In Emilia Romagna 8,3 miliardi per il fondo sanitario regionale

Risorse anche per i farmaci innovativi. Bonaccini: «non ipotizzabile che governo pensi a tagli». 

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fondo sanitario regionale
Il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e l'assessore regionale alla sanità, Sergio Venturi

La giunta regionale dell’Emilia Romagna ha deliberato il riparto del fondo sanitario regionale che per il 2019 può contare su 8,3 miliardi di euro, 101 milioni in più rispetto alla cifra stanziata lo scorso anno. La maggior parte delle risorse, 7,5 miliardi di euro, vanno a finanziare i Livelli essenziali di assistenza (Lea), le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario, garantisce a tutti i cittadini. Oltre 7,1 miliardi vengono destinati alle Aziende Usl; più di 264 milionisono per le Aziende Ospedaliero-Universitarie e gli Irccs (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico).

Per il 2019 vengono confermate alle Aziende e alle varie strutture i livelli delle risorse 2018, finanziando tuttavia in maniera specifica i “fattori incrementali”: l’abolizione del superticket e del ticket base sulle prime visite specialistiche per le famiglie con almeno due figli a carico, i nuovi contratti di lavoro e i farmaci innovativi, come quelli oncologici e contro l’epatite C.

Fra gli obiettivi che si pone la Regione con il nuovo fondo sanitario regionale ci sono il contenimento dei tempi di attesa, la riduzione di quelli per il pagamento dei fornitori, il consolidamento dei servizi e delle prestazioni del fondo regionale per la non autosufficienza, e le politiche di sviluppo dell’area dell’assistenza territoriale, a cominciare dalle case della salute. Senza dimenticare la prevenzione e dell’emergenza-urgenza.

«Sia chiaro – hanno detto il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore regionale alla sanità, Sergio Venturi – che per l’Emilia Romagna, così come per le altre Regioni italiane, non è nemmeno ipotizzabile che nel futuro si possa pensare a tagli al Fondo nazionale rispetto a quanto programmato. Già scontiamo un ritardo e sacrifici importanti per coprire il rinnovo del contratto, oltre ai costi aggiuntivi dei farmaci innovativi. Anche solo pensare di arretrare sarebbe gravissimo: lo diciamo di fronte a ipotesi, che speriamo saranno subito sementite, secondo le quali si pensa di tagliare la sanità pubblica per far quadrare i conti a livello nazionale».

In Emilia Romagna, sostengono Bonaccini e Venturi, «abbiamo i conti in ordine e abbiamo attuato una revisione della spesa vera grazie alla centrale unica per gli acquisti, che ci ha permesso di recuperare 550 milioni solo nella sanità dal 2015, risorse che reinvestiamo nel miglioramento dei servizi, nel progettare nuovi ospedali e nel realizzare le Case della salute nei territori; nel potenziamento degli organici, con oltre 10.000 assunzioni a tempo indeterminato e stabilizzazioni di medici, infermieri, operatori negli ultimi tre anni. Se l’ipotesi di tagliare dovesse diventare concreta ci opporremo in ogni modo».

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