Italia, negli ultimi 15 anni boom della tassazione locale: +114,4%

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CGIA giuseppe bortolussi microfono 1
CGIA giuseppe bortolussi microfono 1Studio della Cgia di Mestre secondo cui su ogni italiano le tasse locali pesano per 1.684 euro. Nel 2012 la situazione è destinata a peggiorare. Bortolussi: “bisogna riprendere la strada del federalismo fiscale”

Non c’è solo l’Erario statale a rapinare le tasche sempre più vuote dei contribuenti italiani: ci sono pure gli enti locali. Tra il 1996 e il 2011, il gettito riferito alla tassazione locale è più che raddoppiato: +114,4%. Sempre in questo lasso di tempo, le entrate fiscali di regioni, province e comuni sono passate da 47,6 a 102 miliardi di euro, mentre nel medesimo periodo di tempo l’amministrazione centrale si è “accontentata” di incrementare le entrate “solo” del 9%. Se nel 1996 il gettito era di 320,9 miliardi, nel 2011 l’Erario ha incassato 349,9 miliardi di euro, mentre il Pil nazionale, sempre in questi ultimi 15 anni, è cresciuto del 15,4%.

Nel 2011 ogni italiano ha ipoteticamente versato nelle casse delle autonomie locali ben 1.684 euro.

Sono questi i principali risultati di un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre: dati riferiti al 2011 e a prezzi costanti al netto dell’inflazione. “Purtroppo – dice Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – la situazione è destinata a peggiorare. Con l’introduzione dell’imposta municipale sulla prima casa e l’aumento registrato dalle addizionali Irpef regionali e comunali, nel 2012 le entrate in capo alle autonomie locali sono destinate a subire un’ulteriore impennata”.

Dalla Cgia ricordano che le principali imposte locali regionali che gravano su cittadini ed imprese sono:

IRAP (imposta regionale sulle attività produttive);

Addizionale regionale IRPEF;

Tassa automobilistica (bollo auto);

Addizionale regionale all’accisa sul gas naturale;

Tassa sulle concessioni regionali;

Tassa diritto studio universitario.

Quelle più significative applicate dalle province sono:

Imposta sulle assicurazioni RC auto;

Imposta provinciale di trascrizione (autoveicoli, camion e rimorchi);

Addizionale provinciale sul consumo di energia elettrica (diverso da abitazioni);

Tributo provinciale per i servizi di tutela, protezione e igiene dell’ambiente.

Infine, le più importanti in capo ai Comuni sono:

ICI (imposta comunale sugli immobili). Si ricorda che l’Imu è stata introdotta nel 2012;

TARSU/TIA (tassa sui rifiuti);

Addizionale comunale IRPEF;

Tassa occupazione spazi e aree pubbliche;

Imposta comunale sulla pubblicità e diritto sulle pubbliche affissioni;

Addizionale sul consumo di energia elettrica (abitazioni).

Tutte queste imposte vanno ad aggiungersi a quelle principali incassate dallo Stato, che sono:

IRPEF (imposta sui redditi delle persone fisiche);

IRES (imposta sui redditi delle società);

IVA (imposta sul valore aggiunto);

Accise (carburanti, oli minerali, tabacchi, gas metano, energia elettrica);

Imposta di registro;

Imposta ipotecaria;

Imposta catastale;

Imposte su donazioni e successioni.

“Per invertire la rotta – prosegue Bortolussi – bisogna attuare il federalismo fiscale. Solo così saremo in grado di abbassare il carico fiscale sia al centro sia in periferia, grazie ad una maggiore responsabilizzazione dei governatori e dei sindaci. Per il suo definitivo compimento, purtroppo, mancano ancora da definire due tasselli importanti: i costi standard nella sanità e quelli degli enti locali. Due misure di cui il Governo dovrebbe accelerare la realizzazione per dare il via definitivo ad una vera rivoluzione che riscriverebbe i rapporti tra il fisco ed i contribuenti. Ricordo, tra le altre cose, che in Europa i Paesi federali presentano un costo complessivo della pubblica amministrazione pari alla metà di quello registrato dai Paesi con un assetto istituzionale centralizzato”.

Come si è giunti a questa esplosione della tassazione locale che contribuisce a deprimere la capacità di risparmio e il potere d’acquisto dei contribuenti? “L’aumento delle tasse locali – sottolinea Bortolussi – è il risultato del forte decentramento fiscale iniziato negli anni ’90 del secolo scorso. L’introduzione dell’Ici, dell’Irap e delle addizionali comunali e regionali Irpef hanno fatto impennare il gettito della tassazione locale che è servito a coprire le nuove funzioni e le nuove competenze che sono state trasferite alle autonomie locali. Non dobbiamo dimenticare che, negli ultimi 20 anni, regioni e comuni – conclude Bortolussi – sono diventate responsabili della gestione di settori importanti come la sanità, il sociale e il trasporto pubblico locale senza aver ricevuto un corrispondente aumento dei trasferimenti. Anzi. La situazione dei nostri conti pubblici ha costretto lo Stato centrale a ridurli progressivamente, creando non pochi problemi di bilancio a tante piccole realtà amministrative locali che si sono ‘difese’ aumentando le tasse locali”.


Entrate fiscali delle Amministrazioni Centrali e Locali

anni 1996-2011

(dati espressi in milioni di euro a prezzi costanti 2011)

Amministrazioni Centrali

var.%
(su anno prec.)

Amministrazioni Locali

var.%
(su anno prec.)

PIL

var.%
(su anno prec.)

1996

320.903

47.617

1.369.427

1997

346.875

+8,1

49.801

+4,6

1.406.484

+2,7

1998

342.245

-1,3

82.206

+65,1

1.438.486

+2,3

1999

359.128

+4,9

78.239

-4,8

1.462.857

+1,7

2000

349.647

-2,6

91.252

+16,6

1.507.451

+3,0

2001

350.917

+0,4

95.543

+4,7

1.538.279

+2,0

2002

341.079

-2,8

99.197

+3,8

1.557.040

+1,2

2003

328.127

-3,8

102.335

+3,2

1.565.939

+0,6

2004

337.575

+2,9

102.178

-0,2

1.600.399

+2,2

2005

341.619

+1,2

103.436

+1,2

1.615.926

+1,0

2006

374.467

+9,6

107.927

+4,3

1.646.813

+1,9

2007

388.171

+3,7

114.934

+6,5

1.685.991

+2,4

2008

372.380

-4,1

109.858

-4,4

1.655.102

-1,8

2009

353.414

-5,1

98.062

-10,7

1.584.552

-4,3

2010

359.734

+1,8

100.014

+2,0

1.593.946

+0,6

2011

349.894

-2,7

102.088

+2,1

1.580.807

-0,8

Amministrazioni Centrali

Amministrazioni Locali

PIL

Var.
1996-2011

+9,0%

+114,4%

+15,4%

   Elaborazioni Ufficio Studi CGIA Mestre su dati Banca d’Italia e ISTAT