno di natalità per i nuovi nati, a partire dal 1 gennaio 2020, da corrispondere al bambino fino al compimento del terzo anno di età, con uno scalare in crescita fino al terzo figlio messo al mondo nel breve arco di 5 anni. Un “premio di produttività” tutto sommato limitato che, oltre a non coprire affatto i maggiori costi che un figlio comporta sul bilancio familiare, è ancora decisamente lontano dal più efficiente criterio tedescoche per incrementare le nascite prevede contributi alle famiglie decisamente sostanziosi (900 euro al mese) solo per il terzo figlio e fino al compimento di questo della maggiore età. Cosa ben diversa dai soli 5.040 euro elargiti dalla giunta leghista per le famiglie con tre figli.
Vengono anche proseguiti gli interventi di ripristino a seguito della calamità naturale del 2018, tenuto conto anche del piano di investimenti ammessi a finanziamento da parte dello Stato (360 milioni di euro circa, di cui 153 nel 2019). Previste infine anche misure a sostegno delle attività economiche, della promozione turistica, del lavoro, delle politiche per la casa, della scuola, della cultura, oltre ad un giro di vite per gli immigrati.
Per quanto riguarda il Defp 2020-2022, il documento individua le politiche da adottare nel triennio 2020-2022, collegate alle sette aree strategiche e agli obiettivi di medio lungo periodo definiti dalle Linee guida per il Programma di Sviluppo Provinciale della XVI legislatura.
Il Defp rappresenta il primo “mattone” di quella costruzione che sempre a fine anno trova suo compimento nella manovra finanziaria. In autunno con l’aggiornamento del documento si indicheranno gli interventi più rilevanti da realizzare a precisazione delle politiche descritte. Il Defp infatti va approvato entro il 30 giugno di ogni anno.
Al netto degli accantonamenti per il contributo al risanamento delle finanze nazionali, le risorse effettivamente disponibili in Trentino passeranno da 4.749 milioni di euro nel 2019 a circa 4.500 milioni di euro nel biennio 2020-2021, per ridursi a circa 4.300 milioni di euro nel 2022. Un’autonomia decisamente meno ricca rispetto a quella del confinante Alto Adige. Se a questo sommiamo i possibili effetti della “Flat tax”, il quadro diventa più complesso. Da un lato, la prevista riduzione fiscale potrebbe stimolare i consumi e gli investimenti, con effetti benefici sull’economia locale, ma non è scontato che questo effetto si produca subito, mentre il fabbisogno dell’amministrazione, per gestire tutte le competenze previste dall’Autonomia, rimane costante soprattutto a causa del notevole peso della spesa corrente che andrebbe decisamente efficientata.
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