Concessione Autobrennero traballa sul pedaggio ambientale

L’Art dice “No” all’estensione delle addizionali sull’intera tratta: ammissibile un incremento solo sulle tratte a rischio ambientale, come quelle di montagna. Idem per l’utilizzo del “Fondo ferrovia” per interventi non ferroviari. Necessario rivedere la base di contratto con lo Stato. 

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A22 Autobrennero centrale CAU Trento 3

Si complica nuovamente il travagliato iter per il rinnovo “in house” della concessione A22 in capo all’attuale gestore Autobrennero Spa. A mettere i bastoni tra le ruote ad un percorso che pareva avviato in discesa, il parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) su due punti fondamentali relativamente all’accordo di massima raggiunto con il ministero delle Infrastrutture e trasporti.

Secondo l’Art, in base alla legge che ha recepito la direttiva europea, la tariffa ambientale è prevista solo per «specifici tratti autostradali», cozzando così con la previsione contenuta nell’accordo tra Mit e soci pubblici di Autobrennero che la prevede per l’interatratta, precisando come l’aumento dei pedaggi per motivi ambientali «deve riguardare infrastrutture situate in aree montane», stralciando le previsione che la estende «anche alle tratte di pianura dell’autostrada a22».

L’altra questione su cui si è pronunciata l’Art riguarda l’utilizzo del “Fondo ferrovia” accantonato da Autobrennero negli ultimi anni per impieghi differenti da quelli ferroviari, dopo che il Mit ha detto “No” ai 300 milioni di investimenti da parte di Autobrennero in strutture volte ad incrementare l’intermodalità gomma-ferro e acqua-gomma/ferro, con i soci del Sud (Verona, Mantova, Modena e Reggio Emilia) di A22 che hanno voluto e ottenuto garanzia sugli investimenti previsti (50 milioni di euro per l’acquisizione di Interbrennero Spa che gestisce l’interporto di Trento Nord; 50 milioni per l’ammodernamento del porto fluviale di Valdaro nel Mantovano e 150 milioni per lo sviluppo dell’interporto di Isola della Scala nel Veronese). Secondo l’Art, la modifica ai vincoli di destinazione del “Fondo Ferrovia” (che intanto ha superato quota 700 milioni di euro) può avvenire solo con una legge approvata dal Parlamento e non con un semplice accordo tra Mit e soci di Autobrennero.

Alla riunione del Cipe a Roma si è tentato di trovare una “quadra” tra le esigenze dei soci e i vincoli posti dall’Art. Il Mit si è riservato di proporre ai soci di Autobrennero una possibile soluzione che poi dovrà essere discussa ed approvata dai soci, con probabili ulteriori frizioni.

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