Gettito Iva a 164 miliardi con le clausole di salvaguardia

Analisi di Unimpresa sul probabile incremento della tassa sui consumi con la prossima legge di Bilancio. Pucci: «mazzata per la ripresa economica». Alla vigilia del voto per le Europee e di molte realtà locali, ecco la mappa di tutte le tasse pagate dai contribuenti italiani. 

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Se scatteranno le clausole di salvaguardia già stabilite dal Documento di economia e finanza, secondo il Centro studi di Unimpresa l’Iva, con aliquota principale dal 22% al 25,2%, sarà sempre di più la regina delle tasse italiane, con un gettito che passerà dai 140 miliardi di euro previsti per il 2019 agli oltre 164 miliardi del 2020. Il balzello sui consumi salirà quindi dal 27% al 30% del totale del gettito tributario dello Stato. E altri 7 miliardi di euro di gettito aggiuntivo, circa, sono attesi dal passaggio dell’aliquota ridotta dell’Iva (quella che grava su gran parte dei beni alimentari e di necessità) dal 10 al 13%.

«Le clausole di salvaguardia corrono il rischio di rappresentare il colpo di grazia per l’economia italiana: l’incremento delle aliquote avrebbe inevitabili effetti sui prezzi finali di prodotti e servizi, con i consumi destinati a fiaccarsi sensibilmente» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.

Quanto al resto del gettito, alla vigilia del voto per le Europee e di molte amministrazioni locali è utile analizzare una sorta di mappa di tutte le principali tasse pagate dai contribuenti italiani negli ultimi anni. In totale, il gettito tributario complessivo è stato 495,1 miliardi nel 2016, 501,3 miliardi nel 2017 e 503,9 miliardi nel 2018. Il balzello che garantisce il “gruzzoletto” più alto è l’Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche), con 181,7 miliardi di euro nel 2016 (36,72% del totale delle entrate tributarie), 183,8 miliardi nel 2017 (36,67%) e 194,3 miliardi nel 2018 (38,56%). L’Ires (imposta sul reddito delle società) vale 37,1 miliardi nel 2016 (7,49%), 36,9 miliardi nel 2017 (7,36%) e 35,4 miliardi nel 2018 (7,03%). Le ritenute su redditi da capitale e dividendi hanno garantito alle casse dello Stato 10,1 miliardi nel 2016 (2.05%), 9,6 miliardi nel 2017 (1,93%) e 9,5 miliardi nel 2018 (1,89%). Le accise (principalmente prelievi che pesano su prodotti petroliferi, come la benzina o sull’energia elettrica) hanno generato incassi per 34,1 miliardi nel 2016 (6,88%), 34,1 miliardi nel 2017 (6,82%) e 33,8 miliardi nel 2018 (6,71%). Dal prelievo sui tabacchi, lo Stato si è assicurato 10,7 miliardi nel 2016 (2,18%), 10,5 miliardi nel 2017 (2,11%) e 10,5 miliardi nel 2018 (2,10%). Elevato il gettito dalla “tassa sulla speranza” (giochi e lotto) che si è attestata a 13,8 miliardi nel 2016 (2,80%), 13,5 miliardi nel 2017 (2,70%) e 13,9 miliardi nel 2018 (2,77%).

«Spostare il carico fiscale sui consumi può avere un senso se contemporaneamente si dà potere di acquisto soprattutto ai cittadini, intervenendo con riduzioni del prelievo sui redditi da lavoro – continua Pucci -. Lasciar salire l’Iva prevista dalle clausole di salvaguardia senza tagli all’Irpef è pericolosissimo: al momento non sembrano esserci alternative, considerando sia il quadro dei conti pubblici sia la congiuntura poco favorevole».clausole salvaguardia

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